Direttore Responsabile: Camillo Cametti

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AUSTRALIA ANCORA NEI GUAI

I Canguri ci insegneranno qualcosa?

Puniti i nuotatori che hanno infranto regole e/o codice etico vengono puniti. Tagliati i fondi a Ian Thorpe, desaparecido. Costituito un Integrity Panel. Nuovo approccio e – dopo i ritiri di Jones, Lenton, Rice e Schipper – squadra femminile da rinnovare.

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AUS Staffettisti in conf. stampa

Gli staffettisti australiani durante la conferenza stampa di "pentimento"

A Londra 2012 nel nuoto l’Australia ha vinto “soltanto” 10 medaglie, “appena” una d’oro. Un delusione indicibile per l’appassionato pubblico australiano, per il governo, per il Comitato Olimpico e per la federazione (Swimming Australia). Uno smacco insopportabile che ha originato dimissioni, commissioni di inchiesta, accuse ai dirigenti tecnici della squadra e agli allenatori e accuse ai nuotatori.

Come sappiamo, sul banco degli imputati sono finiti i componenti della staffetta 4x100 stile libero maschile, che ambiva alla medaglia d’oro ed è invece rimasta fuori dal podio. Maggior imputato, manco a dirlo, proprio il migliore di loro, James Magnussen, considerato deludente anche sul piano individuale, pur avendo vinto l’ argento nei 100m stile libero (oltre al bronzo con la staffetta 4x100m mista).

James Magnussen

James Magnussen

Recentemente abbiamo già raccontato questa storia. Ora dobbiamo aggiornarla. Per cominciare, la nuotatrice Jade Neilsen ha accusato tre componenti della staffetta in questione – lo stesso Magnussen, Roberts e la riserva McEvoy - di comportamenti inappropriati durante il collegiale pre-olimpico di Manchester. Quali? Telefonate moleste, schiamazzi, bussi alle porte delle camere durante la notte.

AUS - Jade Neilsen

Jade Neilsen

Dawn Fraser, icona del nuoto australiano, non ha perso tempo e ha chiesto per gli “imputati” una sanzione severa, addirittura la squalifica a vita.

Craig Phillips, segretario generale del Comitato Olimpico Australiano, ha minacciato il possibile taglio dei fondi, non soltanto ai colpevoli ma addirittura a tutto il nuoto australiano.

Probabilmente ciò non accadrà, anche perché Swimming Australia ha deciso di costituire una nuova commissione con il compito di vigilare sull’integrità morale della squadra, degli atleti e dei tecnici (Swimming Australia Integrity Panel) ed ha chiamato a presiederla una stimata personalità al di fuori dell’ambiente, Peter McGrath, già chairman della federazione australiana di Rugby a XV (Australian Rugby Union).

AUS - Peter McGrath

Peter McGrath

Questa misura, il dichiarato pentimento di Magnussen e degli altri componenti la staffetta (lo hanno fatto nel corso di una conferenza stampa) e il fatto che lo Stilnox non fosse una sostanza proibita per la WADA potrebbe essere sufficienti a placare coloro che sarebbero disposti a tagliarsi gli attributi pur di fare un dispetto alla moglie: tagliare i fondi e prendere ancora meno medaglie è una prospettiva che non piace a molti in Australia.

A proposito, secondo Magnussen l’ assunzione dello Stilnox non avrebbe recato nessun beneficio in termini di prestazione. E’ un’affermazione credibile. Infatti all’atleta si imputa proprio il contrario.

Resta il fatto che in Australia i nuotatori che infrangono le regole e/o il codice etico vengono puniti. In Italia continuerà a prevalere il buonismo?

Su un altro fronte si apprende che l’AOL ha tagliato i fondi – circa 80.000 dollari australiani – a Ian Thorpe. Dopo il fallito tentativo di qualificarsi per l’Olimpiade di Londra l’ex campione aveva dichiarato di volere provare a qualificarsi per i Mondiali di Barcellona 2013. Ma Thorpe, per l’Head Coach Leigh Nugent (foto in alto), è un desaparecido: “Sono sei mesi che non lo sento, e non so nemmeno dove sia”. Di qui la scure sul finanziamento ad personam finora garantitogli. Intanto la sua immagine come icona gay è stata vista sui media di tutto il mondo.

In aggiunta agli altri guai l’Australia dovrà profondamente rinnovare la sua squadra femminile per l’attuale quadriennio olimpico. Infatti non potrà più contare su quel poker di formidabili nuotatrici – Leisel Jones, Libby Lenton, Stephanie Rice e Jessicah Schipper –  che si sono ritirate dopo Londra.

Come documenta in maniera impareggiabile Gianfranco Saini nel suo blog, in due articoli, tutti da leggere, quelle quattro atlete hanno rappresentato per l’Australia un’autentica fucina di medaglie, e di record del mondo.

I Canguri si sono già rimboccati le maniche. Riusciranno a tornare la seconda potenza mondiale? Noi crediamo di si.

 

 

 

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