Tecnica del Nuoto.
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Cosa c’è nel futuro di Lisa Fissneider? Lo scopriremo presto, intanto, lei ha le idee chiare. La 19enne ranista di Caldaro ha ripreso la sua marcia. E gli Europei in vasca corta di Herning, al via domani, saranno un banco di prova per una nuova fase della sua carriera.
La Fissneider ha dovuto fare i conti e rialzarsi dopo diversi avvenimenti che hanno segnato la sua giovane, e spesso ad alti livelli, carriera. Da baby promessa della rana (primo titolo italiano a soli 15 anni) divenendo dominatrice in campo giovanile (due ori e un argento ai Mondiali Juniores nel 2011, non sono impresa facile). Poi, qualcosa si è inceppato nella crescita della bolzanina. I risultati nell’ultimo biennio non si sono manifestati secondo le aspettative. Poi, la mancata qualifica per l’Olimpiade2012, qualche infortunio di troppo e una serie di decisioni cruciali.
La prima scelta, nell’ottobre 2012, quando ha accolto la chiamata di Tamas Gyertyanffy e della Federazione ed è entrata nel gruppo di lavoro al Centro Federale di Verona. Il trasferimento, però, è stato presto accompagnato da una frattura al gomito sinistro che ha rallentato l’ambientamento di Lisa. Tornata poi a lavorare, ha assimilato i metodi nuovi dell’allenatore magiaro che ha lanciato Fabio Scozzoli, fino a ritrovare dalla scorsa estate prestazioni che non arrivavano dal 2011.
Il risultato? La convocazione ai Mondiali di Barcellona e un inizio di stagione in corta, in continua crescita. Non ultimo il suo exploit al meeting di Viareggio, che le ha fatto guadagnare la chiamata in azzurro per Herning. La ranista delle Fiamme Gialle ha sfiorato (e perciò convocata) i selettivi pass federali nelle tre distanze della rana (grazie ai 30’’86 nei 50, 1’06’’54 nei 100 e 2’23’’79 nei 200). Tempi che se verranno migliorati, potrebbero elevarla a un ruolo di protagonista nella rassegna continentale danese. Il resto si vedrà, ma la Lisa Fissneider attuale sembra una nuotatrice piena del suo consueto entusiasmo giovane e al contempo maturata come donna e come nuotatrice.
Lisa, che gusto ha quest’azzurro? Un impegno arrivato in un anno di rilancio è una chiamata guadagnata appieno?
«Sono molto contenta. Per me si tratterà della quarta convocazione agli Europei in vasca corta ed è sempre una bella soddisfazione tornare in Nazionale. Devo dire che sono molto tranquilla e in Danimarca vorrò divertirmi, dando il massimo. Sono abbastanza fiduciosa perché ho fatto del mio meglio fin qui. Se poi dovessero arrivare delle soddisfazioni, saranno tutte ben accette. Ovviamente cercherò di avvicinarmi il più possibile ai miei migliori tempi se vorrò competere ad alto livello. Vorrei ritrovare quanto nuotato negli ultimi due anni».
Nei 50 lo hai già fatto in vasca lunga (personale 31’’21 ai Categoria estivi dell’agosto scorso). In corta, a Viareggio, ci sei andata veramente vicino…
«Infatti, ma la più grande soddisfazione è stata ritornare competitiva anche sui 200: mi ha dato molta fiducia per il futuro. Essere veloce in tutte le distanze è frutto anche del mio cambiamento tecnico della nuotata. Senza, forse, non sarei stata così completa. Ma c’è ancora tanto da lavorare sulla distanza».
Tutto guadagnato dall’anno lavoro trascorso a Verona?
«Ci ho messo un po’ di tempo, ma il grosso del merito va al lavoro intrapreso qui al Centro Federale. Cambiando allenatore, ero consapevole che ci sarebbe voluto un certo periodo per entrare in sintonia con Tamas Gyertyanffy. Ho dovuto seguire i suoi programmi e i suoi allenamenti, che erano diversi da quelli che seguivo a Bolzano. Insomma, sono cambiate tantissime cose per me. Però, pian piano si stanno vedendo i frutti di questo cambiamento: bisognava avere pazienza».
Eri consapevole di dover aspettare del tempo?
«Sì. Da quando mi sono trasferita a Verona, sapevo di non poter tornare subito al top. C’era anche da capirsi a vicenda e conoscersi con Tamas. Poi, ci si è messo anche avuto l’incidente in bici che ha pregiudicato l’inizio della mia avventura...».
Già: quell’incidente in bicicletta del novembre 2012, non ci voleva proprio.
«Ho fatto fatica a recuperare. Non pensavo potesse condizionarmi così per 2-3 mesi. Ma oltre a quell’imprevisto, nel 2013 avevo anche il diploma tecnico commerciale da conseguire, visto che ero all’ultimo anno di scuole superiori. Perciò era sempre un pensiero in più che correva parallelo alla piscina e in qualche modo mi condizionava. Quando ho finito, nel luglio scorso, per me è stata davvero una liberazione».
Quindi, oggi c’è “solo” il nuoto?
«Concentrarsi al 100% sulla piscina è fondamentale. E si è subito fatto sentire. Non solo perché ho più tempo per l’allenamento, ma anche per il riposo fisico e mentale dopo la piscina. Lo reputo molto importante per la mia serenità personale».
In passato hai mai patito “l’etichetta” di promessa del nuoto, quando i risultati non sono arrivati?
«In questo periodo mi sono successe davvero tante cose, positive e negative. Da quando ho vinto i miei primi Assoluti italiani, la mia carriera è stata un crescendo. Poi, però, sono arrivate delle difficoltà. In quest’arco di tempo, ho capito che gli alti e bassi possono sopraggiungere. Fanno parte della vita di un atleta e dello sport in generale. Questo mi ha fatto imparare a guardare il nuoto da un’altra prospettiva: non può essere sempre tutto rose e fiori e io. Ovviamente, la delusione di perdere l’Olimpiade mi ha fatto male. Però mi ha dato una motivazione ancora maggiore per puntare a Rio 2016. L’importante è avere degli obiettivi per il futuro. Forse in precedenza vedevo il nuoto più come un hobby. Oggi ho capito che dev’essere e sarà il mio lavoro. E dovrò sempre dare il massimo per questo».
Tornando al lavoro di Verona, quali sono stati i cambiamenti più significativi?
«Innanzitutto la frequenza di allenamenti. A Bolzano mi allenavo una volta al giorno e difficilmente facevo i doppi, anche perché ero più giovane e avevo costantemente l’impegno scolastico. È stato il cambiamento più evidente. Poi, direi gli esercizi a secco. Ho iniziato a lavorare molto a corpo libero. Questo ha aumentato presto la mia elasticità fisica e mi è servito nella nuotata. Rispetto a un anno fa ho notato un grande cambiamento in me. Faccio 6-7 ore di allenamento al giorno. Oltre la metà in piscina e il restante di stretching e palestra Poi Tamas (Gyertyanffy, ndr) è un grande professionista. E si è instaurato un rapporto di fiducia tra noi».
Nel gruppo ci sono molti ranisti uomini (Giorgetti, Pizzini e Toniato). È un valore aggiunto lavorare con loro?
«Sì, perché hanno tutti con caratteristiche diverse da velocisti a duecentisti. Mi aiutano, dandomi consigli sia tecnicamente, sia tirandomi in vasca. E poi mi danno delle “dritte” quando ho delle cose da rivedere, anche dopo i consigli del tecnico. Mi fa molto piacere avere anche la loro vicinanza. Diciamo che il nostro gruppo di lavoro ha trovato un bell’affiatamento: siamo diventati una bella “famiglia”».
E invece come si vive a Verona?
«Non ho avuto l’opportunità di vederla tantissimo, anche se è dall’ottobre 2012 che vivo qui. Ma vado sempre molto volentieri in centro. Poi con la mia collega e amica Carlotta (Zofkova, ndr) abbiamo trovato dei negozi dove andare a fare shopping. Per il resto, è una città tranquilla dove ci si può rilassare. È a misura di nuotatori».
Prevedi un tuo rilancio per gli imminenti Europei?
«Sono tranquilla a riguardo. Vedremo come andranno le cose. A Herning nuoterò le tre distanze della rana e la staffetta mista. Spero di riuscire a migliorarmi. E poi ho avuto modo di riflettere che tempi così competitivi, fino all’anno scorso, li facevo soltanto a fine stagione. Se già in inverno vado così, probabilmente non potrò che perfezionarmi».