Tecnica del Nuoto.
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E con inaspettata velocità, il dispiacere di Sara Franceschi scivola via con naturalezza. Passa in fretta, quasi come le ultime bracciate in una Finale A nei recenti Campionati Assoluti Primaverili, che “rischiavano” di coronare il capolavoro in una giovane carriera ancora tutta da costruire. L’esperienza di Sara è straordinaria per molti versi. La giovane toscana, classe 1999, difficilmente si sarebbe immaginata di toccare al terzo posto dopo i “suoi” 200 misti femminili. Un risultato che le sarebbe valso la prima medaglia assoluta, alle spalle di due ben più esperte atlete del calibro di Stefania Pirozzi e Luisa Trombetti. Il tabellone recitava 2’17’’32, ovvero nuovo primato personale, dopo la qualificazione agli Eurojunior raggiunta con la brillante batteria mattutina (2’18’’20) ed esplosione di gioia per un bronzo tutto da gustarsi.
Poi, però, arriva la doccia fredda: nemmeno il tempo di uscire di vasca con un sorriso da incorniciare, che giunge l’annuncio di squalifica: un movimento sul blocchetto prima del via che le costa l’estromissione inevitabile dalla classifica finale. Il pianto è una reazione istantanea per la baby mistista, visto anche il precedente di due giorni prima nei 400 (squalificata dopo aver ottenuto il quarto tempo complessivo). Dopo il podio sfumato, la consolano, e questo rende la storia ancora più unica, i compagni e i suoi allenatori, tra cui papà Stefano. Il tecnico della prima squadra della Nuoto Livorno le riserva parole di conforto. Ma poco dopo ci pensa la stessa ragazzina a “cancellare” la delusione per una decisione fiscale. A 15 anni compiuti nel febbraio scorso, quando hai ottenuto la tua migliore prestazione in carriera, non è facile andare subito oltre. Ma Sara lo fa sin da subito. E con una naturalezza inaspettata che sorprende tutti. La sua è una vicenda di vita e di nuoto, una di quelle storie che vale la pena di raccontare per dare un insegnamento. E abbiamo chiesto proprio a Stefano Franceschi di descrivere quei minuti un po’ particolari. Sono emerse le osservazioni dal punto di vista privilegiato di chi ha vissuto la sua reazione e ne è rimasto orgoglioso da tecnico e, ovviamente, da genitore.
Stefano Franceschi. Photo Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto
Partiamo da una premessa. Sara era riuscita in una piccola impresa: un podio “assoluto”. Ma come si era presentata a un appuntamento così importante?
«È arrivata agli Assoluti con spensieratezza. Nel corso dei Campionati l’abbiamo poi vista all’opera nella prima Finale A disputata in un contesto Senior. Non male davvero visto che era alla sua seconda partecipazione: l’anno scorso la portammo a Riccione con la wild card nei 200 misti e si qualificò per la Finale B. Poi, quest’anno, ha fatto il tempo minimo in cinque gare individuali (50-100-200 rana, 200 e 400 misti e le staffette 4x200 sl e 4x100 mista, ndr). Inoltre arrivava dai Criteria di marzo disputati brillantemente con sei gare individuali a cui vanno sommate tre staffette. Il giorno successivo la conclusione degli Italiani è passata ad altre sette gare per la Nuoto Livorno in Coppa Brema. E ancora una volta non ha deluso le aspettative. Dispiace ovviamente per il sorriso enorme che aveva all’arrivo dei 200 misti perché si è presto tramutato in pianto. Una reazione, date le circostanze e la sua giovane età, assolutamente umana».
Dal suo punto di vista, ci può raccontare cos’è successo dopo i 200 misti di Sara e cosa ha reso questa squalifica un evento così importante per la risposta di sua figlia?
«L’eccezionalità dell’accaduto non sta tanto nella squalifica – chiarisce subito Stefano Franceschi – seppur opinabile e su cui non voglio entrare troppo nel merito, ma appunto nella reazione di Sara soprattutto se si pensa che la decisione dei giudici è stata ufficializzata quando lei era convinta di essere arrivata terza ed era ancora sul piano vasca dopo il 200. È una bimba di 15 anni ed è assolutamente comprensibile che abbia reagito con le lacrime al primo impatto dopo l’estromissione dalla classifica. Ma lo sconforto è durato poco».
E come ha dimostrato di superare presto l’inconveniente con maturità?
«Beh, il resto è arrivato dopo. Ha parlato dell’accaduto con il suo allenatore Alessandro Spoleti e poi ha iniziato a lasciarsi tutto presto alle spalle. È andata in vasca di scioglimento e dopo un quarto d’ora era nuovamente assieme al resto della sua squadra, a ridere, scherzare e a fare il tifo per i compagni impegnati in gara. Insomma – precisa il tecnico livornese - non è facile comportarsi così dopo una brutta notizia per un qualsiasi atleta. Mi ha colpito molto anche l’episodio riferitomi da un allenatore di un’altra società che conosce da tempo Sara. Le ha chiesto cosa fosse successo: lei si è girata verso di lui e gli ha sorriso con naturalezza. Sono stato orgoglioso di lei, soprattutto quando tal collega mi ha poi scritto successivamente un sms facendomi i complimenti: “È stata la più bella cosa – mi ha detto – la sua reazione ha dato un insegnamento enorme”».
Sara Franceschi, a sinistra, e la vincitrice Stefania Pirozzi all'arrivo dei 200 misti. Poco prima dell'annuncio di squalifica. Photo Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto
Insomma, il suo orgoglio di allenatore e di padre si è manifestato appieno.
«Ha confermato di essere già matura e ha dimostrato di saper superare questi inconvenienti. Possono capitare, lo sa. E adesso starà più attenta. Tutto ciò non può che farla maturare, anzi, l’ha già fatta crescere. Mi ha reso orgoglioso perché il tutto è arrivato da lei. È venuta da noi, l’ho abbracciata e baciata dicendole semplicemente che sono cose che succedono. Lì per lì è comprensibile rimanerci male, ma si va avanti e lei l’ha fatto in modo egregio. Rimane un dato di fatto: lei è giovane quindi non dobbiamo avere fretta».
Successivamente siete ritornati sull’argomento?
«Sì, dell’episodio abbiamo rivisto le immagini televisive. Solo una volta, ma per cercare di capire l’errore. Non è stato altro che un’osservazione per comprendere il movimento anticipato, principalmente sotto un aspetto tecnico. Un piccolo movimento c’è stato, anche se non ha guadagnato nulla da quella mossa anticipata e quasi nessuno se n’è accorto dal vivo. Cose che capitano. E dopotutto confermo che il nostro rapporto è davvero eccezionale, lei dà molta importanza a quello che le dico perché consapevole del mio ruolo di tecnico della prima squadra».
Da sinistra, Stefano Franceschi e Carlo Chelli, tecnici della Nuoto Livorno. Photo Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto
È servito anche il fatto di gareggiare molto? Il giorno successivo era in vasca per la Coppa Brema e per Sara è stato più facile per mettersi alle spalle i brutti ricordi?
«Certo. Neanche a farlo apposta, la sua prima gara nelle finali di Coppa Brema è stata quella dei 200 misti (dove ha chiuso al quinto posto, mentre ha poi centrato il personale nei 200 rana, ndr). In quell’occasione ha avuto una parte decisiva lo spirito di squadra e il grande sostegno ricevuto dai compagni. A testimonianza di un’idea forte: nonostante il nuoto sia prettamente uno sport individuale, credo che la crescita dell’individuo passi attraverso lo sviluppo obbligatorio di un team. Le gare sono servite nel suo caso, ma servono a tutti. È un po’ la filosofia della nostra società. È bene far gareggiare il più possibile gli atleti. Dai più giovani, ai campioni affermati come Federico Turrini, Luca Ferretti, Martina De Memme a Chiara Masini Luccetti. Le gare sono parte integrante del lavoro quotidiano dove si allenano autostima, coscienza del proprio valore e concentrazione. Per questo cerchiamo di metterli in acqua in più occasioni possibili: credo ti faccia andare più forte acquisire questo “dettaglio” rispetto al nuotare un km in più ogni giorno».
È un “credo” che le serve anche con i suoi atleti più affermati, poiché lei allena i big? Dov’è il segreto?
«Sta nel lavorare sempre con serenità e col sorriso sulle labbra, ovvero saper riconoscere ciò di cui hanno bisogno gli atleti per sentirsi ancora più forti di quanto effettivamente sono – afferma con orgoglio Franceschi - bisogna divertirsi lavorando, sia fuori sia in acqua perché è alla base di tutto. Questo incide sul mio pensiero e si è confermato durante questi anni: la testa esprime il 95% del lavoro fatto in piscina. Se quella viene a mancare nei momenti decisivi, non si va da nessuna parte. In quest’ottica, tocca a tutto lo staff porre l’atleta nelle condizioni ideali. Per questo sono fortunato ad avere al mio fianco Alessandro Spoleti (che allena anche i 30 atleti Juniores, tra cui Sara), Alberto Menegazzi (preparatore atletico), Stefano Spagnuolo (medico sociale) e Carlo Chelli. Reputo quest’ultimo un grandissimo motivatore, capace di far divertire i ragazzi quand’è il momento di farlo: è il vero “mental coach” della Nuoto Livorno. Per ora (del gruppo di 12 atleti in prima squadra, ndr) si sono qualificati per gli Europei di Berlino Turrini e Masini Luccetti, più Sara agli Eurojunior di luglio (nei 200 misti). Confido molto nei fondisti Ferretti e Bolzonello, mentre punteremo forte anche all’auspicabile qualifica di Martina De Memme. Il gruppo di atleti e staff è unito. Io sono sì il capo allenatore, ma ognuno porta un contributo ai successi dei ragazzi. I primi attori sono gli atleti, del resto poi in acqua ci vanno loro».