PallanuotoUn passo. Ancora un passo. Il più difficile, il più importante, denso di insidie, rischioso ma affascinante. Al di là c'è il trionfo, la (nuova) storia della pallanuoto italiana. L'oro olimpico. Un traguardo immenso sul piano sportivo, coinvolgente per chi ama questa disciplina, affascinante per chi trova negli sport di squadra la sublimazione dello spirito di appartenenza.
Italia e Croazia sono a poche ore dal provarci. A confronto due scuole, quella italiana, in cui la fantasia e la disciplina sono il valore aggiunto, e quella croata, in cui la fisicità si sposa alla tecnica quasi innata e alla forte carica agonistica. Due modi di intendere, progettare e vivere la pallanuoto, ma con un anello di congiunzione: gli allenatori. Da una parte Sandro Campagna, l'allievo cresciuto all'ombra del tecnico più medagliato al mondo, e al quale ha carpito molti segreti, per poi arricchirli in proprio, oltre al modo quasi maniacale di lavorare; dall'altra Ratko Rudic, il maestro delle grandi vittorie di qua e di là dell'Adriatico, prima con la Jugoslavia ancora unita, poi alla guida del mitico Settebello di Barcellona '92. Una sfida nella sfida, insomma.
Strano destino. L'Italia è lontana vent'anni da quell'oro conquistato davanti ad un costernato re Juan Carlos; Rudic attende da vent'anni di ritrovare quella vittoria, solo avvicinata ad Atlanta (sconfitta amarissima proprio con la Croazia in semifinale, bronzo conquistato ai supplementari in una drammatica finale contro l'Ungheria) e mai più raggiunta a livello olimpico. Corsi e ricorsi storici.
Il Settebello, diciamolo senza retorica, è all'appuntamento con la storia. Lo vuole Campagna, lo vogliono i suoi ragazzi, scelti con cura e fortemente voluti, anche tra qualche critica di cortile, lo vuole lo sport italiano, ancora a digiuno negli sport di squadra, cartina di tornasole dell'intero movimento, lo desiderano i tifosi di ogni settore ed età. Lo vuole anche la Croazia (argento ad Atlanta '96 per mano della Spagna di Manel Estiarte), ambiziosa, affamata, determinata. Sarà un match vietato ai deboli di cuore.
"Sarà difficile, ma daremo l'anima. Gli italiani se ne accorgeranno". Parole e musica (per le nostre orecchie e degli sportivi italiani) di Sandro Campagna, in un'intervista al Mondo del Nuoto, proprio alla vigilia della partenza per Londra. Parole di un tecnico che poco o nulla ha ancora da impare dal maestro. Impegno e sentimento, passione e fiducia nel proprio lavoro e in quello dei suoi giocatori. Profetico. E gli italiani se ne sono accorti, caro Campagna. Il Settebello ha dato l'anima ed è lassù, ad un passo dalla vetta più alta dello sport: l'oro olimpico. Non è un sogno, ma la realtà. Tremate, l'Italia della pallanuoto è tornata.
Ecco i "magnifici 13" del Settebello pronti all'impresa di una vita (sportiva, si intende): Tempesti, il re dei portieri; Perez, mastino cubano di nascita e italiano di cuore, con il fiuto del gol; Gitto, marcatore votato al sacrificio; Figlioli, lo sprinter dal tiro fulminante; Giorgetti, il grande talento maturato in vasca e nella fede; Felugo, il Federico Fellini della italica pallanuoto; Giacoppo, altro difensore senza paura; Gallo, mancino dalla stoccata letale e decisiva; Presciutti, uomo ovunque dalle mille risorse, in attacco e in difesa; Fiorentini, tecnica e nuoto sposati ad una grinta da film western in una faccia d'angelo; Aicardi, gigante tra i giganti, procacciatore di espulsioni e di gol; Premus, il fiumano d'Italia precettato da Campagna per dare peso in attacco e muso duro in difesa; Pastorino, sicura e fedele ombra di Tempesti, collante prezioso nello spogliatoio.
Alè ragazzi, fateci impazzire. Come fece l'Italia di Bearzot nel 1982, come fece il Settebello di Rudic a Barcellona '92. E' arrivata l'ora della verità. O meglio: l'oro della verità.