Tecnica del Nuoto.
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Domenica 7 febbraio è morto all'età di 84 anni, all'ospedale Versilia (Viareggio), dove era ricoverato per una malattia, Giovambattista Crisci, per gli amici Gianni, ispettore di polizia in pensione, da tutti conosciuto nell’ambiente del nuoto come strenuo organizzatore del meeting “Femiano-Mussi-Lombardi”, da lui tenacemente organizzato per oltre quattro decenni, fra mille difficoltà, per onorare la memoria dei tre commilitoni caduti in un agguato terroristico il 22 ottobre 1975, a Querceta, località nel Comune di Pietrasanta. Lo pingono la moglie Ida, la figlia Barbara, sua affettuosa collaboratrice, il figlio Massimiliano e l’amata nipotina Francesca. I funerali si sono svolti martedì 9 febbraio alle 15, nella chiesa di Sant'Antonio, a Viareggio.
Il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, lo ha subito ricordato così: “Uomo coraggioso, dotato di volontà ferrea, tenace nel senso più positivo che la parola può assumere; modi fermi quando si trattava di difendere un’idea, ma sempre e comunque gentili, che ha tramandato la memoria di un momento storico buio della nostra storia”.
L’ultima edizione del Trofeo internazionale intitolato ai suoi commilitoni assassinati, la numero 44 – 16° Gran Premio Italia, avrebbe dovuto svolgersi il 21 e 22 novembre 2020. Purtroppo, con grande dolore, Crisci fu costretto a gettare la spugna, e ad annullare la manifestazione, con questo comunicato del 5 ottobre: “Oggetto: comunicazione di sospensione di manifestazione sportiva. Come già riferito al Presidente, Dr. On. Paolo BARELLI, il 3 corrente, comunico, con sommo dispiacere, che la 44a edizione del noto, prestigioso Trofeo Internazionale di Nuoto <MUSSI –LOMBARDI-FEMIANO>, il cui svolgimento era fissato per il 21 e 22 novembre 2020, a Massarosa, a causa della mancanza delle minime risorse economiche necessarie ed anche a causa del ritorno, diffuso e preoccupante, del COVID-19, che hanno fatto venir meno le condizioni favorevoli, viene sospesa e rinviata a data da destinarsi, che, come sempre, avverrà, previa intesa con Direzione Sportiva e Tecnica della Federazione Italiana Nuoto! Con l'occasione, frattanto, desidero ringraziare tutte le Autorità, che, a vario titolo, hanno sempre partecipato a questa prestigiosa, qualificante e significativa, manifestazione, stanti le note finalità perseguite; tutti gli organi di informazione locali e nazionali, che da sempre, hanno seguito con grande interesse ed attenzione questo evento, ed in particolare la RAI che, con Raisport, a cominciare dall'edizione dell'anno 1982 e, ininterrottamente, compreso lo scorso anno 2019, ha ripreso e trasmesso l'evento, dando ampia visibilità, in diretta ed in differita, mostrando i grandi campioni, in ogni tempo, italiani e stranieri. Grazie a tutti quanti, nel tempo, hanno collaborato e contribuito ai grandi successi raggiunti. Confidando in tempi migliori, auguro a tutti ogni bene! A presto !!!”
Col passare degli anni il meeting di Crisci aveva acquisito sempre maggiore credibilità, grazie anche alla partecipazione, in ciascuna edizione, di grandi campioni italiani e stranieri, fra i quali Federica Pellegrini, della cui presenza Crisci era particolarmente orgoglioso. L’elevata qualità del meeting aveva indotto la Federnuoto a considerarlo come prova di selezione della squadra nazionale che avrebbe partecipato agli eventi internazionali (Mondiali o Europei in vasca corta) nel successivo mese di dicembre.
Crisci, un testimone della tragedia degli Anni di Piombo, fu il solo sopravvissuto all'agguato terroristico di Querceta, del 22 ottobre 1975, in cui persero la vita Gianni Mussi, Giuseppe Lombardi, Armando Femiano.
A loro, e alla sua “favolosa famiglia”, Crisci ha voluto dedicare il libro “Un’alba vigliacca – La strage di Querceta: il sopravvissuto racconta”, nel quale, con la sua consueta tenacia e accuratezza, ha voluto offrire alla memoria collettiva la testimonianza di quella maledetta, tragica, vicenda del 22 ottobre 1975. Un lavoro certosino, arricchito da tutti i documenti ufficiali, le sentenze dei tre gradi di giudizio a carico di chi esplose i colpi mortali, la dissociazione dal terrorismo armato, gli sconti di pena (una ferita mai suturata...). Insomma un pezzo di storia non soltanto di Crisci ma anche d’Italia. Sull’onda emozionale di quel libro - arricchito anche da altri capitoli della sua vita professionale come sindacalista del SIULP, il sindacato unico di polizia e poi come presidente della sezione viareggina dell’associazione nazionale Polizia di Stato - Crisci aveva voluto che fosse presentato in un tutta la Versilia, non solo a Viareggio. Così, grazie alla sensibilità delle Istituzioni, Crisci poté beneficiare della ribalta della Versiliana e di altri prestigiosi palcoscenici.
Nel suo tributo la Federazione Italiana Nuoto ricorda anche il suo impegno come presidente della Sezione Salvamento e come organizzatore dei Campionati mondiali di Rescue del 2004, disputati nel mare di Viareggio e nella piscina di Livorno.
La scomparsa di Gianni Crisci mi addolora moltissimo. Egli godeva della mia stima e della mia ammirazione per quanto riusciva a realizzare con la sua silenziosa determinazione. Ero onorato dal sapere che la mia stima nei suoi confronti era ampiamente ricambiata.
Nelle prime edizioni del meeting, conoscendo le mie relazioni internazionali, Crisci mi aveva chiesto di aiutarlo nel contattare alcuni grandi campioni che avrebbe ingaggiato per il suo meeting.
Ogni anno mi inseriva nel comitato d’onore e mi chiedeva di scrivere un saluto da pubblicare nel corposo programma ufficiale della manifestazione, non mancando di invitarmi. Credo di essere riuscito ad accettare l’invito soltanto una volta, a causa di concomitanti manifestazioni internazionali che mi vedevano impegnato con la FINA.
La nostra amicizia, corroborata dalla reciproca stima, divenne più salda quando nell’estate del 2001, sulla Gold Coast, nei pressi di Brisbane, in Australia, durante la riunione del Board dell’ILSE (la federazione internazionale di Rescue – Salvamento), riuscimmo a vincere la candidatura per l’organizzazione dell’edizione 2004 dei Mondiali di Rescue, che poi avrebbero avuto luogo a Viareggio e Livorno. Andò così.
Era il 2001, prima metà di agosto. Crisci era presidente nazionale della Sezione Salvamento della Federnuoto. Io ero appena tornato dai Mondiali di Fukuoka ed ero in procinto di partire per una vacanza con mia moglie. Sul più bello ricevetti una telefonata, “categorica”, del presidente della FIN, Paolo Barelli, che mi indusse a cambiare repentinamente il programma. Barelli mi disse: “Devi partire immediatamente per Brisbane. Servono la tua esperienza e la tua capacità dialettica per presentare la candidatura di Viareggio come sede organizzatrice di Rescue 2004. Dobbiamo assolutamente vincerla.” Cercai di obiettare, gli dissi della vacanza, inutilmente. Non potei rifiutare. Partii. Appena arrivato all’hotel sulla Gold Coast dove soggiornava Crisci, lo trovai ad attendermi, impaziente. Era quasi sera, e la presentazione della candidatura era prevista per le dieci del mattino del giorno dopo. Ero stanco per il viaggio e per il notevole jet lag ma avevo soltanto quella notte a disposizione per leggere il dossier e per preparare il mio intervento.
Vincere la candidatura era impresa disperata poiché la candidata rivale, Ostenda, era la città belga di Harald Vervaecke, il potente segretario generale dell’ILSE (nelle foto sotto con Paolo Barelli, a Ostia, il 28 febbraio 2016, durante una riunione della Commissione Sportiva dell’ILSE), evidentemente da lui appoggiata, e che era già data come vincitrice.
Con l’approvazione di Crisci, apportai numerose modifiche al dossier - ampi tagli alla bozza che mi era stata consegnata, aggiunte che ritenevo utili e significative… -, e mi sforzai di memorizzare i concetti fondamentali da esporre.
Poi, dopo qualche ora di riposo, affrontai il giudizio del Board dell’ILSE.
Parlai per circa tre quarti d’ora, con la lucidità che mi assiste nei momenti più difficili. Esposi le nostre ragioni in modo chiaro, conciso e convincente, in un inglese così appropriato da stupire anche i madrelingua. A fine mattinata fui richiamato nel salone per il verdetto. Insperatamente fu favorevole. Una grande gioia per me, per Crisci, che era commosso fino alle lacrime, e per Giuseppe Andreana, all’epoca segretario della Sezione Salvamento. Crisci informò immediatamente il presidente Barelli, felice pure lui. Festeggiammo a cena. Momenti memorabili che Crisci non mancava mai di ricordare amabilmente ad ogni nostro contatto.
Il 10 luglio 2019 Gianni Crisci mi inviò una copia del suo libro “Un’alba vigliacca – La strage di Querceta: il sopravvissuto racconta”: una preziosa e minuziosa testimonianza della vicenda che avrebbe profondamente influito sul resto della sua vita.
Dall’ultima parte del titolo del libro – “Il sopravvissuto racconta” – s’intuisce già la sostanza del racconto che Crisci andrà a dipanare, pagina dopo pagina. Il punto di partenza sta proprio lì, nella sopravvivenza, quasi miracolosa, che avrebbe consentito a Crisci di raccontare la tragica vicenda. Crisci si salvò perché fu creduto morto, a causa delle ferite gravissime che lo lasciarono sul terreno, accanto ai cadaveri dei suoi tre sfortunati commilitoni, stesi – si racconta nella prefazione - da un terrorista evaso, “con raffiche sparate dal mitra inglese Sten da guerra (l’arma di elezione dei partigiani).” Mentre era già a terra, abbattuto dalla raffica di mitra, Crisci si salvò anche dopo essere stato colpito da un proiettile sparatogli da distanza ravvicinata, probabilmente con una pistola automatica Walther P38, arma iconica dei terroristi.
Per fortuna il proiettile fu intercettato dalla placca metallica di riconoscimento della Polizia che Crisci portava, assieme ai documenti, in un taschino del giubbotto, all’altezza del cuore.
Il libro mi pervenne accompagnato da una lettera, che conserverò sempre. Eccone il testo: “Al Dr. Camillo Cametti, Direttore de <Il Mondo del Nuoto>. Carissimo Camillo, ho scritto questo libro, intitolandolo <Un’Alba Vigliacca – La strage di Querceta – Il sopravvissuto racconta>, dopo tantissimi anni dal tragico episodio, spinto da circostanze tali che mi hanno imposto, come imperativo morale, di mettere nero su bianco il mio racconto di quei fatti, con l’aggiunta di testimonianze e di atti giudiziari. Tutto perché non si dimentichi, e principalmente per tutelare ed onorare la memoria dei tre colleghi colpiti da raffiche di mitra, e “giustiziati” sul pavimento, in quel casolare, la mattina del 22 ottobre del 1975. Per la personale stima che provo nei Tuoi riguardi, desidero inviarTi una copia del libro, certo che vorrai apprezzarne lo spirito e le finalità. Ringrazio per l’attenzione ed invio cordiali saluti. Con stima. Giovambattista Crisci.”
Prima dell’ultimo Natale gli avevo inviato degli affettuosi auguri. Felice di riceverli, li ricambiò con entusiasmo perché, mi scrisse, “provenienti da una persona che stimo moltissimo.”
Nulla lasciava presagire che la sua fine fosse prossima. Invece, adesso, siamo qui a piangerlo. Ci consola la consapevolezza che la sua creatura, il suo meeting, si è ritagliato una parte importante nella storia del nuoto italiano.
Giovambattista Crisci