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Nuoto

Andrea Mitchell "D'America"

Dopo mesi passati all'ombra dello Zio Sam, ad allenarsi con lo stile Stelle e Strisce, Andrea Mitchell D'Arrigo è tornato in Italia per i Campionati di Categoria e quelli Assoluti, e ci racconta la sua esperienza e i suoi progetti per il futuro.

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D ARRIGO Andrea Mitchell ITA

Il ritorno del ragazzo prodigio.

Andrea Mitchell D’Arrigo è tornato in Italia, e dopo mesi passati dall’altra parte dell’Oceano  ha intenzione di farci assolutamente vedere cosa ha imparato dall’esperienza a Stelle e Strisce.

Il 18enne di Castel Gandolfo è protagonista in questi giorni ai Campionati Italiani di Categoria presso lo Stadio del Nuoto di  Riccione, e a breve si scontrerà con i migliori in Italia ai Campionati Assoluti dal 9 al 13 aprile. È un continuo banco di prove per Andrea, che a novembre a Chartres, ai Campionati Europei di vasca corta ha vinto la sua prima medaglia, nei 400 stile libero.

E la prova più importante l’ha sostenuta proprio in questi mesi lontano da casa: dallo scorso agosto infatti Andrea, l’italo-americano di casa Aurelia, si è stabilito a Gainesville in Florida e si allena con il “Gator Swim Club” con  coach Jamie Lewis.

 

Cosa è cambiato da allora?

Non penso di essere cambiato molto, mi sento più sicuro e tranquillo, e riesco anche a  studiare e nuotare contemporaneamente. Rispetto quanto fatto in Italia ho cambiato tipo di allenamento e anche gli orari. Ma mi piace molto, anche  come vengono alternate le sedute di allenamento. Non è mai noioso e non mi alleno da solo anche quando ci alleniamo la domenica alle 5 del mattino.

 

Stati Uniti e Italia, due parterre, anzi due bordi vasca totalmente diversi?

A Febbraio ho partecipato all’Arena Grand Prix ad Orlando. È stato diverso perché nonostante ci siano stati grandi nomi come Lochte, Clary, e Franklin, tutti hanno fatto tempi molto alti rispetto ai loro standard. Anch’io ho fatto tempi molto alti, tutti in “costumino”. Ho caricato come non ho mai fatto ma ero contento, soprattutto perché sapevo che gli allenamenti stavano andando bene. In Italia sarei stato molto più demoralizzato, perché lì ogni gara deve essere più veloce dell'altra, c'è troppa ansia per il risultato. Qui in America invece c'è meno pressione e tensione nell'aria, gli atleti sono più rilassati e consapevoli delle loro prestazioni.  E mi sembra che il pubblico fosse contento di vedere le loro star, anche se hanno peggiorato tutti i loro tempi, ma nessuno di loro è stato criticato dalla stampa. Il fatto che mi ha sorpreso di più è stato vedere tutti iscritti ad almeno 2 o 3 gare al giorno. È sicuramente diverso da quanto c’è in Italia, e io non vedo l'ora di gareggiare nei meeting  dell'NCAA.

 

7 mesi lontano da casa. Cosa ti è mancato di più della tua vita italiana? Ma a cosa non potresti più rinunciare della tua nuova vita americana?

Di casa mia mi mancano gli amici e ovviamente il cibo italiano, ma in realtà non posso fare a meno degli Starbucks e anche dei costumi che vendono qui.

 

La tua strada verso Rio 2016 continua quindi negli States?

Sì, penso che sia stata la scelta più grande e difficile che abbia fatto fino ad ora. Ma l'anno prossimo andrà anche meglio.  Frequenterò l'università della Virginia con coach Mark Bernardino proprio per seguire  un programma fino a Rio 2016.

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