Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Camillo Cametti at Large

Anniversario – 40 anni fa, a Belgrado, l’impresa mondiale della Calligaris

Belgrado 1973: Novella, titolo mondiale degli 800sl con record del mondo

Sconfisse americane e tedesche dell'Est. I suoi successi fecero diventare popolare il nuoto in Italia.

  • Share

Belgrado, 9 settembre 1973.  Piscina del complesso sportivo “Tasmajdan”. Una ragazza italiana, di Padova, diciottenne (avrebbe compiuto 19 anni il 27 dicembre), piccola e smilza (167cm. x 48kg.), cambiò i destini del nuoto italico compiendo una storica impresa, quella di vincere il titolo mondiale degli 800 metri stile libero, col tempo di 8:52.973 (allora il tempo veniva dato al millesimo di secondo), nuovo primato del mondo. Era Novella Calligaris. La sua gara fu entusiasmante, e commovente.

NOVELLA CALLIGARIS


Ne fui testimone dalla prima fila della tribuna stampa, installata a pochissimi metri dalla vasca: Novella nuotava in terza corsia, con cuffia bianca, a circa dieci metri dalla mia postazione. Il mio cuore palpitava come dopo non gli sarebbe mai più accaduto. Sono sicuro che lo stesso accadde a tutti gli italiani presenti, e anche ai tanti che seguirono la telecronaca davanti ai teleschermi della RAI disponibile, ancora oggi su YouTube al link www.youtube.com/watch?v=FOXUu7eB0M4.

L’impresa, raccontata da Giorgio Martino (telecronista pulito, preciso e partecipe con eleganza) mandò in visibilio gli sportivi italiani e rese popolare il nuoto nel nostro paese, tanto da innescare la costruzione di nuove piscine un po’ in tutta Italia, e il proliferare di scuole nuoto.

Grazie alla sua incredibile forza di volontà e agli allenamenti durissimi somministrati dal suo coach Costantino “Bubi” Dennerlein, Novella impresse alla gara un ritmo impossibile per tutte le sue avversarie, il meglio di allora: le americane Jo Harshbarger e Keena Rothammer, la tedesca Gudrun Wegner e l’australiana Karen Moras. Le due americane, che avevano detenuto il primato del mondo prima della Calligaris (Harshbarger e Rothammer nell’ordine), scoppiarono letteralmente: la Harshbarger fu seconda ad oltre una lunghezza; la Rothammer, ancora più deludente, finì staccata di mezza vasca. Sul podio, per la medaglia di bronzo, salì, invece, Gudrun Wegner, “valchiria” dai grandi dentoni sporgenti e voce da basso.

Nei giorni precedenti la Rothammer e la Wegner avevano vinto una medaglia d’oro ciascuna: nei 200 stile libero l’americana, nei 400 misti la tedesca dell’Est.

Sempre nei giorni precedenti Novella Calligaris era salita sul podio per indossare due medaglie di bronzo, rispettivamente nei 400 misti e nei 400 stile libero. Novella fu pure quarta nei 200 misti.

L’impresa di Novella negli 800 metri, corroborata dalle altre due medaglie, stupì il mondo e venne da tutti esaltata. Gli americani ne restarono a lungo ammirati. Parecchi anni dopo il “santone” Peter Daland, uno dei coach americani presenti a Belgrado, mi raccontò enfaticamente come l’aveva vissuta lui, usando parole come “incredible” e “ amazing” (stupefacente).

Non a caso, nel 1986 Novella entrò nella International Swimming Hall of Fame, fra gli “immortali” del nuoto.

L'anno prima, alle Olimpiadi di Monaco, Novella aveva vinto le prime medaglie olimpiche di sempre del nuoto azzurro: un argento, nei 400 stile libero, e due bronzi, nei 400 misti e 800 stile libero.

Per contestualizzare la titanica impresa di Novella Calligaris a Belgrado 1973 occorre ricordare che proprio in quell’anno ci fu l’esplosione delle “valchirie” della Germania Est che, supportate dal doping di stato (di cui erano per la maggior parte vittime inconsapevoli) – ma ciò venne alla luce e fu dimostrato soltanto molti anni dopo, allora si poteva soltanto sospettare – tolsero alle americane la supremazia del nuoto femminile. La piccola italiana rovesciò il banco e salì sul gradino più alto del podio per prima – allora si usava così - per ricevere la medaglia d’oro dalle mani dell’allora presidente della FINA, Harald Henning, inconfondibile per la sua pelata a palla di biliardo, gli occhiali e la giacca color amaranto: da buon americano Henning aveva certamente sperato di consegnare quella medaglia ad una sua connazionale. Poi fu suonato l’inno di Mameli, e tutti ci inorgoglimmo.

Grande Novella ma grande anche il suo mentore, Bubi Dennerlein, i cui meriti, sempre riconosciutigli da Novella, non sono mai stati abbastanza sottolineati dalla critica.

Dennerlein parlava bene il tedesco e se la cavava egregiamente anche con l’inglese. Fu il primo allenatore italiano ad assumere una statura internazionale. Frequentava i Convegni (Clinics) dell’American Swimming Coaches Association. Una volta ci andammo assieme. Ascoltava, parlava, studiava, si preparava.

 

Bubi, com’era da tutti chiamato, anche all’estero, allenò Novella sia alla Rari Nantes Patavium sia in Nazionale. Qui, non senza qualche polemica: infatti, Bubi era l’allenatore della Nazionale maschile mentre quella femminile era affidata a Franco Baccini. Ma la volontà di Novella ed il buon senso prevalsero. Il tandem, per fortuna, fu accettato, e Novella poté allenarsi con i maschi. Personalmente assistetti ad un collegiale in altura in Val Senales (2.000 metri): allenamenti durissimi, poche chiacchere.

I risultati ci furono, e la stampa tutta ne esaltò l’impresa. Una curiosità: i rapporti di Novella con i giornalisti non furono mai idilliaci, tanto che i guru del giornalismo dell’epoca, qualche tempo prima dei Mondiali le avevano attribuito un curioso premio “Limone”.

Ironia della sorte, chiusa la carriera natatoria Novella divenne esperta in relazioni con i media e giornalista, collaboratrice di testate importanti. Da anni a RAI News, Novella era presente anche ai Mondiali di Barcellona, dove era arrivata con un sogno: lei, prima campionessa mondiale degli 800 metri stile libero, in occasione del 40° anniversario della prima edizione dei Campionati del Mondo, avrebbe desiderato premiare le medagliate della “sua” gara e, in particolare Katie Ledecky, sedicenne americana, quindicesima campionessa mondiale della specialità, anche lei con il record del mondo. Un sogno rimasto tale a causa del rigido protocollo della FINA. Peccato, perché certe occasioni, anche di impatto emotivo e mediatico, non capitano tutti i giorni.

Ai Mondiali del 1973 l'Italia gioì anche per le medaglie di Klaus Dibiasi, leggenda mondiale dei tuffi, e nostra gloria. Klaus vinse la medaglia d'oro dalla piattaforma da 10 metri e quella d'argento dal trampolino di 3 metri.

 

.

 

Leggi anche...