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Il ministro della Giustizia Jason Claree il Direttore Esecutivo della Commissione John Lawler
Il 7 febbraio, presso il Parlamento australiano, a Canberra, i responsabili dei Codici Sportivi australiani – il ministro dello sport Kate Lundy, il ministro della giustizia Jason Clare, il direttore esecutivo dell’ASADA (l’Agenzia antidoping australiana) Aurora Andruska e il direttore esecutivo della Commissione sui Crimini nello Sport John Lawler – hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare un rapporto, frutto di 12 mesi di indagini, che rivela come i fenomeno criminali del doping e delle partite truccate siano un fenomeno diffuso, “scioccante e disgustoso”, nel tessuto dello sport australiano.
I ministri e i membri della Commissione all'inizio dell conferenza stampa
Le rivelazioni hanno suscitato sconcerto dei media, la costernazione del pubblico , scandalizzato l’intera nazione e scalfito l’orgoglio di una popolazione di sportivi che ha sempre ritenuto di essere esemplare per quanto riguarda il fair-play e il rispetto delle regole.
La Lundy ha promesso di agire con fermezza contro chiunque sia implicato in casi di doping o di manipolazione dei risultati sportivi. Ha detto: “Prenderemo chiunque voglia doparsi e imbrogliare e chiunque voglia fissare i risultati dei match”. Quest’ultima fattispecie riguarderebbe gli sport di squadra più popolari - come il Rugby a XV, il Football australiano (“Australian Rule”) e il Cricket - e coinvolgerebbe un giro enorme di scommesse che sarebbero gestite dalla mafia italiana (in Australia è molto potente la ‘ndragheta calabrese) e russa. I giocatori di questi sport farebbero ricorso generalizzato a sostanze dopanti, come peptidi, ormoni della crescita e altre sostanze proibite. Il rapporto evidenzia, inoltre, che allenatori, scienziati dello sport, e staff di supporto degli atleti professionisti hanno coordinato e/o supportato l’adozione di droghe proibite, alcune delle quali addirittura non ancora approvate per l’uso da parte di esseri umani.
Nel giorno più nero dello sport australiano sono mancati i nomi. Ovviamente, ora, si attendono ulteriori rivelazioni. Richard Ings, già presidente dell’ASADA, ha detto che per troppo tempo gli Australiani hanno ignorato il doping sportivo, credendosi immuni da tale piaga.
Il rapporto ha preso in esame quattro aree chiave:
E’ emersa con evidenza la crescita delle relazioni personali fra atleti professionisti ed esponenti di organizzazioni criminali, sia per truccare le partite e manipolare le scommesse, sia per approvvigionarsi di sostanze proibite (da assumere con iniezioni o per via intravenosa).
Nel rapporto si evidenza un chiaro parallelismo tra la sconvolgente vicenda di Lance Armstrong e le scoperte ora venute alla luce in Australia.
Nell’attesa dei nomi tremano in molti. Nell’ambiente del nuoto si dimostrano tranquilli. Tuttavia non si dimentichi che il nuoto australiano d’élite è da tempo professionale e che i nuotatori di vertice sono veri professionisti.
Questo il link al rapporto: http://www.crimecommission.gov.au/publications/other/organised-crime-drugs-sport .
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