Tecnica del Nuoto.
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26 Agosto 2007, 40° edizione della “Traversata” Storica di Viareggio, 1° posto femminile e 10° complessivo per un'atleta di appena 11 anni: Diletta Carli. D'accordo, la partecipazione del gentil sesso alla manifestazione non fu memorabile, ma per una nuotatrice così “piccina” sarebbe stato un successo anche soltanto terminare la prova (consistente in poco meno di 2 km di nuoto in mare). Diletta osò inserirsi in un gruppetto di maschi ed ottenne l'oro assoluto femminile. Eccezionale.
Tra gli uomini la gara fu dominata da Nicolò Beni, non proprio un nome sconosciuto per gli appassionati di nuoto, mentre la Carli si trovò ad ereditare lo scettro di Melissa Pasquali, che l'anno precedente aveva centrato la prima piazza, mettendo in fila pure la concorrenza maschile. In sostanza, la giovanissima viareggina, ancor prima di concludere il percorso tra gli “esordienti”, già iniziava a mostrare le stigmate della campionessa predestinata.
Affacciatasi alla categoria “ragazzi” Diletta non tardò ad esprimere il proprio talento. Alla prima occasione utile, i Campionati Italiani Giovanili Invernali, l'atleta toscana vinse 5 ori individuali (100, 200, 400, 800 stile libero e 100 farfalla). La prima vera svolta della sua carriera giunse però l'anno seguente. In Aprile migliorò lo storico record (datato 1984) dei 400 sl di Monica Olmi, poi, in occasione dei Campionati Italiani Giovanili Estivi, ritoccò tale primato (4:16.44) e fece proprio anche il record dei 200 sl (2:02.77), cancellando dall'Albo il nome di Federica Pellegrini (2:03.22).
A dispetto delle grandi aspettative che si stavano creando attorno alla sua persona, Diletta non si montò la testa, continuando a lavorare con grande determinazione. Nel 2012, così, la nuotatrice viareggina, appena sedicenne, riuscì a togliersi delle enormi soddisfazioni. A fine maggio, assieme ad Alice Mizzau, Alice Nesti e Federica Pellegrini, salì sul tetto d'Europa con la staffetta 4x200 stile libero. Ad inizio luglio, ai Campionati Europei Giovanili di Anversa, oltre ad ottenere due secondi posti (200 sl e 4x200 sl) si aggiudicò la medaglia d'oro nei 400 sl, realizzando un tempo sensazionale, 4:09.36, tuttora record italiano della categoria juniores ad appena 4 decimi (4:08.91) dal primato “cadetto” della Pellegrini. L'unico parziale rimpianto di quell'estate è riconducibile alle Olimpiadi di Londra, in quanto le azzurre della 4x200, dopo aver ben figurato in batteria, non riuscirono a ripetersi in finale. Ad ogni modo, per la giovanissima toscana la partecipazione olimpica rappresentò un passo ulteriore verso la maturità agonistica.
La stagione seguente, al contrario, non può dirsi propriamente felice. La preparazione invernale, in realtà, era stata più che buona, tanto che Diletta, in vasca corta, realizzò i suoi primati personali nei 200, 400, 800 sl, centrando la finale ai Campionati Europei in tutte e tre le distanze, e partecipando pure ai Mondiali di Istanbul. Agli Assoluti Primaverili, però, la Carli dovette far fronte ad una cocente delusione. Già alla viglia dell'appuntamento più importante della stagione avvertiva una strana stanchezza e quella sensazione non la abbandonò nemmeno in gara, impedendole di conquistare la qualificazione mondiale. Poco dopo, fatte tutte le analisi del caso, seppe di aver contratto la mononucleosi. La viareggina si rimise a lavorare a testa bassa e guadagnò la convocazione per Barcellona in virtù delle convincenti prestazioni realizzate al Sette Colli. La buona condizione fisica, tuttavia, scomparve nuovamente e l'esperienza spagnola fu tutt'altro che positiva. Diletta, a quel punto, avrebbe voluto staccare e cercare di recuperare le energie mentali, ma decise di onorare interamente gli impegni natatori. La scelta si dimostrò quanto mai azzeccata, giacché – a fine agosto – ai Campionati Mondiali Giovanili la Carli sbaragliò la concorrenza e vinse l'oro nei 200 stile libero, portando il proprio limite a 1:58.94. È vero, non tutti i migliori atleti del pianeta partecipano a tali manifestazioni (si pensi, ad esempio, a Katie Ledecky), ma ciò non rende meno prezioso il metallo che si è messa al collo.
La passata stagione, invece, alla luce dell'assenza di competizioni di rilievo mondiale, è stata vissuta senza particolari pressioni e ha consentito a Diletta di riflettere ed effettuare esperimenti in prospettiva futura. A dispetto dell'oro europeo (ottenuto nuotando la batteria della 4x200) i riscontri cronometrici non sono stati esaltanti, specialmente quelli relativi ai 100 e 200 metri, ma ciò dipende anche dai nuovi metodi di allenamento, che hanno privilegiato i 400 e soprattutto gli 800 metri, disciplina in cui si è notato un gran progresso. La nuova strategia era stata concordata dallo storico tecnico della Carli, Adolfo Buonaccorsi, e da colui che ne sarebbe diventato il nuovo mentore, Stefano Morini. La giovane toscana, però, si è presto resa conto che non fosse facile conciliare gli allenamenti a Viareggio con le trasferte ad Ostia e così, nonostante la giovane età ed un percorso di studi liceali non ancora concluso, ha preso la difficile decisione di trasferirsi. È proprio in virtù di questa coraggiosa scelta che, ai nostri microfoni, abbiamo la rivelazione del 2015, campionessa italiana (primaverile) degli 800, vice-campionessa dei 400, che rappresenterà l'Italia a Kazan in quest'ultima disciplina e sarà parte della staffetta 4x200 sl.
Diletta, ti va di parlarci del tuo recente trasferimento? «Certamente. Credo che, prima o poi, per tutti arrivi un momento nella vita in cui non ci si sente totalmente soddisfatti. A quel punto o ci si “accontenta” o si deve compiere scelte radicali, ed io ho sempre avuto una certa difficoltà ad accontentarmi. In tutto ciò che faccio aspiro al massimo del possibile; posso fallire, certo, ma non voglio lasciare niente di intentato».
Quali erano, concretamente, gli ostacoli che impedivano la tua crescita sportiva a Viareggio? «Non parlerei proprio di “ostacoli”. Diciamo che c'erano delle condizioni che la rendevano più difficile. In primo luogo l'assenza di una piscina da 50 metri, ma anche la mancanza di un confronto quotidiano con altre atlete della nazionale. Durante i collegiali mi sono accorta di aver qualcosa in più da dare, ma è complicato farlo senza gli stimoli adeguati. Così ho “dovuto”, ma ancor prima ho “voluto” fare questo passo, per me e per la mia carriera. E sono molto riconoscente alla Federazione, oltre che alla Tirrenica Nuoto e al Gruppo Sportivo Fiamme Oro, per avermi dato questa possibilità».
Ad Ostia come è stata l'accoglienza? Ti sei trovata bene? Hai nostalgia della tua città? «Molto bene. Si sono dimostrati tutti molto disponibili con me. Per adesso, direi che si tratti del clima ideale in cui allenarsi e vivere. Già conoscevo molto degli atleti che si allenano al Centro Federale ed ora abbiamo cementato la nostra amicizia. Qualche volta, è ovvio, sento la mancanza di casa, della mia famiglia e dei miei amici, però ammetto di essere andata via anche per avere i miei spazi e la mia indipendenza ed in fondo Viareggio non è così lontana. Quando mi è possibile ci torno più che volentieri».
Che cosa puoi dirci dei nuovi allenamenti? C'è qualche dettaglio tecnico su cui lavori in particolare? «Tecnicamente non credo di aver cambiato moltissimo, però sento ti aver ritrovato la “mia” nuotata, cosa che negli ultimi due anni non era stata affatto scontata. Per quanto riguarda gli allenamenti, noto di aver aumentato la mole di lavoro, sia in palestra che in acqua, e probabilmente questo mi ha aiutato ad acquisire una maggiore resistenza».
A questo proposito, quali sono le distanze che prediligi? Storicamente hai oscillato tra i 200 e i 400, ma adesso sei campionessa italiana degli 800. Credi che il tuo nuovo tecnico ti convincerà a nuotare anche i 1500? «Mentirei se dicessi che gli 800 li sento già totalmente miei. Sono ancora molto legata ai 400, che grazie alla prestazione del Sette Colli nuoterò a Kazan, e ai 200, importanti anche in ottica staffetta. Gli 800 sono stati una piacevole sorpresa, mentre il miglio... convinta o meno temo che il Moro (Stefano Morini, ndr) me li farà quantomeno provare. D'altronde si sa quanto gli piacciano le lunghe distanze e cercherà di plagiarmi! (scherza)».
Dando un'occhiata ai tuoi personali si nota che, ai 100, hai un personale superiore ai 57 secondi. Credi che questo possa compromettere la tua competitività nella doppia distanza? «Sì, temo che alla lunga questo possa diventare un problema. Per questo motivo è mio obiettivo personale incrementare i lavori di velocità. Ne ho parlato con il mio allenatore e credo che, nonostante la sua passione per il mezzo-fondo, riusciremo a raggiungere un compresso».
Al Sette Colli, nei 400 metri, hai realizzato una prestazione strabiliante (4:05.49), con una chiusura addirittura al di sotto dei 60''. Il finale velocissimo è senz'altro una tua caratteristica distintiva, e spesso (come ai Mondiali Giovanili di Dubai) ti ha aiutato a trionfare sulle avversarie, ma qualcuno ritiene che con una distribuzione di gara più equilibrata potresti fare persino meglio. Cosa ne pensi? «Credo che non sia una considerazione infondata. I miei allenatori, i miei amici e parenti mi dicono spesso che li faccio stare con il fiato sospeso fino alla fine. Così anche io ho fatto un po' di sana autocritica e mi sono domandata se avessero ragione a chiedermi una condotta più audace. In realtà, però, come mi ha spiegato Ivo Ferretti, l'esperto di biomeccanica, la mia accelerazione finale dipende dall'incremento del lavoro delle gambe, che mi danno un gran beneficio, ma che non sarei in grado di sostenere per tutta la gara. Perciò... mi dispiace per gli spettatori, ma temo che dovranno abituarsi a questo clima di suspense! (ride)».
Passando a tutt'altro argomento, abbiamo scoperto che tieni molto anche allo studio. Non solo, nel 2013, in virtù di una media scolastica assai elevata, sei stata una delle cinque vincitrici del concorso nazionale “Donna Sport – l'atleta più brava a scuola”. Adesso che hai conseguito la maturità intendi continuare la tua formazione? «Mi piacerebbe molto. Non nascondo che lo studio sia una parte importante della mia vita. Purtroppo però il “sistema italiano” non agevola affatto la conciliazione tra sport e università. Avrei voluto coronare un sogno ed iscrivermi ad ingegneria genetica, ma lì è prevista la frequenza obbligatoria. Dispiace. Ma non intendo arrendermi. Non voglio rinunciare al nuoto o allo studio, perciò sceglierò una facoltà che mi consenta di portare avanti entrambe le cose».
Hai indubbiamente una serietà rara tra le due coetanee, ma avrai anche tu dei momenti di svago. Che cosa ti piace fare nel tempo libero? «Sicuro. La musica mi aiuta molto, sia per recuperare le energie che per darmi la carica. E non appena posso, mi metto comoda a guardare un bel film. Quando invece non sono stanca, e siamo distanti dagli impegni di nuoto, mi piace andare a ballare. Ma devo essere onesta, non sono molto capace! (scherza)».
Prima di salutarti, potresti regalarci un tuo pronostico sulle possibilità della 4x200 ai Mondiali e sulle tue presenti e future ambizioni personali sui 400? «Credo di non far torto a nessuno dicendo che gli Stati Uniti al momento sono irraggiungibili. Alle loro spalle però può succeder di tutto. Le australiane avrebbero ancora un certo margine su di noi, ma viste le loro importanti assenze potremmo provare ad avvicinarle. Le olandesi, questo inverno, sono state magnifiche in vasca da 25, ma in vasca lunga è un'altra storia. Dovremo piuttosto stare attente alle cinesi, che pur cambiando spesso le staffettiste rimangono sempre molto pericolose. In definitiva, il podio non è impossibile da raggiungere, ma dovremo dare il massimo. Sui miei 400... riguardo a Kazan preferirei glissare. Credo di aver ancora molto da dimostrare, in primo luogo a me stessa. In Russia spero di trovare le conferme che cerco, mentre a Rio... proverò, con tutte le mie forze, ad accedere alla finale».
Le fotografie sono di Giorgio Scala e Rita Pannunzi/Deepblemedia.eu-Inside.com