Tecnica del Nuoto.
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Da Budapest a Berlino, passando per una tappa fondamentale: Verona. Andrea Toniato ha un pedigree natatorio molto particolare. Il 23enne di Onara di Tombolo (paese in provincia di Padova famoso per la sua palude) è stata una delle speranze azzurre per la rana, nelle distanze di 50 e 100 metri. Ineccepibile il suo percorso fino alla conclusione di carriera nella categoria Juniores: titoli di categoria a grappoli, tante medaglie tra Europei e Mondiali Junior e un avvenire brillante che lo aveva portato al primo Europeo Senior a Budapest, nel 2010. Poi però, dal 2011, qualcosa si è inceppato: mancanza di motivazioni e difficoltà nel trovare la propria dimensione, ne hanno rallentato la possibile scalata. Almeno fino alla scorsa stagione, in cui è arrivata la svolta. L’inserimento a fine 2012 nel gruppo di lavoro di Tamas Gyertyanffy al Centro Federale di Verona, l’ha “rimesso” sulla vecchia via. Col passare dei mesi, Toniato ha saputo ritrovare lo smalto perduto, complice anche la guida tecnica sapiente di chi ha lanciato un ranista come Fabio Scozzoli.
Il sodalizio con il tecnico ungherese ha riportato dapprima l’atleta veneto in Nazionale maggiore (Giochi del Mediterraneo e Universiadi 2013, dove è tornato a casa con tre argenti individuali e un oro in staffetta), poi alla conquista dei suoi primi titoli italiani “assoluti” (quattro, equamente divisi tra 50 e 100 rana agli Estivi e agli Invernali 2013) e, soprattutto, a vivere un Trofeo Settecolli 2014 da protagonista totale. Proprio allo Stadio del Nuoto di Roma, tre settimane fa, (nella foto d' apertura Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto) ha conquistato la vittoria nei 50 rana. Fin qui nulla di straordinario. Ma il ragazzo tesserato per Fiamme Gialle e Team Veneto ha saputo conquistarsi il pass europeo per i prossimi Campionati a Berlino, nuotando i 50 metri in batteria col tempo di 27’’25 (terzo italiano più veloce di sempre, dopo Scozzoli e quinto crono mondiale stagionale). Automatica così la sua integrazione nel team italiano per l’Europeo, dove si riserva la possibilità di essere tra i più in vista nella distanza più breve della rana. Lui non vuole ammetterlo, perché si professa uno scaramantico “cronico”, ma forse può essere la freccia nascosta nell’arco azzurro, visti anche i dubbi sul possibile recupero pieno del collega ranista Scozzoli, dopo l’infortunio ai legamenti. “Questo” ritrovato Andrea Toniato potrebbe dare soddisfazioni davvero inimmaginabili fino a pochi mesi fa.
Andrea, partiamo dall’ultima soddisfazione del Settecolli. Un risultato eccezionale e qualificazione in tasca. Da quanto la inseguivi?
«Diciamo che con i risultati ottenuti tre settimane fa ho centrato “l’obiettivo” stagionale. Ma durante gli ultimi mesi, sembrava essere già tutto sulla giusta via a parte qualche imprevisto. Però l’ho iniziato a capire all’inizio del mio percorso, nel dicembre scorso, quando sono riuscito a vincere gli Assoluti invernali. Il mio tempo nei 50 era già ottimo (27’’5, ndr) ed ero già molto vicino al limite, sembrava procedere tutto bene nei programmi di avvicinamento verso le qualificazioni. Purtroppo però, ho sbagliato completamente i Primaverili (prima occasione di qualifica per Berlino 2014, ndr) e ho dovuto rincorrere sapendo che il Settecolli sarebbe stato “l’ultima spiaggia”. Per fortuna è andata bene e sono contento: siamo arrivati con la giusta forma e sono riuscito a fare del mio meglio».
Avete dovuto rincorrere, però. Per te è stato problematico prepararsi per arrivare al top della forma in giugno? E questa rincorsa potrebbe condizionare il resto della stagione estiva?
«Non particolarmente. Certo, con Gyertyanffy abbiamo dovuto preparare una manifestazione al massimo tra Assoluti di aprile ed Europei di agosto, non è stato l’ideale. Invece di avere quattro mesi di preparazione piena, abbiamo dovuto intervallarli a metà, scendendo con i carichi per poi risalire subito in avvicinamento agli Internazionali d’Italia a Roma. Per il resto spero e credo che non possa avere ripercussioni particolari. Considerando anche il fatto che sono un velocista e un programma simile può incidere maggiormente su chi nuota le distanze più dai 100 metri in su. E non è il mio caso, quindi non sono molto preoccupato».
Il podio dei 50 rana all'ultimo Settecolli: il sudafricano Giulio Zorzi (argento), Andrea Toniato (oro) e il lituano Giedrius Titenis (bronzo).
Photo Giorgio Scala/Deepbluemedia/Insidefoto
Hai detto che i Primaverili sono stati un incidente di percorso. Cos’è cambiato nel giro di un paio di mesi?
«Ad aprile mi sentivo stanco sia a livello fisico sia mentale. Invece al Settecolli ero più “leggero”. Avevo una diversa determinazione: oltre all’obiettivo del pass da raggiungere, avevo un surplus di motivazione. Dovevo riscattarmi dopo i Campionati italiani andati male. E probabilmente ha inciso molto anche quest’aspetto».
Motivazioni che hanno funzionato alla grande... I 50 del Settecolli nuotati in batteria sono andati al di là delle aspettative: 27’’25 è un crono davvero vicino al record italiano di Scozzoli di 27’’17.
«Il record italiano non è mai abbastanza vicino finché non lo centri, in realtà. Però sono contentissimo lo stesso anche perché è il mio primato personale, considerando anche che l’ho nuotato in mattinata. Poi però non sono riuscito a replicarlo nella finale del pomeriggio: vuoi perché pioveva, vuoi perché ho scaricato parecchia tensione, non mi sono ripetuto. Ho voluto togliermi subito il pensiero del tempo limite. Poi sarebbero entrate in gioco altre variabili in finale: magari ci sarebbero state condizioni meteo molto difficili o altro, quindi i programmi potevano saltare per avvenimenti esterni. Il 50 poi si può ri-spingere in poche ore, senza bisogno di recuperare».
Avete rivisto la gara di Roma, anche col tuo tecnico Gyertyanffy? Cos’ha funzionato al meglio?
«Sono riuscito a prendere bene acqua sin dalle prime bracciate e poi la progressione è stata costante man mano che aumentavo il ritmo. La mia partenza non è stata ottimale, invece. Il resto è andato secondo i piani».
Quindi, leggendo tra le righe, hai fatto 27’’25 pur con una partenza imperfetta. Il che significa aver perso qualche centesimo…
«Effettivamente sì (ride)».
Proviamo a fare delle previsioni, tempi alla mano. Con questo personale, guardando al podio dell’Europeo 2012, saresti da medaglia. Stando all’attualità, detieni il quinto crono mondiale stagionale nei 50 rana. E il terzo a livello europeo. Che ne pensi?
«No, no… Non mi piace parlare di queste cose, lasciamo stare, sono scaramantico! (scherza). Però, se guardiamo ai ranking, è vero: è molto bello. Bello e strano, perché queste classifiche le ho viste sempre dal basso. Ora, leggerle dall’alto e vedere il mio nome tra i primi, mi fa sentire orgoglioso per il lavoro fatto con Tamas (Gyertyanffy, ndr). Ma non è ancora nulla, anche se è gratificante per entrambi.
Eppure, qualche anno fa, fino alle categorie giovanili, sembravi sulla via per concretizzare il tuo exploit anche a livello assoluto. Dal 2011 in poi, le cose non hanno funzionato per il meglio. Cos’è successo?
«Ho avuto un momento di blocco dopo gli Europei 2010. Quando ho finito la scuola Superiore e ho iniziato i doppi allenamenti, c’è stato questo periodo difficile. Poi ho cambiato sedi d’allenamento. Per un anno sono stato a casa mia a Padova, poi a Roma, poi sono tornato in Veneto. Insomma, ero un po’ “sballottato” e non riuscivo a trovare la giusta tranquillità. Probabilmente ha inciso molto questo sulle mie prestazioni. Da ragazzino ero sempre in Nazionale giovanile togliendomi delle belle soddisfazioni, poi tutto d’un tratto le cose non sono andate così bene e mi sono ritrovato fuori dall’azzurro, senza riuscire ad esprimere le tue potenzialità. Ma oggi, dopo aver ritrovato la Nazionale spero di fare ancora meglio».
Andrea Toniato, Fiamme Gialle, festeggia all'arrivo dei 50 rana agli Assoluti Invernali 2013: è campione italiano. Foto Andrea Staccioli / Insidefoto
E poi, a fine 2012 sei arrivato a Verona. Ti alleni al Centro Federale, con gruppo di lavoro di Tamas Gyertyanffy. Quanto ha inciso questa nuova dimensione?
«Molto. Qui a Verona mi trovo benissimo. Dall’allenatore, ai miei compagni, alla città. Ho chiesto alla Federazione di potermi venire ad allenare qui, nell’autunno del 2012. Ha dato il suo ok e oggi mi dà una mano anche a livello economico, aiutandomi in parte con le spese d’affitto. Oltre a farci nuotare in un impianto bellissimo, dove c’è molta disponibilità da parte di tutti. Insomma, è un posto in cui sono tranquillo e sereno. La scelta di venire qui è stata giusta, nonostante le tipologie di allenamento molto diverse rispetto a quelle di prima. Parlano i risultati e dicono che siamo su una strada giusta».
Ad agosto andrai a Berlino, dopo gli Europei di Budapest nel 2010. Che ricordo hai dell’esordio in azzurro ad appena 19 anni?
«È stato bello per me. Nuotai 50 e 100 rana. Ma era un anno particolare. Avevo appena affrontato l’esame di maturità e mi qualificai dopo gli ottimi Campionati estivi di categoria. Non me l’aspettavo assolutamente perché mi allenavo poco per via della scuola. La convocazione è arrivata così, ma è stato difficile riprendere in fretta la condizione per gli Europei. Ma sono tuttora contento di quell’esperienza.
Dopo Universiadi, Giochi del Mediterraneo ed Europei in vasca corta nel 2013, si può dire tu abbia ritrovato stabilmente l’azzurro dopo il 2010. Cosa ne pensi del “gruppo” della Nazionale e dell’importanza di esserne parte?
«Beh, di certo non sono un habitué azzurro degli ultimi anni, ma dall’anno scorso ho sempre trovato un gruppo unito. Non so cosa sia successo a Londra 2012, quando ci sono state un po’ di polemiche, ma per quanto vissuto in prima persona dal 2013, ho notato che trovi sostegno quando vai bene e anche quando vai male. Quindi posso parlarne solo bene. E poi sarò contento di ritrovare anche buona parte dei miei coetanei delle Nazionali Juniores, con cui mi sono sempre trovato molto bene: penso agli Europei Junior 2009, in cui andammo tutti molto bene. Tra l’altro li conosco molto bene, quindi non posso che essere felice per me ma anche per loro».
Il ranista padovano durante i 100 rana alle Universiadi di Kazan (Russia). Photo G. Scala/Insidefoto/Deepbluemedia.eu
Come vedi la competitività della rana in Italia? I tuoi avversari sono Scozzoli, Pesce, Di Lecce e Fossi: il valore dei ranisti italiani nei 50 e 100 è molto alto.
«Avere tanti avversari è stimolante per la concentrazione. Non puoi permetterti di non dare in massimo in gara. Perché in un attimo, anche se sei da podio, puoi ritrovarti quarto o quinto. Soprattutto nella velocità, in cui i centesimi risicati ti costringono a stare tutti molto “stretti”».
E invece cosa pensi dell’ultimo anno, in cui è mancata la presenza di un ranista di riferimento come Scozzoli? La sua assenza potrebbe averti sbloccato nel tuo exploit?
«Non averlo di fianco alle gare è sempre strano, la volta che ti va bene, gli arrivi vicino, ma comunque lui arrivava sempre davanti. Spero che ritorni competitivo al più presto dopo l’infortunio perché è un ragazzo che ha fatto davvero tanto per arrivare tra i primi al mondo. E se l’è meritato tutto il suo successo. Non so se la sua assenza mi abbia sbloccato a livello psicologico, ma sicuramente una volta partiti, in acqua devi andarci te e si dà tutto dall’inizio alla fine indipendentemente da chi gareggia contro di te. Ma penso che questi risultati li avrei fatti lo stesso»
C’è però un obiettivo obbligatorio oltre ai 50 metri. In chiave Rio de Janeiro 2016, dovrai migliorare nella distanza olimpica dei 100?
«Con Tamas ci abbiamo riflettuto. Con un personale di 27’’2 nei 50, nuotare i 100 in 1’00’’72 (quanto nuotato a Roma, al di sopra del limite per Berlino 2014, ndr) è un po’ alto. Abbiamo deciso di lavorare sin da subito per poter aumentare la resistenza e dare maggiore incisività al ritorno. La gara del Settecolli non mi ha soddisfatto molto, ma appena arrivato sì, perché in stagione non ero mai sceso sotto la barriera dell’1’01’’. Poi ho rivalutato la prestazione, anche per via dell’ottimo 50: e mi aspetto di nuotarli più velocemente».
A Verona ti alleni con Giorgetti e Pizzini, duecentisti puri: ti possono dare una mano in chiave 100?
«Sono molto forti. Sicuramente posso stargli vicino e mi può aiutare il confronto per finire bene il 100. È un punto a favore mio, anche in gara, cerco sempre di mettergli la mano davanti in quella distanza».
Sembri ambizioso per il 100. Guardare sempre avanti senza adagiarsi, rispecchia il tuo carattere?
«In genere non mi accontento facilmente. Voglio sempre cercare qualcosina in più che mi può migliorare. Anche se arriva una prestazione eccellente che non mi aspettavo. È molto facile uscire dai giochi, così bisogna mantenere alte motivazione e determinazione».
Sappiamo che ti piace il “rock” vero, adrenalinico. Di solito ascolti un po’ di musica prima delle gare?
«In genere non l’ascolto prima delle gare, ma mi piacciono gruppi come AC/DC e i Sonata Arctica, insomma musica che ti dà la carica. Sempre e solo rock. Di solito rimango tranquillo e in disparte negli ultimi minuti prima della gara, altrimenti non disdegno parlare coi miei compagni per stemperare un po’ la situazione. Ma lo ammetto, di solito accumulo molto la tensione, la sento».
Proprio mentre stiamo per salutare Andrea, quest’ultimo ci interrompe, chiedendo se può ringraziare chi l’ha aiutato nel suo percorso…
«Vorrei approfittarne, adesso, se posso, perché dopo i 50 di Roma ero un po’ preso dall’euforia e dall’agitazione e non l’ho fatto… Ma ci tenevo molto a ringraziare le Fiamme Gialle e il Team Veneto, le mie squadre, la Palladium Management e la FIN, che mi ha permette di stare qui a Verona con Tamas. E ovviamente la mia fidanzata Elisa, che mi supporta e soprattutto mi sopporta da tanto: stiamo insieme da otto anni. Matrimonio? Per il momento è difficile programmarlo, anche se ci penso, ma finché io sono lontano da casa e lei studia, penso sia ancora presto. Ma c’è senz’altro il pensiero nel futuro».