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Giovedì 16 Giugno 2022 – In memoria di Costantino “Bubi” Dennerlein

BUBI nel Pantheon dello sport

Fu faro del nuoto italiano per oltre due decenni, poi il declino e l’autoisolamento.

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BUBI DENNERLEIN

Il 5 giugno ci ha lasciati Costantino “Bubi” Dennerlein, padre fondatore del nuoto italiano moderno. Sul sito della Federazione Italiana  Nuoto Bubi è stato ricordato così: “Ci ha insegnato a vincere e a nuotare; ha formato generazioni di campioni. E' stato un po' il papà del nuoto italiano e stamattina ha raggiunto il fratello Fritz. Tutto il movimento è più solo. Ciao Bubi.

Costantino Dennerlein avrebbe compiuto 90 anni il prossimo 28 dicembre. La vecchiaia, il covid e sopraggiunte malattie ne hanno accompagnato gli ultimi tempi fino all'addio avvenuto a Roma, nella sua casa alla Balduina.
Madre romena e padre tedesco, nato a Portici, in provincia di Napoli, Bubi si dedicò al nuoto e alla pallanuoto: è stato il primo campione italiano assoluto di nuoto della Canottieri Napoli, con cui ha conquistato 10 titoli e stabilito 4 record nazionali, ha partecipato alla Olimpiadi di Helsinki del 1952 e vinto 2 scudetti di pallanuoto, nel 1957 (indoor) e nel 1958. Ma soprattutto è stato tra i più grandi allenatori che abbia annoverato il nuoto azzurro, che portò ad esempio di progresso e modernità: Prometeo e Copernico assieme, introdusse in Italia l’interval training e, applicando il metodo scientifico, i metodi della moderna biomeccanica. In Nazionale Bubi vi rimase 24 anni, guida del nuoto italiano per sette edizioni olimpiche da Roma 1960.
I suoi atleti vinsero oltre 50 titoli italiani; tra loro anche il fratello Fritz Dennerlein, artista della pallanuoto e ottimo nuotatore che arrivò quarto alle Olimpiadi di Roma 1960 nei 200 farfalla, conquistò due bronzi europei e stabilì anche cinque record continentali tra 100 e 200 farfalla, e Novella Calligaris, tre medaglie olimpiche a Monaco 1972 e l'oro iridato col record del mondo negli 800 a Belgrado 1973 (nella foto sotto Novella e Bubi).
Nello stesso periodo, come allenatore della squadra maschile di pallanuoto vinse lo scudetto del 1963, il terzo della storia del CC Napoli, precedendo in classifica la Pro Recco e la Lazio.
Per chi desidera approfondirne la storia è possibile leggere il libro biografico Acquario Italia pubblicato da Absolutely Free
(nel 2017).

Il presidente Paolo Barelli, che ne fu atleta in nazionale alle Olimpiadi di Monaco 1972 e Montreal 1976 conquistando la prima storica medaglia mondiale del nuoto maschile a Cali nel 1975, formula le più sentite condoglianze a familiari, parenti e amici a nome personale e di tutto il movimento. Si uniscono al dolore del presidente Barelli, il presidente onorario Lorenzo Ravina, i vice presidenti Andrea Pieri, Giuseppe Marotta e Teresa Frassinetti, il segretario generale Antonello Panza, il consiglio e gli uffici federali e tutta la Federazione Italiana Nuoto, dirigenti e dipendenti, azzurri di ieri e di oggi. Ciao Bubi, salutaci Fritz e continua a vincere.”

NOVELLA CALLIGARIS-BUBI DENNERLEIN

Con teutonica determinazione, metodi severi e arguzia partenopea Bubi Dennerlein forgiò generazioni di campioni azzurri. Incuteva rispetto all’apparire - sul bordo vasca, in un’aula, in sala stampa –, con il bagaglio importante da atleta, il suo sapere, la sua capacità di guardare lontano, anche oltre i confini del nuoto, la sua figura solida, il suo sguardo penetrante, la sua voce musicale, il suo dire chiaro e deciso. I suoi atleti e i suoi collaboratori (“assistant coaches”), avevano per lui un’ammirazione sconfinata - per loro era un mito -, i giornalisti lo rispettavano e lui contraccambiava il rispetto pur lamentando, a giusta ragione, la disparità di trattamento che all’epoca i giornali sportivi riservavano all’atletica e al nuoto.

Lo vidi per la prima volta a Verona, a circa metà degli anni cinquanta. Ero un ragazzino, spettatore a bordo vasca (la vasca, diventata Centro Federale all’inizio degli anni 2000) durante una gara nazionale; lui vinse i 200 metri farfalla, nuotati con la gambata a rana (la battuta a delfino venne legalizzata dopo), e m’impressionò per la forza delle sue bracciate.

Lo incontrai nuovamente da adulto, nel 1969. Io ero un allievo, lui uno dei docenti del corso per allenatori di nuoto organizzato dalla FIN al Centro Sportivo dell’Acquacetosa, a Roma. Instaurammo un buon rapporto. Bubi aveva capito la mia voglia di approfondire le tematiche tecniche, voglia che mi portò a partecipare alle prime World Clinic organizzate dall’American Swimming Coaches Association (ASCA). La prima fu a Quebec City, nel 1970, presso l’Università di Laval, dotata di un complesso natatorio futuristico per l’epoca. Bubi volle venire con me. Si aggregarono anche Celio Brunelleschi, tecnico fiorentino nello staff della Nazionale, e l’allenatore della Rari Nantes Torino, Giorgio D’Imperio. Con Bubi eravamo affiatati, e condividemmo la camera d’albergo. Io frequentai le clinic dell’ASCA fino al 1978. Un paio di volte venne con me anche Alberto Castagnetti con cui collaboravo su più fronti (Sporting Club Arbizzano, Nuoto Club Verona, Sport System…). La frequentazione delle clinic dell’ASCA mi stimolò a fondare la rivista La Tecnica del Nuoto e a organizzare i primi convegni nazionali dell’Associazione Nazionale Allenatori di Nuoto. Per entrambe le iniziative il contributo di Bubi fu importante.

Nel 1973 andai a trovarlo a Maso Corto, in Val Senales, durante il collegiale premondiale in altura (piscina da 25 metri). Dennerlein allenava la squadra maschile e, assieme ai maschi, Novella Calligaris. Bubi riuscì a condurre la giovanissima nuotatrice patavina, minuscola rispetto alle rivali, alla vittoria del titolo mondiale degli 800 stile libero, con record mondiale, a Belgrado,  sconfiggendo le valchirie della Germania Est e le americane. L’anno precedente, il 1972, la Calligaris allenata da Bubi vinse tre medaglie alle Olimpiadi di Monaco. Furono quelli gli anni in cui la carriera di allenatore di Bubi era al culmine. Il declino iniziò nel 1984 con le Olimpiadi di Los Angeles funestate dall’autoemotrasfusione, ispirata dal medico ferrarese Francesco Conconi: una pratica, all’epoca legale, che pareva funzionasse per l’atletica ma che non era stata sufficientemente testata nel nuoto. Bubi, pur perplesso, non seppe opporsi e a lui fu attribuita una parte della responsabilità per il fallimento della spedizione olimpica californiana. Seguirono due opache partecipazioni del nuoto azzurro agli Europei di Sofia del 1985 e di Strasburgo del 1987. Le vicende tecniche si intrecciarono con quelle della politica federale che vide Bubi schierarsi con la parte soccombente, e così nell’autunno del 1987 egli fu esonerato e un suo ex allievo, il fiorentino Fabio Frandi, nel frattempo diventato vicepresidente della FIN, assunse l’incarico di Commissario tecnico ad interim per guidare la squadra fino alle Olimpiadi di Seoul 1988. Successivamente la responsabilità tecnica del nuoto italiano fu affidata ad Alberto Castagnetti che di Bubi fu atleta, amico e anche socio nella gestione di una piscina veronese. L’amarezza dell’esonero, considerato ingiusto, indusse Bubi a non frequentare più l’ambiente, all’interno del quale però mantenne contatti con pochi e fidati amici, fra i quali Gianni Gross.

 

 

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