Tecnica del Nuoto.
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La data “X” si fissa lì (per ora): 22 agosto 2014 a Berlino. Ovvero quando la storia sportiva di Luca Leonardi (foto di copertina di Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto) ha finalmente virato verso una svolta che si augurava da tempo. In realtà, però, lo stileliberista specializzato nella velocità ha sin da giovanissimo dato prova delle sue enormi potenzialità. Protagonista della velocità in azzurrino, il 22enne di Milano, è stato parte della generazione ultraveloce – tutta nata tra 1990 e 91 - degli azzurrini protagonisti a Mondiali ed Europei giovanili tra 2008 e 2009. La voce grossa in giro per il mondo – sia a livello individuale sia in staffetta - la facevano nuotatori come lui, Luca Dotto, Marco Orsi, Francesco Donin, Fabio Gimondi e Stefano Pizzamiglio. Tra questi, Dotto e Orsi hanno ben presto confermato la loro eccellenza anche a livello internazionale, tra i Senior. Per Leonardi non è andata – perlomeno in maniera parallela - così. Ha sì continuato a nuotare a livelli ottimi in Italia, ma il salto di qualità all’estero non è mai stato così convincente, nonostante le numerose apparizioni in Nazionale maggiore, soprattutto con la 4x100 stile libero. A livello individuale – complice anche la concorrenza interna degli ex compagni nelle avventure giovanili e di Filippo Magnini – il suo potenziale non ha mai svettato. Almeno fino alla scorsa estate, quando si è fatto prepotentemente conoscere andando sul podio della gara regina agli Europei in Germania: i 100 stile libero. Una medaglia di bronzo dietro specialisti espertissimi e olimpionici come Florent Manaudou, Fabien Gilot, lasciandosi dietro il compagno Luca Dotto e molti altri sprinter ben più affermati. Ma, come ci tiene lui stesso a chiarire, la più grande soddisfazione non è arrivata tanto dalla medaglia, ma dal tempo realizzato in finale. Un 48’’38 che ha abbattuto il suo precedente personale e l’ha portato a diventare il terzo italiano all-time più veloce sulla distanza – dietro a Magnini e Dotto -, ma soprattutto ha colpito con la sua continuità ad alti livelli forse mai raggiunta in carriera. Costanza esplosa proprio a Berlino, dove è riuscito a salire sul podio della 4x100 stile libero mista (oro con Dotto, Galizi e Ferraioli) e nella 4x100 sl maschile di bronzo, assieme ai compagni Dotto, Orsi e Magnini.
Cosa è successo per arrivare a questi livelli? Senz’altro ha inciso in maniera importante l’approdo alla corte di Fabrizio Bastelli al Nuoto Club Azzurra 91. Un trasferimento a Bologna, deciso dopo il flop più grande della sua carriera: la mancata qualificazione per i Giochi Olimpici di Londra 2012. Da lì, due stagioni in crescendo. E l’atleta lombardo – tesserato anche per le Fiamme Oro – ha cambiato decisamente marcia. E forse, da quest’anno le gerarchie dei velocisti azzurri sono equilibrate soprattutto per merito suo. Insomma, Leonardi è un esempio per chi ha delle enormi potenzialità ma che non riesce a esprimerle nei modi e nei tempi previsti. La pazienza, la capacità di mettersi in discussione e il lavoro hanno pagato. Un ragazzo estremamente tranquillo, ma determinato e sicuro di poter migliorare ancora verso il suo obiettivo: continuare ad essere protagonista della velocità da qui a Rio 2016.
Allora Luca, la stagione è finita con tante soddisfazioni piene. Sei pronto per ripartire a pieno regime?
«Abbiamo iniziato intorno al 10 settembre. Due settimane abbondanti di vacanza e si è tornati subito al lavoro. Dapprima però, c’è stato il collegiale ormai classico di ripresa a Saint Vincent. Poi sono tornato a Bologna, dove da tre settimane siamo ormai al lavoro».
Come vedi questa nuova annata? Di certo sembra un po’ diversa rispetto al passato, visti anche i tuoi risultati importantissimi dell’estate. Ti senti di avere un occhio di riguardo ulteriore nei tuoi confronti?
«Fondamentalmente la vedo come tutte le altre. Perlomeno in buona parte. Di certo i risultati ottenuti nel 2014 mi hanno dato senz’altro più consapevolezza e di conseguenza un nuovo incentivo a ricominciare forte, tuttora motivo di uno sprono per una buona base di partenza in vista dei prossimi due anni. Che alla fin fine, saranno i due anni più importanti per la mia carriera che guarda a Rio 2016 può esserci una marcia in più dovuta al fatto che i risultati di questa estate mi abbiano fornito un valore aggiunto, soprattutto a motivazione ».
Hai affermato in altre occasioni, che la soddisfazione maggiore te l’ha data il tuo risultato cronometrico nella finale dei 100 stile libero di Berlino…. Anche dopo più di due mesi, lo confermi?
«Il tempo è quello e rimane lì. Anche la medaglia, certo. Però questa è più relativa sotto molti punti di vista: per esempio è condizionata dalla presenza o meno di determinati avversari oppure dalle sorprese che si possono avere in batteria, con qualcuno incredibilmente fuori dalla finale. Grandi esclusi non ce n’erano eccome dalla finalissima. C’è anche però da dire, che non ho iniziato la scorsa annata con l’obiettivo di prendere una medaglia agli Europei, questo lo ammetto. Ho iniziato dicendo: “mi piacerebbe riuscire a nuotare il 100 facendo un buon tempo”. Ed è arrivato, poi, con la medaglia è giunta una doppia soddisfazione, anche se a quest’ultima pensavo poco».
Questa grande prestazione che ti ha portato al bronzo nei 100: tutto frutto del grande lavoro? A differenza di prima, ha contribuito in maniera decisiva la continuità che hai trovato, in modo particolare proprio a Berlino?
«Da gennaio, fortunatamente è andato tutto per il verso giusto e in crescendo. Anche nei vari trofei e meeting intermedi riuscivo sempre a nuotare al meglio con tempi, sempre intorno al 49’’2-49’’3, considerando che i livelli delle gare non erano “top”. Di solito facevo sempre un secondo circa in più. Nel frattempo acquisivo consapevolezza e pensavo: “se a questo punto della stagione nuoto su questi crono, quando arriverò a scaricare per Berlino, posso scendere ancora di molto”. Così è andata. Erano tutte iniezioni di fiducia a ogni gara. Ha aiutato molto fare tante gare e nuotarle su tempi competitivi».
Luca Leonardi in azione durante i 100 stile libero all'Europeo di Berlino. Photo Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto
Quanto conta il lavoro in allenamento? E cosa è cambiato dalla tua stagione precedente per arrivare a questi livelli?
«Non c’è stata molta differenza. Sono state due stagioni molto intense senza grosse modifiche tra 2013 e 2014. Sicuramente nell’ultimo anno ha inciso anche il fatto di essermi portato dietro il lavoro svolto la stagione precedente. Anche se le preparazioni non sono state uguali, tra quantità di carichi, tipologie di lavoro è rimasto tutto più o meno simile».
Passiamo alla tua decisione di trasferirti a Bologna da Fabrizio Bastelli all’Azzurra 91: è stato difficile lasciare Milano?
«Ne avrei fatto tranquillamente a meno, se avessi avuto la possibilità di trovare a Milano quello che poi ho trovato qui. Di certo non sono scappato da casa mia. C’è stato un insieme di cose che ha contribuito a ciò, in cui ha avuto grande parte la delusione più grande della mia carriera. Ovvero non riuscire a qualificarmi per le Olimpiadi 2012. Allora, assieme al mio compagno di squadra da una vita e anche lui deluso per non essersi qualificato per Londra, Pizzamiglio, abbiamo valutsto la possibilità di ripartire da un nuovo ambiente da zero. Bologna? Conoscevo già Bastelli e il suo gruppo di lavoro e ci interessava. Poi, tra Bologna e Milano non c’è tanta distanza e ogni tanto torno a casa nei weekend con un’oretta di treno: unendo le cose, la decisione non pesa affatto. Certo, la propria casa manca a chiunque, ma non è un problema insormontabile. Non sono scappato, anche col mio vecchio allenatore Beppe Longinotti sono rimasto in ottimi rapporti. Anche lui ha capito questa necessità di cercare altro, anche perché mi conosceva da 10 anni nei quali siamo arrivati in alto grazie anche alla sua guida».
Ha funzionato?
«Beh, per ora non ci lamentiamo (ride)».
Parliamo della tua carriera giovanile tra i velocisti italiani. Il gruppo è cresciuto insieme. Spesso però finivi dietro a Dotto e Orsi. Dopo l’ultimo anno ti senti “risalito” un po’ nelle gerarchie?
«È tutto da vedere. Sì, magari ho fatto risultato quest’estate e sono andato più forte di Luca (Dotto, ndr), ma è stato un episodio. Non mi sento di dire che sono cambiate le gerarchie. Di certo, siamo cresciuti tutti insieme e ci siamo sfidati e conosciuti davvero da tanti anni passati tra Mondiali ed Europei Juniores assieme, ma non solo, penso anche ai Campionati giovanili. L’unica differenza sostanziale è che loro sono esplosi prima nella categoria Seniores. Io ho avuto bisogno di più tempo per diventare molto competitivo dopo aver passato una certa età fino alla Nazionale Assoluta. Ma ripeto, mi vedo al loro stesso livello. Anzi, diciamo che in vasca corta mi sento un pochino più in difficoltà. Ma lavorerò per colmare anche questo gap nei loro confronti. Poi Dotto e Orsi hanno delle grandi qualità nei 50 metri. Sono più velocisti puri rispetto a me. Non mi vedo né davanti né dietro, ma lì con loro. Il percorso iniziato assieme con le giovanili, è ancora parallelo».
Un percorso parallelo che non può che far bene anche alla staffetta veloce. Siete da top?
«Penso che il quartetto della 4x100 stile libero sia di grande valore. Siamo molto compatti per quanto riguarda il nostro valore. Ci può mancare colui che nuota 47’’ da fermo, il cosiddetto “fenomeno”. Quest’estate siamo arrivati terzi, senza però esprimere il massimo. Potevamo andare sicuramente più forte, non lo nascondo. Ma, unitamente a questo, credo che anche Francia e Russia (oro e argento a Berlino, ndr) non hanno espresso il massimo. Quindi un gap tra loro e noi rimane lo stesso. Posso dire, però, che la gerarchia è ancora definita. Possiamo giocarcela con loro, ma c’è bisogno di migliorare per poter dare fastidio».
È un po’ travagliato il cammino di questa staffetta. Grandi interpreti, grandi potenzialità, il salto verso la gloria vi sfugge sempre per poco. Cosa manca, secondo te?
«In parte è spesso accaduto che non riusciamo a essere mai tutti e quattro al cento per cento nello stesso momento. È vero, ma penso che sia da mettere in conto. Il problema è che se non ce n’è uno in forma, non ci possiamo permettere di cambiare un elemento con un quinto o un sesto altrettanto veloce. Le altre Nazioni hanno più scelta. Speriamo in futuro di essere tutti e quattro al 110% perché sappiamo quel che valiamo. Oltre a questo speriamo che qualcuno più giovane ci venga a dare manforte. E in Italia, si vedono dei giovani interessanti».
La premiazione della staffetta 4x100 stile libero italiana, terza agli Europei 2014. Da sinistra, Marco Orsi, Luca Dotto, Luca Leonardi e Filippo Magnini. Photo G. Scala/Deepbluemedia/Inside
Ti piace tenerti aggiornato sull’ambiente natatorio, anche al di là delle tue gare?
«Diciamo che non sono un tifoso incallito del mio sport. Ovviamente so e seguo risultati e avvenimenti più importanti, mi aggiorno e m’informo su ciò che succede e sui tempi di rilievo nel corso delle stagioni. Però non sono tutto il giorno a controllare. E poi, anche se mi perdo qualcosa, diciamo che conta molto il fatto di vivere in un ambito abbastanza circoscritto in cui le notizie girano veloci. Si parla e ci si confronta molto ed è facile venire a conoscenza di ciò che avviene al di fuori».
A proposito di ambiente. L’Azzurra 91 non ha numeri così ampi come team. Questo quanto incide sullo spirito del gruppo. Dal di fuori sembrate molto uniti con uno spirito e un clima positivo?
«All’interno c’è un clima abbastanza rigido quando c’è da allenarsi. Ma il gruppo, e non penso sia l’unico il nostro, e qui ci si trova bene anche a scherzare tra di noi in compagnia senza prendersi così sul serio anche fuori dalla vasca. Stare in piscina è un’occasione per vedersi e avrei tanti aneddoti divertenti da raccontare…. Poi, quando ci alleniamo, e si fa fatica, non si scherza, ma riusciamo comunque a non far diventare un peso il nuoto. In sé è uno sport molto duro, non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Stai sempre in acqua, per due volte al giorno. Non è facile. E avere un contorno un po’ scherzoso ci aiuta. Poi, c’è il nostro “sergente di ferro” (Bastelli, ndr) che ci controlla e ci mette in riga se ce n’è bisogno (ride)».
A proposito di Bastelli. In allenamento la concentrazione è alta, dunque. Lo si deve anche alla sua estrema precisione e meticolosità?
«È molto esigente e presente, nel vero senso della parola. Attentissimo a tutti e ad ogni particolare. E non è che siamo pochi ad essere seguiti da lui, visto che siamo una decina. Non hai scampo e il suo occhio ti segue sempre. È un po’ il “Grande Fratello” della piscina. Questa è una sua proprietà che mi piace molto e forse prima di raggiungerlo a Bologna, mi mancava un po’».
Con te si concentra su qualcosa in particolare?
«C’è sempre qualcosa. All’inizio mi correggeva molto anche sulla nuotata. Ora, dopo due anni di lavoro assieme, è abbastanza soddisfatto sotto quel punto di vista e non mi corregge più di tanto. Però, virate e subacquee sono da migliorare. Ne sono consapevole e lui se ne accorge e sono gli aspetti su cui si lavora maggiormente. Poi, è anche bravo a spronarti ogni giorno, nel caso ti vede un po’ più giù di tono. Oppure ti ricorda tutto, come le gambe agli ultimi metri, se vede che tendi a lasciarti andare. Sono insomma due ore due ore e mezza di input continui al giorno».
Domenica sarai a Genova per il Trofeo Nico Sapio. Andrai a nuotare in Liguria con delle credenziali molto forti (vedi il bronzo europeo in carica) e soprattutto, ritroverai Manaudou, Gilot e Dotto. Praticamente, con te, quattro dei primi cinque classificati nei 100 stile libero di Berlino. Fino a qualche mese fa quanto pensavi alla possibilità di sfidarli da medagliato europeo?
«Se ci mettiamo anche Ryan Lochte, diciamo che di gente di prima fascia ce n’è. Il periodo è quel che è, visto che siamo in fase di carico, ma ci ritroveremo in una bellissima piscina come quella della Sciorba in cui ci sarà tantissima gente a vederci e a tifare. Speriamo di nuotare al meglio. È una grande occasione da portare a casa e da vivere al meglio, per arricchire sempre più la mia esperienza. Gareggiare con questi grandi campioni è sempre un motivo di vanto e un privilegio raro. Di certo, ora mi conoscono sì un po’ di più. E non mi aspettavo di andare così forte a Berlino e automaticamente non pensavo di ritrovarmi i primi dell’Europeo al Sapio. Mi suona anche un po’ strano tuttora».
Sei uscito con tre medaglie in totale da Berlino 2014. È stata la tua migliore manifestazione? Ti sei fatto un regalo dopo un Europeo così fortunato?
«Ho fatto delle vacanze molto tranquille e ancora ci sto pensando a un regalo da farmi. Ho qualche idea, ma non ha ancora niente di ufficiale. C’è stato poco tempo di vacanza, per mia scelta. Ci siamo incrociati giusto qualche giorno con la mia ragazza Martina (Martina Carraro, ranista anche lei tesserata per l’Azzurra 91, ndr): lei ha iniziato cinque giorni dopo la fine degli impegni miei a Berlino. Non c’era nemmeno molto tempo per organizzarsi assieme. Troveremo il tempo».
Allora, forse, sarebbe meglio aspettare qualche stagione per prendersi una vacanza di lungo periodo? Visti gli importanti impegni estivi nei prossimi due anni…
«Forse sì. Aspettiamo di finire in bellezza col 2016 e ne riparliamo. Aspetto Rio, perché la delusione di non esserci stato a Londra 2012 è stata enorme e voglio riscattarmi. Poi, nel corso di questo quadriennio partito due anni fa, mi sono detto: “quello che viene, viene” e per ora il bottino c’è già. Ma assolutamente non mi voglio adagiare su questi risultati per arrivare nel 2016 cancellando la delusione di due anni fa. Avrò 25 anni e l’età sarà giusta, ma tocchiamo ferro e facciamo tutti gli scongiuri. Ma cercheremo di esserci ed essere protagonisti a Rio, raccogliendo il più possibile negli anni di mezzo, 2015 e Mondiali compresi».