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Nuoto

Intervista esclusiva

Tamas Gyertyanffy

Intervista esclusiva al Tecnico, trasferitosi di recente a Verona presso il Centro Federale "Alberto Castagnetti".

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Allenatore. Bravo. Cosmopolita. Discreto. Essenziale. Forte. Gyertyanffy!


Con le prime lettere dell’alfabeto ecco una semplice ma indicativa descrizione di Tamas Gyertyanffy, tecnico federale di origine ungherese, ormai adottato dall’Italia, che abbiamo incontrato sulle rive dell’Adige, a Verona, e con cui abbiamo scambiato una piacevole chiacchierata.


 

Come è diventato allenatore di nuoto di professione?

Provengo dal pentathlon moderno, che ho praticato per 15 anni in Ungheria, per cui ho conosciuto bene il mondo del nuoto, ma sono diventato allenatore per puro caso, forse grazie anche a mia moglie che era una brava nuotatrice… Quando ho iniziato ad allenare non esistevano libri di nuoto (a parte “La scienza del nuoto” di James Counsilman) o studi specifici sulle varie nuotate, era una terra di nessuno, un mondo molto empirico fatto di sensazioni ed intuizioni; i talenti emergevano per puro caso, non esisteva uno studio metodico e una preparazione mirata come oggi.

Come tutti ho fatto la mia gavetta, ho imparato a far crescere i ragazzi senza fretta, passo dopo passo, portandoli sino alle Olimpiadi.

Dopo i Giochi di Seoul del 1988 sono arrivato in Italia, esattamente a Desenzano sul Garda: qui ho costruito una buona squadra e ho ottenuto grandi soddisfazioni.

 

Qual è il suo bilancio del 2012?

Un bicchiere mezzo pieno!

 

Perché ha scelto di trasferirsi a Verona?

A Verona ho tutto ciò che mi serve per lavorare bene, ci sono ottime strutture al Centro Federale e ho un bel gruppo di atleti: Scozzoli (solo in alcuni periodi, poiché la sua base resta Imola), Polieri, Zofkova, Fissneider (attualmente infortunata), Giorgetti, Toniato, Pizzini. E poi è una delle città più belle d’Italia!

 

È più difficile gestire fisicamente o psicologicamente un atleta?

La psiche e il corpo vanno avanti di pari passo secondo me; sono come una ragnatela molto sottile ma fitta fitta, basta un soffio di vento per romperla e servono anni di lavoro, volontà e dedizione per realizzarla.

In Italia manca un po’ il concetto di costruzione di un atleta, spesso i ragazzini si perdono lungo il cammino, non sono preparati a compiere il salto di qualità per poter diventare potenziali campioni.

Occorre coltivare i nostri atleti in ogni stagione per farli esprimere al meglio, bisogna curare il corpo e il carattere per diventare combattenti perfetti o quasi.

 

Quanto conta il cosiddetto ritmo gara?

Sicuramente lo si deve conoscere! Ogni velocità ha una sua tecnica, un 50 è ovviamente differente da un 200! Il ritmo gara è fondamentale per imparare a gestire le emozioni, le proprie forze e capacità, serve per conoscere se stessi e gli avversari, per questo è importante gareggiare spesso anche durante le fasi di carico.

 

In Fabio Scozzoli ha trovato l’atleta perfetto?

Fortunatamente l’atleta perfetto non esiste, ognuno ha lacune da migliorare, altrimenti non avrebbe senso né continuare a nuotare né continuare ad allenare. Quando viene siglato un record, si è molto vicini al limite raggiungibile, ma non lo si raggiunge mai completamente, altrimenti finirebbe la storia di uno sport.

 

Sapendo quanta attenzione pone nella cura del dettaglio, esso che cosa rappresenta per lei?

Il dettaglio costituisce il determinante per il risultato.

Tanti piccoli problemi fanno mediocrità, mentre tanti piccoli dettagli costituiscono un grande risultato.

 

 Gyertyanffy Tamas

 

Per quanto è la sua esperienza, come vede il nuoto italiano rispetto al resto del mondo?

In questi ultimi vent’anni il nuoto italiano ha fatto passi da gigante come il resto del mondo, ma se ad esempio volessimo paragonare Italia e USA non sarebbe possibile, perché le due nazioni hanno un’estensione totalmente diversa e di conseguenza il bacino di atleti a cui attingere, inoltre la concezione dello sport a scuola è su due piani lontanissimi.

In Italia siamo migliorati perché molti dettagli sono stati presi in considerazione, come il piano alimentare, la preparazione a secco e l’importanza della figura del fisioterapista; oggi possono sembrare la normalità, ma trent’anni fa non esistevano nemmeno!

Occorre investire nei giovani atleti affinché diventino potenziali campioni, educarli al sacrificio e all’umiltà, perché la fatica prima o poi paga.

Se oggi si semina col sudore della fronte, l’impegno, la passione e la volontà, si raccoglieranno gioie in futuro. La stessa filosofia vale anche per la vita quotidiana! 

Veronica Bigi

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