Tecnica del Nuoto.
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Per indole e per scelta professionale mi sono sempre astenuto dall’ intervenire in polemiche che non riguardano la realtà vera degli sport di cui da lungo tempo mi occupo come giornalista. Tuttavia, molti hanno sollecitato la mia opinione sulla polemica sorta dopo l’annuncio del vincitore del premio Allenatore dell’Anno “Alberto Castagnetti” 2017. Mi è stato detto: come membro della giuria e come esperto internazionale della materia, visto che presiedi il Comitato di Selezione dell’International Swimming Hall of Fame (che ogni anno designa i meritevoli ad entrare nell’olimpo degli “Immortali”) -, e anche come amico di una vita di Alberto Castagnetti non puoi far finta di niente.
E allora eccomi qua, tardivamente forse, a commentare brevemente la poco edificante querelle purtroppo sorta attorno al premio - giunto quest’anno alla quarta edizione -, opportunamente istituito dalla FIN nel nome di Alberto, che da otto anni e una settimana riposa in pace, e che dal 2013 fa parte di quell’ olimpo poc’anzi ricordato.
I fatti e i risvolti sono noti. Non serve ricordarli, anche perché, nel frattempo, la polemica si è sopita. Al momento resta lo strascico dell’inchiesta della Procura Federale; mi auguro che venga presto archiviata in una bolla, non di sapone ma di nuoto, come quelle immortalate dalle belle fotografie dei nostri sommi fotografi di fama internazionale, Giorgio Scala e Massimo Lovati.
Meglio focalizzare i due punti - non di merito ma, per così dire, di diritto - sui quali si è sviluppata la vicenda.
Punto uno. I giurati facenti parte della giuria costituita dalla FIN, tutti altamente qualificati, si sono espressi individualmente in totale autonomia; ciascuno ha fatto le proprie valutazioni e ha espresso legittimamente la propria scelta. L’esito finale può piacere o meno ma non è sindacabile. Ormai sono molte le federazioni nazionali che proclamano l’allenatore dell’anno, a partire dagli Stati Uniti dove lo fanno da sempre. Che si sappia, nessuno ha mai contestato le scelte.
Punto due. Per sua natura il premio deve essere attribuito a chi nell’anno si ritiene abbia conseguito i migliori risultati; dunque questo “chi” può essere la stessa persona per un numero indefinito di anni.
Ciò chiarito, poiché in Italia, nel nuoto, le medaglie – olimpiche, mondiali o europee che siano – non fioccano come la neve d’inverno sui monti, potrebbe essere valutata la possibilità di attribuire un riconoscimento anche agli altri due finalisti. Senza mai più accapigliarsi nel nome di Alberto Castagnetti (in copertina, con Federica Pellegrini e il presidente federale Paolo Barelli a Pechino 2008), di cui immagino il bonario sorriso di compatimento per le inopportune polemiche.
Al funerale di Alberto, l’Abate della Basilica di San Zeno, Gianni Ballarini, durante l’ orazione funebre, citò un verso dal libro del profeta Qoelet. Credo che sia pertinente ricordarlo in questa circostanza. Eccolo:
1Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
2C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
3Un tempo per uccidere e un tempo per curare,
un tempo per demolire e un tempo per costruire.
4Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.
5Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
6Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
un tempo per conservare e un tempo per buttar via.
7Un tempo per strappare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.
8Un tempo per amare e un tempo per odiare,
un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
La foto è di Giorgio Scala/Deepbluemedia.eu