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Il 16 ottobre il neo presidente di Swimming Australia, John Bertrand, e il CEO Mark Anderson hanno annunciato che da gennaio 2014 Jacco Verhaeren, Head Coach della Nazionale olandese ricoprirà un analogo incarico nella Nazionale australiana e lavorerà alle dipendenze del Direttore dell’High Performance Michael Scott. Bertrand ha definito l’ingaggio di Jacco “un colpo”.
La più che ghiotta notizia è stata tempestivamente riportata da tutti i siti specializzati del mondo, e anche dal nostro.
Nulla lasciava presagire questa scelta; tuttavia, come vedremo, essa ha una sua logica. Ed anche un precedente storico, sia pure in senso contrario.
Jacco Verhaeren
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Verhaeren, olandese, 44 anni (è nato il 4 aprile 1969), inizierà il suo lavoro in Australia alla vigilia delle BHP Billiton Super Series 2014, che avranno luogo a Perth in gennaio e che dovranno designare le la squadre nazionali sia per i Giochi del Commonwealth sia per i Campionati Pan Pacifici, in programma rispettivamente a Glasgow , in Scozia, e sulla Gold Coast, a nord di Brisbane, in Australia.
Nel suo pedigree di allenatore Verhaeren vanta allievi come Pieter van den Hoogenband, due medaglie d’oro a Sydney 2000 (100 e 200 stile libero) e una ad Atene 2004 (100 stile libero), e Ranomi Kromowidjojo, oro a Londra 2012 nei 50 e 100 metri stile libero e nei 50 stile libero a Barcellona 2013 (inoltre, l’argento olimpico della 4x100m stile libero, proprio dietro l’ Australia, a Londra 2012). Jacco ha allenato pure Inge de Bruijn, Marleen Veldhuis, Inge Dekker, Kirsten Vlieghuis e Marcel Wouda, tutte medaglie olimpiche.
Bertrand, che ha da velista vinse una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Montreal 1976, ha così spiegato la storica decisione: “La nomina di Verhaeren come Head Coach della nostra squadra nazionale è un altro passo della nostra organizzazione per raggiungere i migliori risultati possibili. Per diventare i migliori del mondo serve una catena di quattro anelli: dirigenti, tecnologia, atleti e allenatori di livello mondiale. Le squadre altamente competitive richiedono forti valori culturali di fiducia, integrità, trasparenza nella comunicazione, rispetto per gli altri, ottimismo e allegria. Jacco vive di questi valori”.
Il presidente australiano ha aggiunto: “Per essere i migliori del mondo in vasca dobbiamo avvalerci delle persone migliori del mondo; per questo abbiamo scelto Jacco come nostro nuovo National Head Coach, egli è capace di lavorare bene con i nostri atleti di classe mondiale e con i nostri allenatori”.
Dal canto suo Jacco Verhaeren, che è stato Direttore Tecnico del nuoto olandese negli ultimi sette anni, ha detto che “l’opportunità di lavorare in Australia con alcuni dei migliori atleti e allenatori del mondo era troppo ghiotta per non essere colta”.
Verhaeren ha poi aggiunto: “L’Olanda è una piccola nazione che ha lavorato duro tecnicamente per massimizzare ogni opportunità. Nel mio nuovo ruolo in Australia porterò con me il focus su questi elementi. A livello internazionale per stare davanti agli altri devi combinare al meglio le varie componenti del nostro sport, fisiche, fisiologiche e tecniche. Non vedo l’ora di spronare e ispirare atleti e allenatori per aiutarli a raggiungere i loro obbiettivi“, ha chiosato.
Il CEO Anderson ha detto che Jacco è stato scelto fra molti aspiranti: “Io e Michael Scott abbiamo intervistato molti candidati già a Barcellona durante i Mondiali. Ulteriori colloqui sono stati fatti in Australia davanti ad una commissione di selezione. Il nostro scopo era di trovare un allenatore di classe mondiale che condividesse sia i nostri obbiettivi sia i nostri metodi. Crediamo che Jacco proseguirà il buon lavoro fatto sinora dai nostri bravi allenatori e nuotatori, apportando come valore aggiunto la sua esperienza, a complemento e rafforzamento di quanto di buono già esiste in Australia”.
Anche Michael Scott ha detto la sua: “L’Olanda è da sempre una delle nazioni di punta nel nuoto. I nuotatori olandesi sono particolarmente forti nelle partenze, nelle virate e nei cambi all’interno delle staffette e Jacco ha grande merito in questo. Lui è in grado di trasformare nuotatori di buon livello in vincenti: secondi e terzi posti in primi posti, semifinalisti in finalisti, e così via”. “Il successo si misura solo con le medaglie d’oro”, ha chiuso Scott.
Come coach Jacco Verhaeren ha partecipato a tutte le olimpiadi a partire dal 1996 (5), a tutti i Mondiali a partire dal 1998 (8) e a tutti gli Europei a partire dal 1995 (9).
L’annuncio dell’ingaggio di Verhaeren è stato bene accolto dai media australiani. L’autorevole “The Sydney Morning Herald” ha titolato: “Jacco è la chiave per aprire il forziere dell’oro”.
Prima di Verhaeren altri tecnici stranieri si erano affermati in Australia ed erano stati cooptati nello staff tecnico della nazionale, senza però esserne mai al vertice. Si tratta del russo Gennadi Touretski, e dello svizzero-tedesco Stephan Vidmer.
Dopo le Olimpiadi di Barcellona 1992 Touretski divenne allenatore all’AIS (Australian Institute of Sport, con sede a Canberra). Oltre ad essere il mentore di Alexandr Popov (e, ancora prima, di Gennadi Prigoda) Touretski ha il merito delle medaglie vinte da Michael Klim (soprattutto ai Mondiali di Perth del 1998) e Matthew Dunn.
Quasi tutte donne, invece, i prodigi di Vidmer: Libby Lenton Trickett, Leisel Jones, Kylie Palmer, Jessicah Schipper, Melanie Schlanger e Tarnee White. Il suo maschio di maggior successo è Christian Sprenger.
Ma perché una nazione di grande tradizione natatoria, che ha prodotto tanti grandi nuotatori allenato da tanti grandi allenatori, si è deciso ora di affidare le sorti della propria squadra nazionale ad un tecnico straniero? Per quali ragioni? Anzitutto la struttura apicale del nuoto australiano è stata totalmente rinnovata dopo l’Olimpiade di Londra 2012, ed è chiara l’intenzione dei nuovi vertici di dare un taglio netto con il passato, nel quale, più o meno, tutti i coach che attualmente vanno per la maggiore sono invischiati. Poi perché Jacco vanta un curriculum di successi simile a quello degli allenatori che hanno fatto la storia del nuoto australiano: successi che, per lui, non a caso, sono iniziati proprio in Australia nel 2000, alle Olimpiadi di Sydney, con le medaglie di Pieter Van den Hoogenband e di Inge De Brujin, e sono continuati fino a Londra 2012 e ai Mondiali di Barcellona 2013 con le medaglie di Ranomi Kromowidjojo e compagne.
Altra ragione: Jacco ha grande familiarità con l’Australia e conosce bene l’inglese. Infine, il coach olandese non solo ha vinto ma vuole continuare a vincere: per questo da affidamento a dirigenti che vogliono che il nuoto australiano torni a vincere e a contare come nei tempi migliori.
LA STORIA SI RIPETE. Con la nomina di Jacco Verhaeren, capo allenatori della squadra nazionale del suo paese, l’Olanda, a Head Coach della squadra nazionale di nuoto dell’Australia, tradizionalmente la seconda potenza natatoria del mondo dopo gli Stati Uniti, si potrebbe dire che anche questa volta la storia si ripete, ma all’incontrario. Vediamo perché.
Ai Campionati Europei di Lipsia del 1962, 51 anni fa, i nuotatori e le nuotatrici olandesi fecero sensazione, e nel ranking delle nazioni il piccolo paese mitteleuropeo raggiunse inaspettatamente quasi il livello degli Stati Uniti, dell’Australia e del Giappone, le maggiori potenze dell’epoca.
Per la rivista americana “Swimming World” Furio Lettich, peraltro titolare della rubrica Nuoto sulla Gazzetta dello Sport, scrisse: “Non è stato un caso…ma il lavoro del fisiologo e allenatore Forbes Carlile che ha portato a Lipsia la squadra olandese in piena forma”.
Pat Besford, per lunghi anni presidente della Commissione Nuoto dell’AIPS, commentò: “La ragione del successo dell’Olanda non potrebbe essere più semplice, risiede in un uomo soltanto Forbes Carlile. Ha fatto un lavoro stupendo”.
Chi era Forbes Carlile? Professore associato di fisiologia all’Università di Sydney con l’hobby dello sport, un’olimpiade da pentatleta, e soprattutto appassionato di nuoto, divenne allenatore di nuoto e allenò i suoi allievi secondo le sue convinzioni di fisiologia applicata, per cui soltanto l’atleta in grado di effettuare allenamenti strenui e di alta intensità avrebbe potuto conseguire risultati di eccellenza.
Forbes e Ursula Carlile
Queste sue convinzioni Forbes, che allenò la squadra olimpica australiana di nuoto nel 1948 e nel 1956 e ne fu consigliere scientifico nel 1960, le mise in un libro intitolato “Forbes Carlile on Swimming”, uscito a Londra nel 1963.
Da sempre riconosciuto in Australia come leader dell’allenamento scientifico nel 1962 Carlile fu nominato Head Coach dell’Olanda. Con la moglie Ursula, anche lei allenatrice, passo sei mesi nel paese dei tulipani, allenando i nuotatori “Orange” secondo le sue teorie. Gli atleti lo ripagarono con il primo posto dell’Olanda nel medagliere per nazioni ai Campionati Europei di quell’anno.
Assieme ai colleghi australiani Harry Gallagher e Don Talbot fu tra i primi ad applicare l’Interval Training al nuoto, derivando questa metodologia dall’atletica leggera. Carlile aveva fatto ampi studi di fisiologia ed era pure esperto di preparazione fisica a secco, con e senza pesi, e di nutrizione. Nel suo lavoro era coadiuvato dalla moglie Ursula, fisiologa e allenatrice pure lei. Nel 1963, a Londra, pubblicò un libro che divenne famoso, “Forbes Carlile on Swimming”: un must in quegli anni, anche per esposto concetti raffinati sul tapering.
Forbes Carlile
La sua allieva più famosa fu Shane Gould, che, appena quindicenne, nel 1972, detenne simultaneamente i record del mondo dei 100, 200, 400, 800, 1500 stile libero e quello dei 200 misti . Nello stesso anno, alle Olimpiadi di Monaco, la Gould vinse tre medaglie d'oro - 200 e 400 stile libero, 200 misti -, una d’argento negli 800 stile libero ed una di bronzo nei 100 metri stile libero. È la sola persona, uomo o donna, ad aver detenuto contemporaneamente ogni record mondiale dello stile libero dai 100 ai 1500 metri ed è stata la prima donna a vincere tre ori olimpici con il primato del mondo. Altri famosi nomi diventati famosi grazie a Carlile sono quelli di Karen Moras, Gail Neall, John Davies, Terry Gathercole e Ian O'Brien.
A partire dal 1961 la sua base operativa fu il Ryde Aquatic Centre, complesso natatorio e scuola nuoto, all’epoca all’avanguardia, nell’area della Grande Sydney. Questo centro, tutt’oggi diretto da Ursula Carlile (moglie di Forbes, anche lei fisiologa e allenatrice) fu il primo di una serie di dodici che Carlile ha aperto gradualmente in varie località australiane. Nei centri Carlile si insegna a nuotare a tutti secondo il “Sistema Carlile”, dai neonati di 3 mesi agli anziani over 60.
Forbes Carlile, che potrebbe essere definito “il guru dei guru” fra i tecnici di nuoto, oggi ha 92 anni ed è ancora in grado di esprimere opinioni lucide e giudizi tranchant su tutte i temi di attualità. Lo intervistai a metà degli anni settanta; l’intervista, pubblicata su La Tecnica del Nuoto, conserva tuttora elementi di modernità.
Altro grande coach fu Harry Gallagher, allenatore della squadra australiana ai Giochi Olimpici di Città del Messico del 1968, una delle olimpiadi di maggior successo per i nuotatori australiani che vinsero 17 medaglie, molte d’oro. Già alle strepitose (per l’Australia) Olimpiadi di Melbourne del 1956 Gallagher aveva fatto parte dello staff tecnico, recitando un ruolo di rilievo. Gallagher allenò la grande Dawn Fraser, da lui scoperta quando aveva 14 anni ai bagni della cittadina di Balmain, alla periferia di Sydney, e la portò a vincere 8 medaglie olimpiche, quattro d’oro. I suoi allievi – tra essi Jon Henricks, Lorraine Crapp, Michael Wenden e Brad Cooper – vinsero complessivamente 18 medaglie alle olimpiadi (9 d’oro, 6 d’argento e 3 di bronzo) e realizzarono 52 record mondiali! Anche Gallagher trasmise ai contemporanei (e ai posteri) le sue profonde conoscenze tramite un libro, “Harry Gallagher on Swimming”, pure pubblicato a Londra, nel 1970. Nel 1984 Gallagher fu ammesso all’ International Swimming Hall of Fame.
Harry Gallagher
Un altro grande coach, oggi ottantenne, è stato DonTalbot. Da giovanissimo, a soli 23 anni, fu il mentore di Ilsa e Jon Konrad, immigrati dalla Lituania. Sotto la sua guida i due fratelli stabilirono rispettivamente 12 e 26 record del mondo e vinsero due medaglie alle Olimpiadi di Roma 1960: d’argento, in staffetta, Ilsa; d’oro, nei 1500 metri stile libero, Jon. Fra i suoi allievi che negli anni sessanta e settanta, raggiunsero il successo ci furono anche Bob Windle, Kevin Berry e Beverley Whitfield.
Don Talbot fra Ilsa e Jon Konrads
Talbot guidò il nuoto australiano per molti anni, a più riprese. Nel 1964 fu l’allenatore della squadra maschile alle Olimpiadi di Tokyo, posizione che gli fu data anche nel 1972. Poi divenne allenatore delle nazionali canadese prima e americana poi. Nel 1980 tornò in Australia come direttore dell’ AIS (Australian Institute of Sport) ma nel 1983 tornò in Canada per guidare quella nazionale alle Olimpiadi del 1984 e 1988, il periodo di maggior successo per quella nazione. Tornato in patria, nel 1989 divenne Head Coach della Nazionale. Era in questa posizione anche alle Olimpiadi di Sydney 2000 dove - con 5 ori, 9 argenti e 4 bronzi, seconda nel medagliere dietro agli Stati Uniti - l’Australia conseguì le migliori performance dopo l’Olimpiade del 1972. Talbot lasciò l’incarico dopo i Campionati del Mondo di Fukuoka 2001, dove l’Australia fu il primo paese nel medagliere. Anch’egli raccontò la sua carriera e mise nero su bianco le sue convinzioni con un libro, “Talbot: nothing but the best”.
Don Talbot in un'immagine più recente
Nel 1978, accettando un mio invito, Don Talbot venne in Italia come relatore al 4° Convegno Tecnico Nazionale dell’Associazione Nazionale Allenatori di Nuoto (di cui facevo parte come membro del Consiglio direttivo), svoltosi a Rimini il 2 e 3 settembre. Egli tenne due seguitissime relazioni: “Analisi delle nuotate mediante tecniche cinematografiche: sviluppi della ricerca nel campo della meccanica e dell’idrodinamica” e “Costruzione differenziata fra velocità e resistenza”. Il sottoscritto funse da interprete.
Un allenatore speciale che veniva dal rugby e non fu mai Head Coach, era lo spiritato Laurie Lawrence, il tecnico che forgiò il mezzofondista Steve Holland (dopo averlo “ereditato” da Talbot) e il duecentista Duncan Armstrong, portando il primo alla medaglia d’oro mondiale dei 1500 stile libero nel 1973 e il secondo a quella olimpica del 1988. Fra i grandi da lui allenati anche la mezzofondista Tracey Wickham e il farfallista Jon Sieben. I suoi nuotatori hanno vinto complessivamente 33 medaglie olimpiche - 10 ori, 11 argenti e 12 bronzi – e realizzato 23 record del mondo. Per la sua capacità di unire, ispirare, motivare e rilassare, Lawrence ha fatto parte dello staff tecnico in quattro successive olimpiadi, dal 1996 al 2008.
Laurie Lawrence
Poi ci fu l’epoca di Bill Sweetenham, programmatore insuperabile, tecnico sopraffino e severo, che non disdegnava le maniere dure per spronare i suoi atleti. Una volta mi raccontò di avere lanciato una sedia in direzione del pigro Robert Gleria, per fortuna senza colpirlo. Poi Gleria, figlio di italiani, su richiesta di Alberto Castagnetti e con la mia mediazione, si trasferì in Italia, e per alcuni anni fece parte della nostra Nazionale.
Sweetenham è stato quattro volte allenatore della squadra olimpica australiana. Ha guidato alle olimpiadi anche le nazionali di Singapore, Hong Kong e Gran Bretagna. Per 9 volte ha guidato una squadra nazionale ai campionati del mondo. Bill ha lavorato con 40 nuotatori olimpici. I suoi allievi hanno vinto 27 medaglie, tra olimpiadi e campionati mondiali; nove di essi hanno realizzato record mondiali.
Bill Sweetenham (con la casacca britannica)
Sweetenham è stato allenatore di nuoto dell’AIS (Australian Institute of Sport) dal 1984 al 1991. Dal 1994 al 2001 ha guidato la Nazionale australiana giovanile come Head Coach, piazzando 12 dei suoi giovani nella squadra nazionale olimpica del 2000. Dal 2001 al 2007 è stato direttore tecnico (High Performance) del nuoto britannico che sotto la sua guida ha conseguito i migliori risultati di sempre. In Gran Bretagna lo rimpiangono ancora.
Successivamente è stato consulente della federazione spagnola, la cui squadra nazionale ha fatto faville ai Mondiali in vasca corta del 2010 (seconda nel medagliere) e alle Olimpiadi di Londra del 2012 (miglior olimpiade di sempre). Recentemente ha firmato un contratto di consulenza analogo con la federazione argentina per guidarla fino alle Olimpiadi di Rio 2016.
Sweetenham gira il mondo come conferenziere - è assai richiesto ed è venuto anche in Italia – ed è autore di numerose pubblicazioni: “World Championship Training", "Training Drills and Skills”, "21st Century Swimming" (11 DVD), "International Leadership" (con CD). Ha contribuito allo sviluppo della strategia "The Winning Edge" voluta dal Ministero dello Sport, dall’AOC e dall’AIS (si veda l’articolo precedente).
Denis Cotterell e Yang Sun
Fra gli altri tecnici che si sono affermati per avere sviluppato grandi campioni vanno ricordati: Denis Cotterell, scopritore e mentore di Grant Hackett e coach anche dei fuoriclasse cinesi Yang Sun e Shiwen Ye (allenò pure Daniel Kowalski, Joanne Meehan e Giaan Rooney); Doug Frost, l’uomo che cresciuto Ian Thorpe e lo ha allenato nel periodo del suo massimo splendore; Scott Volkers che ebbe in Susie O'Neill e Samantha Riley le sue più grandi nuotatrici e fu coach olimpico dell’Australia nel 1992, 1996 e 2000 (dal 2011 allena il Minas Tenis Club di Belo Horizonte, in Brasile, diventato sotto la sua guida uno dei club più forti del grande paese sudamericano).
Scott Vokers e Susie O'Neill
Infine, Ian Pope, maestro del grande Matt Welsh, al quale per una stagione si era affidato anche Massimiliano Rosolino.
Ian Pope e Matt Welsh. Sotto Doug Frost