Tecnica del Nuoto.
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Michael Phelps che dice “Le piscine sono tutte uguali” non è credibile. Lo sa anche lui che non è vero. Ed anche se a Londra ha vinto altre 4 medaglie d’oro ed altre due di altro colore divenendo così l’irraggiungibile primatista mondiale di medaglie olimpiche, è pur vero che egli non ha battuto alcuno record mondiale. Del resto l’asticella da lui posta così alta in precedenza non richiedeva tanto per aggiudicarsi quei titoli olimpici che poi si è aggiudicato. La verità è che la piscina dell’Olympic Aquatics Centre“ ha delle peculiarità che spiegano, almeno in parte, perché dall’unico record del mondo dei Mondiali di Shanghai 2011 si sia passati ai 9 primati mondiali di Londra 2012, archiviando coì l’infausta era dei costumi “full body” Hi-Tech.
Secondo Ian Crockford, project manager della Olympic Delivery Authority anche la pista di atletica dell’Olympic Stadium, che ha visto le nuove imprese di Usain Bolt e di tanti altri, con la superficie progettata dalla famosa azienda italiana Mondo, e quella del velodromo hanno avuto il loro ruolo nella realizzazione dei numerosi primati del mondo.
Per Gilbert Felli, direttore esecutivo del CIO, “lo scopo degli organizzatori dei Giochi è di mettere gli atleti nelle migliori condizioni possibili per favorire le migliori prestazioni e battere i record”. Insomma, talento, allenamenti, materiale tecnico sono condizioni essenziali per realizzare prestazioni d’eccellenza ma il valore aggiunto è dato dagli impianti.
A Pechino 2008 nel nuoto furono realizzati 25 nuovi record del mondo (19 nelle finali) ma c’erano i costumi full body Hi-Tech. Ai Mondiali di Roma 2009, con costumoni in poliuretano Hi-Tech ulteriormente perfezionati i record furono 43. Si pensava che dopo lo stop ai costumoni per quanto riguarda i record l’astinenza dovesse durare molto più a lungo. Invece la piscina dell’Aquatics Centre, disegnata dall’architetto iraniano Zaha Hadid e costata 380 milioni di euro, e i nuovi blocchi di partenza dell’Omega, ideati da Peter Huerzeler, vecchia volpe delle piscine, hanno favorito la realizzazione di tanti record, non solo mondiali ma anche olimpici, continentali e nazionali.
Crockford ha detto che dall’inizio il suo scopo era di creare la piscina più veloce possibile e che la chiave per comprendere il perché di tanti record risiede nell’ingegneristica della piscina di gara: 3 metri di profondità, due sistemi di circolazione dell’acqua, uno sul fondo e uno in superficie, 10 corsie per 8 atleti (dunque, nessun nuotatore vicino alla parete), sfioratori a livello della superficie dell’acqua e pareti più basse di 5 centimetri rispetto alla superficie stessa in moda da impedire alle onde di tornare indietro e permettono di nuotare su una superficie praticamente piatta. Al momento delle gare gli operatori disattivavano il sistema di circolazione dell’acqua superficiale sicché la superficie dell’acqua restava piatta. Anche il rivestimento delle pareti è tale da minimizzare il rinvio di onde verso il centro della vasca. Anche la vicinanza del pubblico al campo di gara – come negli stadi di calcio o di rugby britannici – permetteva ai nuotatori di beneficiare al massimo dell’apporto del pubblico.
Rebecca Soni, che di record mondiali ne ha fatti due (entrambi nei 200m rana) ha detto dell’Aquatics Centre: “E’ una gran piscina e nuotarvici dentro è stata una grande esperienza”.
Anche l’ultimo modello dei blocchi di partenza Omega, installato all’Aquatics Centre, ha avuto la sua influenza. Consentendo una track start perfezionata facilità la spinta e prolunga la traiettoria del tuffo di partenza.
Il modello, brevettato, introdotto dall’OMEGA all’Olimpiade di Londra 2012, grazie alla
pedana inclinata regolabile permette ai nuotatori di piegare la gamba posteriore con un angolo di 90 ° al ginocchio, generando un profilo ottimale di partenza e aumentando la potenza di stacco del nuotatore dal blocco al momento del segnale di partenza.
I blocchi di partenza sono stati dotati anche di un innovativo sistema di luci che ha fatto il suo debutto ai Giochi Olimpici di Londra. Le luci sono montate sui blocchi di partenza e posizionate accanto ai touch pad di arrivo. Un punto unico grande della luce sul blocco di partenza di un nuotatore indica al primo posto, due punti luce di medie dimensioni indicano il secondo arrivato, e tre punti di luce più piccoli evidenziano il terzo classificato. Un indubbio sia per gli spettatori in piscina che per i telespettatori ma anche, e soprattutto, per i telecronisti.
Secondo il WSJ, Cornel Marculescu, direttore esecutivo della FINA, ha cercato di sminuire l’incidenza del fattore tecnologia sui record..
Piscine, allenamenti e metodi di preparazione a parte - c’è che fa giustamente notare come l’altro fattore che incide sui record sia il corpo dell’atleta. Invero i corpi di alcuni nuotatori – quello di Michael Phelps in primis – sembrano costruiti apposta per il nuoto: questo sembra essere il fattore numero uno.