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Nuoto

Intervista a Fabio Scozzoli

Scozzoli e la sua rincorsa verso il top: “Ho cambiato tanto, ma voglia e motivazioni sono sempre alte”

Fabio Scozzoli non vuole più rimanere indietro. Il plurititolato ranista azzurro ha passato le ultime stagioni alle prese con sconfitte pesanti – vedi Londra 2012 -, un grave infortunio al ginocchio e alcuni cambi di allenatori. Svolte che hanno segnato l’animo del 26enne romagnolo e, purtroppo, anche le sue prestazioni. Oggi Fabio è alla ricerca di un pass per i Mondiali di Kazan, tappa essenziale per cercare la rivincita olimpica tra un anno.

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Fabio Scozzoli ITA Italy

Una rincorsa infinita. Fabio Scozzoli vuole tornare quello che fino a due anni fa era indiscutibilmente il miglior ranista italiano e uno dei più grandi interpreti al mondo su 50 e 100 metri. Il primatista nazionale su entrambe le distanze – sia in vasca lunga sia in corta – però, viene da un paio di stagioni sicuramente complicate. Dopo il flop incassato nella finale olimpica di Londra 2012 – settimo nei 100 sui quali aveva ambizioni da medaglia “pesante”, a seguito del doppio argento individuale nel Mondiale dell’anno precedente –  e negli ultimi Campionati iridati di Barcellona – dove fu quinto a 5 centesimi dal bronzo del brasiliano Lima - il forlivese (in copertina nella foto di Giorgio Scala/ Deepbluemedia/ Insidefotoha dovuto combattere contro un infortunio complicato subìto a settembre del 2013: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Uno stop che ne ha inevitabilmente condizionato la preparazione in vista del ciclo olimpico che culminerà tra poco più di un anno a Rio de Janeiro . In Brasile, il 26enne vuole esserci per saldare il conto di una gara maledetta nella capitale britannica, l’ora del ko se l’è tatuata sul corpo per non dimenticarla.

Ma la strada è in salita. Le prestazioni tardano ad arrivare così come il pass per l’importante tappa di avvicinamento costituita dai Mondiali di Kazan (2-9 agosto). Per lui, tuttavia, la porta iridata non si è ancora chiusa. Così come ha più volte ribadito il c.t. italiano Cesare Butini, sia dopo degli Assoluti Primaverili in cui Scozzoli non è arrivato in condizioni fisiche e muscolari non ottimali, sia dopo il Trofeo Settecolli dello scorso fine settimana, nonostante il primato stagionale sui 100 rana (1’00’’89) che lo ha fatto balzare al primo posto nel ranking dei nuotatori italiani sulla distanza nel 2015. Troppo poco per un atleta che in carriera ha nuotato per ben 11 volte sotto il minuto. Gli unici sussulti post-crack sono arrivati a Singapore nel settembre scorso – 1’00’’37 – e agli Assoluti Estivi del 2014 – 1’00’’65 -, tant’è che il ranista tesserato per Centro Sportivo Esercito e Imolanuoto preferì “saltare” gli Europei 2014 per mancanza di competitività da oro.

Due anni travagliati, in cerca di una stabilità prestativa che fatica a consolidarsi. Dall’addio al Centro Federale di Verona e al suo mentore– con lui arrivarono due argenti mondiali e due ori, un argento e un bronzo europei tra 2010 e 2012 e un oro mondiale in vasca corta nel 2012 – Tamas Gyertyanffy. Dopo la separazione, il ritorno a casa – all’Imolanuoto – con lo storico assistente del tecnico magiaro, Cesare Casella. Poi, l’infortunio e la decisione di cambiare tutto e trovare nuovi stimoli a Graz (Austria), alla corte del tecnico tedesco Dirk Lange, già allenatore del campione olimpico in carica sui 100, il sudafricano Cameron van der Burgh e di altri ranisti di altissimo livello. Ha ricominciato Scozzoli, con nuovi stimoli e nuove metodologie in un contesto che è tuttora davvero stimolante. Inoltre, mettersi in discussione è equivalso a scoprire piccoli errori tecnici da correggere. Vero, non è facile adattarsi alla soglia dei 27 anni, così come ci ha spiegato in quest’intervista realizzata dopo gli impegni “italiani” della scorsa settimana tra Roma e la Swimming Cup di Milano e Torino. Ma l’ottimismo, la voglia di mettersi in discussione, la consapevolezza e l’entusiasmo del forlivese non sembrano affatto affievoliti. E la speranza di poter rivedere presto la sua cuffia in un testa a testa tra quelle dei big del resto del mondo – se non sarà ai Mondiali 2015, dovrà essere per forza a Rio – è sempre più forte che mai.

 

Fabio Scozzoli  ITA ItalyFabio Scozzoli durante il 52° Trofeo Settecolli. Photo Diego Montano/Deepbluemedia/Insidefoto.

 

Fabio a che punto è la tua condizione generale a questo punto cruciale della stagione?

«Sono in miglioramento. È questo è importante, anzi è sempre importante. Il lavoro man mano si sta assimilando e quindi questo è sempre un buon segno per il finale di stagione. In relazione alla novità di attività che ho impostato in questo periodo, dico che ci può stare un periodo di adattamento dovuto a questa assimilazione di metodo».

Dopo le ultime gare hai parlato della necessità di lavorare su alcuni cambiamenti tecnici? A cosa si riferiscono?

«Ci sono stati un po’ di piccoli errori che ho instaurato nel corso dell’ultima stagione. Errori arrivati probabilmente a livello inconscio nello stile di nuotata. Di queste imprecisioni nessuno se n’era accorto in precedenza. In realtà non è e non è stata un’operazione semplice, venire a scoprire queste cose. In questo senso, mi è servito anche stare un po’ in Italia, seguito da Cesare Casella. Però certi errori si sono instaurati e non ce ne siamo accorti e me li sono portati dietro almeno fino agli Assoluti Primaverili di aprile nel quale avevo verticalizzato tanto la nuotata».

E così avete iniziato a occuparvi di questi particolari…

«Da quel momento siamo intervenuti per perfezionare la situazione. Infatti i tempi sono migliorati significativamente, ma diciamo che ora come ora la mia gambata non è ancora molto efficace. Forse è dovuto a un rallentamento dopo il tanto lavoro fatto in palestra. Lavoro svolto in maniera consistente tra gli Assoluti e il Settecolli, perché ad aprile ero davvero magrolino a livello muscolare ed ero conscio di non essere in buone condizioni allora. Può darsi che abbia aumentato di forza, ma non ancora di potenza e di velocità. Le gambe non seguono la bracciata e non mi ritrovo con un tempismo ottimale. E nella rana è un particolare determinante. E adesso cercheremo di farci più attenzione e da qui alla fine della stagione non si può che migliorare».

Ultimamente i segnali positivi sono arrivati più dal 50 o dal 100?

«A oggi, il 50 è il mio problema più grande. Da qui derivano i problemi anche nel 100. Al Settecolli ho nuotato 27’’89 che mi ha completamente deluso. Partendo con un 50 così, il 100, di conseguenza, non poteva essere che da 1’00’’8: non mi potevo aspettare molto di meglio. Anche perché il mio miglior 100 deriva sempre dalla velocità e non dalla resistenza. Quindi finché nei 50 non ritrovò competitività sarà molto difficile puntare ai miei migliori crono intorno ai 59 secondi. Ciò nonostante io non sono di certo amareggiato».

Com’è cambiata la situazione da quando hai deciso di andare a Graz a oggi?

«In realtà non avevo assolutamente idea di quanto tempo ci sarebbe dovuto per assimilare il lavoro. Nella vasca corta sono partito subito molto bene, il responso l’ho avuto anche ai Mondiali di Doha, quando a dicembre sono arrivato quinto nei 50 metri. Però posso dire che in quel caso furono determinanti la mia partenza e la mia virata. Questo poi si è visto in lunga dove sono emersi i problemi di nuotata, laddove c’è molto più da nuotare e quindi diciamo che mi aspettavo un adattamento più veloce. Sono conscio di ciò, anche perché oggi non ho più 16 anni ma ne ho 26: e l’ultima volta che ho cambiato tipologie di allenamento risale proprio a dieci anni fa e mi adattai subito. Col passare del tempo il corpo non è più così reattivo».

In tutto questo, colpisce la tua inattaccabile serenità. Perché le ultime due stagioni sono state le più difficili della carriera.

«Perché ci sono stati dei segnali nel mezzo che mi hanno fatto capire di valere ancora quello che valevo prima dell’infortunio ai legamenti. Avevo nuotato 60’’3 a Singapore a settembre 2014. E infatti pensavo che da lì in poi sarebbe stato tutto in discesa. In realtà non è stato così. Cambiare metodo ha inciso tanto sulle prestazioni, non pensavo fosse così complicato. Però sono dell’idea in cui si arriva a un certo punto e si deve cambiare. Fare sempre le stesse cose non è garanzia di miglioramento. E il corpo si può dire che a un certo punto sia assuefatto e gli allenamenti non fanno più effetto se si fanno solo più chilometri in vasca o più chili in palestra. Serve cambiare e trovare stimoli. Io l’ho fatto e spero che quest’ultimo reagisca finalmente».

La rincorsa a una convocazione per i Mondiali di Kazan va avanti? Quali saranno i prossimi impegni?

«Dopo una settimana di ripresa a Graz, farò il meeting di Treviso in questo fine settimana: dall’Austria è una trasferta abbastanza comoda e ci muoveremo con tutto il gruppo di lavoro di Lange. Poi ci sarà un altro appuntamento importante come gli Open di Francia a Vichy – decisivo per completare la selezione italiana al Mondiale - nel primo weekend di luglio. E tornerò in Italia e poi, a quel punto, spero di essere impegnato nel ritiro pre-Mondiali. Io mi farò trovare pronto per quel periodo lì, posso solo dire questo».

A propostito del tuo gruppo di allenamento e soprattutto di Cameron van der Burgh. Com’è allenarsi con lui nella DLP-Project di Dirk Lange?

«Lo consiglierei a chiunque perché Cameron è professionale, ma al tempo stesso è una persona davvero divertente. Con lui si scherza molto, ma poi, quando c’è da spingere e da lavorare sodo, lui lo fa. Parla moltissimo ed è una persona spassosa. Quest’anno purtroppo non abbiamo avuto moltissime occasioni per lavorare insieme. Ma sicuramente nel 2016 avremo più tempo per prepararci assieme, anche perché sicuramente nell’anno olimpico gareggerà molto di più in Europa, visto che in Sudafrica non ci sono molte competizioni».

 

Cameron Van Der Burgh RSA, Fabio Scozzoli Italia Men's 50m Breaststroke Sopra, da sinistra, Cameron van der Burgh e Fabio Scozzoli avversari durante i Mondiali del 2013 di Barcellona. Photo Andrea Staccioli/Insidefoto.

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