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IL CASO – Il ciclista vincitore di sette Giri di Francia confessa il suo Doping in tv

Lance ARMSTRONG cinico, baro e reo confesso

Il Doping? “Naturale, come l’aria nelle gomme e l’acqua nella borraccia”.

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Durante il talk show da Oprah Winfrey l’americano ha ammesso di essersi dopato continuativamente. Il CIO gli ha subito tolto  la medaglia bronzo vinta a Sydney 2000. Servirà questo provvedimento retroattivo a riaprire il dossier del doping sistematico delle nuotatrici della Germania Est, e a fargli togliere le medaglie vinte con l’imbroglio?

 

Lance Armstrong, 41 anni, vincitore di sette giri di Francia, ha confessato.

Dopo aver negato i suoi misfatti in ogni altra sede, il grande ciclista americano ha ammesso di essersi dopato sistematicamente durante il periodo in cui ha vinto i giri di Francia, fino al 2005, grazie anche a un cocktail di sostanze – epo, testosterone, emotrasfusioni – capaci di aumentare la quantità di ossigeno nel sangue.

Perché l’ha fatto ora, davanti all’audience vastissimo di un talk show televisivo molto popolare, quello di Oprah Winfrey, e non prima nelle anguste ma più istituzionali aule dei tribunali sportivi?

Le ragioni, si specula, sono principalmente due: la prima per soldi - non sarebbe andato a fare le sue ammissioni in tv gratis: il deal si suppone ispirato da un “do ut des”: confessi durante il talk show, fai aumentare il rating e incassi un bel po’ di soldi; la seconda per scongiurare la radiazione a vita, peraltro già inflittagli, e iniziare una nuova carriera nel triathlon.

Armstrong aveva sempre negato di avere fatto uso di doping. Aveva persino dichiarato che avrebbe negato fino alla morte. Aveva negato anche nel 1999, quando risultò positivo per un corticosteroide: trovò la giustificazione e la passò liscia.

Aveva negato anche dopo che lo scorso ottobre l’USADA (la US Anti Doping Agency, l’Agenzia americana anti-doping) aveva pubblicato un rapporto dove i suoi misfatti erano, finalmente, documentati.

Poi la decisione di confessare “coram populo”. Una decisione sofferta che, peraltro, sembra non avergli portato gran che bene. Infatti, la schiera degli sponsor, che avevano cominciato ad abbandonarlo già a ottobre, si è infoltita mentre una società texana, la SCA Promotions, che gli aveva procurato sensibili introiti nella prima metà degli anni duemila (dopo che Armstrong aveva dichiarato sotto giuramento di essere pulito) ha annunciato di volergli chiedere la restituzione di 12 milioni di dollari! Il giornale inglese “Sunday Times” gli ha già fatto causa per un milione di sterline.

Davanti al pubblico televisivo Armstrong ha sostenuto di essersi dopato per mettersi alla pari con gli avversari. Il doping fa parte della cultura (?) del ciclismo, ha detto; “non avevo scelta, e non ho mai pensato di imbrogliare”. Per lui “assumere quelle sostanze era naturale, come pompare aria nelle gomme e mettere acqua nelle borracce”. Legittima difesa? Boh!

Armstrong ha sostenuto che il doping nel ciclismo è endemico. Sarà vero? Lo fanno tutti? Certo che no, ma tanti si; persino, si sussurra, nelle categorie giovanili. Del resto ci fu un’epoca, assai lontana, in cui l’abilità di doparsi era addirittura lodata dai cronisti: la vittoria ottenuta grazie alla “bomba” preparata con efficacia e presa al momento giusto non era criticata, tutt’altro.

Sul piano sportivo la conseguenza più immediata della sua confessione è stato il ritiro della medaglia di bronzo che egli aveva vinto alle Olimpiadi di Sydney, nel 2000. Il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ha preso la decisione il 17 gennaio e segue quella dell’ UCI (Unione Ciclistica Internazionale) che, dopo il rapporto dell’ USADA, lo aveva squalificato dall’ordine di arrivo dei sette giri di Francia da lui vinti e radiato a vita.

Da tempo il CIO sembra determinato nel volere combattere il doping con le armi a sua disposizione. Secondo gli addetti ai lavori anche il baseball, altro sport inquinato dal doping, è stato escluso dal programma delle Olimpiadi proprio per questa finalità.

Ora c’è chi spera che il CIO voglia riaprire il “Dossier Nuoto” relativo all’ampiamente documentato doping di stato delle nuotatrici delle Germania Est. Le “valchirie” della DDR avevano fatto incetta di medaglie olimpiche (ma anche mondiali ed europee) dal 1972 (Monaco) al 1988 (Seul). A Monaco fra le nuotatrici maggiormente danneggiate c’era Novella Calligaris. A Seul la nuotatrice in copertina fu Kristin Otto.

Invero, tale riapertura appare assai poco probabile, per più ragioni: il tanto tempo passato, la mancanza di confessioni vere da parte della maggior parte delle protagoniste (molta reticenza, poche ammissioni) e il fatto che, mentre nel caso di Armstrong è stato abbastanza agevole togliere la medaglia di bronzo senza necessità di riassegnarla, alle valchirie andrebbero tolte medaglie di ogni colore, soprattutto d’oro, con la necessità di dovere rifare numerosi podi e riscrivere la storia di quattro Olimpiadi (1972, 1976, 1980 e 1988; non quelle del 1984, a Los Angeles, che furono boicottate dal blocco dell’Est).  

 

 

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