Tecnica del Nuoto.
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Nell’attesa, torniamo sulla gara più scioccante della serata gli 800 stile libero. La favorita Rebecca Adlington - “Becky” per il pubblico – acclamata a viva voce al suo ingresso in vasca (“Becky, Becky, Becky” ) e accolta con applausi e fragori assordanti. Con le unghie tutte patriotticamente dipinte con la bandiera britannica, lo “Union Jack”, “Becky” appariva concentrata ma anche emozionata. In vasca, come al suo solito, ha dato tutta se stessa ma non è stata in grado di difendere il titolo conquistato a Pechino 2008. Fra le lacrime dirà di aver sentito il peso delle responsabilità e la tensione causata dal calore del pubblico anziché sospingerla, ha giocato a suo sfavore. Ha sentito anche il peso di una lunga carriera ed ha ammesso che rispetto ad una quindicenne i suoi temi di recupero sono maggiori. Pur avendo soltanto 23 anni "Becky" sta considerando di chiudere qui la sua carriera. Lontano dal nuoto si distrarrà col ciclismo e partecipando ad un reality show del tipo "Ballando sotto le stelle".
Come scrive Saini nel blog accanto, tutti pensavano che nessuno potesse inserirsi nel duello fra la Adlington, campionessa olimpica uscente, e la danese Lotte Friis, campionessa mondiale in carica. Certo ai Trials di Omaha la quindicenne Kathleen Ledecky aveva realizzato la miglior prestazione stagionale con 8:19.78, ma, per dirla alla Saini, “nessuno pensava che potesse far saltare il banco”. Lo ha fatto con la tranquilla autorevolezza dell’incoscienza. Ha chiuso in 8:14.63, record americano tolto alla mitica Janet Evans, appena 53 centesimi sopra l’8:14.10 realizzato dalla Adlington quattro anni fa a Pechino col costume Hi-Tech.
Stupefacente anche il suo parziale ai 400 metri: 4:04.34, inferiore al tempo di 4:04.50 con cui Federica Pellegrini si è piazzata quinta nella finale di questa distanza!
Incredibile pure il suo miglioramento cronometrico da un anno all’altro, nell’ordine delle decine di secondi (leggere Saini).
Se fosse stata cinese la Ledecky sarebbe già stata investita da forti sospetti e violente accuse di doping, come è purtroppo accaduto a Shiwen Ye, ma poiché è americana le è stato soltanto gentilmente chiesto se anche le pensava di dover essere, come la Ye oggetto di morbosi sospetti di doping. La sveglia quindicenne americana ha subito stoppato questo genere di domande con un sorriso e con questa ineccepibile risposta: “I miei risultati sono il frutto di un duro lavoro e di una precisa pianificazione che io e il mio allenatore abbiamo portato avanti in silenzio, quasi in segreto. Tutto qui.” Ineccepibile. Resta l’odioso razzismo anti cinese e anti sportivo di un ben noto allenatore americano che ha definito le prestazioni della cinese "disturbing", una parola che non necessita di traduzione, mentre sta zitto adesso che vince l'oro una ragazzina americana che lo scorso anno valeva soltanto il 50° posto nel ranking mondiale. Francamente disturbano i suoi commenti, e fa specie che il soggetto in questione continui a circolano indisturbato nell’ambiente, seminando sospetti, rancori e zizzania. Forse la federazione internazionale (FINA) dovrebbe sanzionarlo. Perfino gli inglesi lo mollano notando come nel caso della Ledecky sia stato il "coach" americano abbia mantenuto il più assoluto riserbo.
La Ledecky è allenata da Yuri Suguiyama, a Bethesda, nel Maryland.