Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Tuffi | BCN2013 

Intervista esclusiva

SPLASH! CON GIORGIO CAGNOTTO

Conclusi i Mondiali di Barcellona, il CT della nazionale italiana di tuffi traccia un bilancio della spedizione azzurra, tuffandosi anche nel suo passato di atleta d’élite mondiale.

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Giorgio Cagnotto

Quando s’incontra una persona speciale lo si percepisce subito: la gentilezza dei modi e delle parole con cui Giorgio Cagnotto si è concesso in una piacevole chiacchierata post mondiale, rivelando la grandezza d’animo di uno dei nostri atleti più forti di tutti i tempi nella storia dei tuffi.

 

Come giudica i Mondiali di Barcellona per il movimento italiano dei tuffi? Siamo in crescita?

Sono stati dei mondiali positivi per quanto riguarda l’Italia, sia per il numero di medaglie ottenute (due argenti, uno di Tania Cagnotto e Francesca Dallapè con il trampolino sincro dai 3 m e uno sempre di Tania Cagnotto dal trampolino da 1 m), sia per l’accesso in finale di quasi tutti i nostri atleti di punta (Maria Marconi, Francesco dell’Uomo, Maicol Verzotto, Andrea Chiarabini, Andreas Billi, Giovanni Tocci).

Il movimento italiano è buono ma purtroppo è limitato alla possibilità impiantistica del nostro paese: in Italia esistono pochissimi impianti in cui poter allenare seriamente i tuffi, a differenza degli altri paesi assai più dotati a livello logistico. E’ molto complicato allargare la nostra base di praticanti, perché abbiamo una piramide stretta!

 

La partecipazione al reality televisivo Jump! Le è piaciuta? Crede che abbia dato maggior visibilità al suo sport? 

È stata una esperienza divertente! Non so quanto ritorno mediatico potrà avere sul nostro movimento, ma di certo una buona visibilità ci è stata data!

I tuffi hanno un grande riscontro a livello di spettacolo, sono molto scenici e di forte impatto visivo, anche la stessa novità dei tuffi dalle grandi altezze che abbiamo visto a Barcellona, credo che abbia avuto una influenza positiva sul pubblico: parlare del nostro sport fa bene a tutti!

 

Giorgio Cagnotto

 

Quanto è cambiata la metodologia dell’allenamento di un tuffatore professionista dagli anni ’70 ad oggi?

La tecnica è grossolanamente più o meno la stessa, è cambiata la metodologia di preparazione, assai più finalizzata. Ad esempio io non ho mai svolto sedute di pesi, in palestra si faceva solo corpo libero con esercizi a carico naturale; oggi invece un atleta professionista deve svolgere allenamenti che riguardino la parte pesistica, quella atletica, acrobatica e in acqua, poi si sono aggiunte le figure fondamentali di psicologo e fisioterapista, oltre a quella dell’allenatore.

Curando ogni aspetto al dettaglio, bisogna mettere la macchina-atleta nelle migliori condizioni possibili per sprigionare tutti i cavalli!

Ai miei tempi invece era più semplice, si faceva tutto in casa, era il talento a sancire la differenza fra il primo e il secondo classificato: non mi allenavo molte ore al giorno, dovevo anche lavorare per mantenermi, ma il mio talento mi ha permesso di conquistare tante belle medaglie!

 

A tal proposito quale è stata la sua medaglia più bella? 

Alle Olimpiadi di Monaco del 1972 ho raccolto un bel bottino (argento dal trampolino di 3 m e bronzo dalla piattaforma), anche se ho perso l’oro dal trampolino per un soffio (esattamente per 2,46 punti)! Probabilmente è un gene di famiglia….

 

Chi sono stati i suoi più grandi avversari? 

Sicuramente Dibiasi è stato il mio rivale-amico più vicino, ma anche gli statunitensi Phil Boggs, Greg Louganis e il russo Vladimir Vasin non sono da dimenticare.

 

Come è iniziata la sua carriera da tuffatore? Per caso o per scelta? 

D’estate facevo i corsi in piscina, mio zio Lino Quattrin era stato un bravo tuffatore azzurro e mi ha iniziato a questo fantastico sport! All’inizio facevamo i tuffi per esibizione, per il gusto del puro spettacolo, poi piano piano è subentrata la passione, che unita alla bravura e al talento ha trasformato i tuffi nella mia vita a 360 gradi! Mia moglie e mia figlia hanno nel sangue lo stesso sport!

 

Ci dica un aggettivo o un’emozione per definire le Olimpiadi a cui ha partecipato prima come atleta poi come CT e allenatore di sua figlia Tania: 

TOKIO 1964: la tecnologia

CITTA’ DEL MESSICO 1968: il folklore e l’allegria contagiosa

MONACO 1972: gioie e dolori

MONTREAL 1976: un’Olimpiade blindata

MOSCA 1980: grigia

SIDNEY 2000: bellissima

ATENE 2004: una razza una faccia

PECHINO 2008: esagerata                

LONDRA 2012: contenuta e ben organizzata… Per me e per la mia famiglia è stata un po’ triste (Tania ha perso il bronzo dai 3 m per venti centesimi!). Di certo non ci torneremo in vacanza!

 

Tania Cagnotto ITA silver medal celebrates with his father and coach Giorgio Cagnotto

 

Quanto è difficile conciliare il mestiere di allenatore con quello di genitore? 

Per me non è difficile, forse perché non ho mai veramente distinto i due ruoli…

 

Tania in quali aspetti somiglia  a lei e in quali alla mamma? 

Dalla mamma ha preso la determinazione, il coraggio e la testardaggine, da me invece l’aspetto fisico, abbiamo la stessa muscolatura, le stesse gambe forti, e forse a volte mi somiglia per il vizio di perdere per pochissimi centesimi: la cosiddetta “cagnottata” ci accomuna parecchio!

 

Tania Cagnotto ITA

 

Per lei e per Tania, Rio 2016 è ancora lontana per pensarci?

Sì, è ancora presto per poter ipotizzare una partecipazione di Tania, vedremo strada facendo quanta voglia c’e’ ancora di allenarsi, gareggiare e vincere.

 

Come definirebbe il talento?

Klaus Dibiasi era puro talento, perché ha cambiato il modo di tuffarsi, univa grande potenza ed eleganza, poi è venuto Greg Louganis, forse il migliore di tutti i tempi per la sua classe infinita.

Il talento è un dono che bisogna saper cogliere e sfruttare al 110%.

E’ la capacità di capire il proprio potenziale per poterlo mostrare agli altri, è l’unione di tecnica, abilità, passione, cuore e testa!

 

 

La famiglia Cagnotto di talento ne ha da vendere e l’augurio migliore che possiamo farci a vicenda è quello di poterli vedere ancora a lungo vestiti d’azzurro a tenere alta la bandiera italiana nel mondo!

 

 

Scheda tecnica:

Giorgio Cagnotto (Torino2 giugno 1947) è stato il miglior tuffatore italiano, insieme a Klaus Dibiasi, specialista del trampolino da 3m e della piattaforma da 10m.

Nella sua lunga carriera, iniziata a livello professionale nel 1964 e conclusasi nel 1981, Giorgio Cagnotto è riuscito a portare la nazionale italiana di tuffi ai massimi livelli: ha esordito al soli 17 anni alle Olimpiadi di Tokio e successivamente ha conquistato quattro medaglie olimpiche (due argenti nel trampolino da 3 m a Monaco 1972 e Montreal 1976 e due bronzi nella piattaforma a Monaco 1972 e nel trampolino a Mosca 1980), un bronzo nel trampolino da 3 m ai Mondiali di Berlino 1978 e agli Europei ha vinto un oro nel trampolino da 3 m a Barcellona 1970, due argenti nel trampolino da 3 m a Vienna 1974 e a Jonkoeping 1977 e due bronzi nel trampolino da 3 m a Utrecht 1966 e nella piattaforma da 10 m a Barcellona 1970.

Nel 1991 è stato inserito nella International Swimming Hall of Fame. Sposato con Carmen Casteiner, pluricampionessa italiana dalla piattaforma, vive a Bolzano e dopo il suo ritiro dall'agonismo è diventato allenatore della figlia Tania e dal 2000 è il CT della nazionale italiana di tuffi.

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