Tecnica del Nuoto.
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Che gli 800 stile libero nuotati ai Campionati Mondiali di Barcellona 2013, pur conclusi in 8:13.86 (WR), avessero in parte tradito le attese – in quanto gli altri tempi realizzati avrebbero lasciato presagire un crono attorno agli 8:12 –, è noto.
Vero è, altresì, che le condizioni di forma dimostrate, in questi giorni, dall'atleta americana fossero, a dir poco, sorprendenti. Infine, si ammette che il record del mondo dei 1500 e, forse ancor più, il relativo passaggio agli 800 (8:16.18) consentissero di pronosticare una gara da brividi. In effetti, come si dice, “tre indizi fanno una prova”.
In sostanza, non dovrebbe stupire leggere – di nuovo – la scritta “WR” di fianco al nome della giovane americana.
Eppure stupisce. Sino all'incredulità.
È difficile spiegare che cosa significhi nuotare 8:11.00. Esatto, è questo il tempo fatto registrare dalla Ledecky, ieri pomeriggio (notte, in Italia) agli Woodlands Senior Invitational.
È complicato darne una lettura anche a prescindere dalla totale assenza di avversarie – seconda classificata, Isabella Rongione, classe '99, 8:39.13 – e pur sorvolando sul fatto che Katie, appena prima di questo meeting, sia stata impegnata in un allenamento probante, in altura, per ben diciotto giorni (allo Olympic Training Center).
Il compito di commentare la prestazione risulta arduo per il rilievo assoluto della stessa.
Si consideri infatti che, il secondo crono all-time realizzato “in tessuto” (8:16.22) appartiene alla “famigerata” Janet Evans, la quale, proprio in virtù dell'eccellenza del tempo effettuato in questa gara, ha potuto fregiarsi (fino alle Olimpiadi del 2008) del record mondiale più longevo della storia del nuoto (oltre 20 anni). Ebbene, se potessimo mettere a confronto le due prestazioni vedremmo che, al tocco della piastra di Katie, la Evans dovrebbe percorrere ancora più di otto metri e mezzo, un abisso.
Si noti, inoltre, che, nell'anno in corso, la distanza intercorrente tra la Ledecky e il resto del pianeta si attesta a 7.36 secondi (Jazmin Carlin, 8:18.36) e si aggiunga che, se destava stupore trovare due atlete al di sotto degli 8:20 appena 7 anni fa (Melbourne 2007, Ziegler-Manaudou), oggi Katie potrebbe andare a caccia degli 8:10.
D'altra parte, ed ulteriormente, è sconvolgente notare che la differenza tra i tempi dell'americana (dai 400 ai 1500) e le altre atlete nate nel 1997 sia sostanzialmente pari – se non, talora, superiore – al distacco che i migliori '97 al maschile riescono ad imporre alla primatista a stelle e strisce.
Non è, peraltro, da considerarsi l'ipotesi che la statunitense soffra la pressione delle avversarie e quindi realizzi i propri migliori tempi “in solitaria”. In effetti, il vizio di una simile ricostruzione risulta evidente non appena si ricordi l'assoluta mancanza di riverenza dimostrata nei confronti di Rebecca Adlington, a Londra nel 2012, e la consapevolezza di superiorità rispetto alle “rivali” dimostrata negli ultimi due anni, in qualsivoglia occasione.
La condotta di gara, venendo ora al profilo tecnico, è stata – se possibile – ancora più accorta di quanto avvenuto a Barcellona.
In quel caso, il quieto passaggio ai 400 era stato frutto della stanchezza accumulata in una settimana piena di competizioni e, forse, del timore di finire la benzina prima del traguardo. La prestazione di ieri, invece, in considerazione della naturale tendenza della campionessa ad esibirsi in passaggi folli (quantomeno, quando le condizioni lo consentono), pare essere stata studiata a tavolino: 4:05.70 i primi 400, 4:05.30 nei secondi.
Ai 200 il crono era ancora superiore a quello del primato mondiale (2:01.48 vs 2:01.23), ma anziché concedersi un rallentamento, dai 200 ai 600 ha proseguito su un passo incredibile (1:02 ogni 100m ca.) e, a tre vasche dalla conclusione, ha lanciato una coraggiosa “volata lunga”, accelerando in maniera sensibile: 30.06, 30.66, 29.47.
Il risultato finale, come ormai si sarà intuito, è stato straordinario: un progresso di quasi 3 secondi, da 8:13.86 a 8:11.00.
Qui sopra e in copertina Katie Ledecky a Houston dopo il record del mondo sugli 800 stile libero
Al cospetto della ragazzina stravagante che migliorava i propri primati personali “al passaggio” di competizioni più lunghe, quella attuale – parafrasando Shakespeare – potremmo chiamarla “La Ledecky addomesticata” e, per gli appassionati, la versione mansueta di questo “cavallo di razza” possiede un'attrattiva persino maggiore.
Chiunque effettui delle previsioni sui miglioramenti della Ledecky è inesorabilmente destinato a doverli revisionare, se è vero che Katie, in questi giorni, ha sorpreso pure se stessa.
È impossibile, al momento, stabilire un muro che l'americana non sia in grado di abbattere, giacché adesso i vari 3:58; 8:09; 16:29 paiono orizzonti praticabili.
L'unico vero limite contemplabile è quello della volontà dell'atleta; tuttavia, ad oggi, non sembra che per lei sia un problema avere come unico rivale un cronometro.
Luigi Lo Conte