Pallanuoto | FINA Come dicevamo, nell’ambiente c’è chi ha le idee chiare sulla Pallanuoto: ce lo conferma Brenda Villa (nella foto di copertina e in quella sotto) , la grande veterana della pallanuoto femminile americana, figlia di genitori messicani immigrati negli Stati Uniti, con un’intervista rilasciata ieri al sito http://swimmingworldmagazine.com , dell’omonima rivista americana.
Brenda ha quasi 34 anni, si è ritirata dall’agonismo dopo le Olimpiadi di Londra, dopo avere vinto la medaglia d’oro, la sua quarta medaglia olimpica. Prima ne aveva vinte due d’argento, a Sydney 2000 e a Pechino 2008, e una di bronzo, ad Atene 2004. Brenda, a lungo capitana della Nazionale degli Stati Uniti, con quattro medaglie in quattro Olimpiadi, è la pallanuotista più decorata della storia. Ora fa l’allenatrice.
La sua competenza in materia di Pallanuoto è fuori di dubbio, e, per fortuna, è una delle personalità prescelte per parlare a Cancun. Con lei anche la canadese Johanne Begin, il serbo Slobodan Nikic, Alessandro Campagna e il coach Denes Kemeny, oggi presidente della federazione ungherese Pallanuoto.
Nell’intervista Brenda Villa analizza lucidamente opportunità e problemi, pregi e limiti della Pallanuoto.
Ecco una sintesi dell’intervista. (In parentesi alcuni nostri brevi commenti).
- Come vedi il tuo sport personalmente, e come pensi che lo vedano dal di fuori? “Personalmente vedo la pallanuoto come uno sport duro, appassionante e in grado di creare legami solidi fra tutti i componenti della squadra. Credo che da fuori sia vista come uno sport molto fisico, a volte confuso e violento. Penso che sia difficile per persone che non hanno mai giocato a pallanuoto capire il perché di tutti quei fischi (Occorre semplificare le regole e rendere il gioco più fluido e comprensibile). Credo anche che sia uno sport attraente perché è rapido. Con tanti cambiamenti di fronte e giocato da veri atleti. Suscita interesse anche il fatto che sia giocata per metà sott’acqua(Occorre mettere gli spettatori in grado di seguire le fasi subacquee grazie a telecamere e grandi schermi, tecnologie ampiamente disponibili ed evolute oramai).
- Come star ai massimi livelli nella Pallanuoto ammetti che si tratta di uno sport di nicchia? Perché pensi che sia tuttora considerato di nicchia, e come pensi che questa percezione possa essere cambiata? “Per uscire dalla fase di nicchia è necessario far crescere i numeri, occorrono più praticanti. (Elementare Watson! Non servono i cervelloni per capire che soltanto l’allargamento della base può far crescere il vertice). Negli Stati Uniti quando si pensa alla pallanuoto si pensa ad uno sport tipicamente californiano. Occorre anche trovare un nuovo modo per attrarre i ragazzini verso il nostro sport; di solito si avvicinano alla pallanuoto perché qualcuno l’ha giocata in famiglia. Occorre sensibilizzare le famiglie a provare un nuovo sport, il nostro sport. A livelli più alti dobbiamo anche promuovere il nostro sport attraverso la TV e Internet: con una maggiore esposizione mediatica la pallanuoto sarà in grado di attrarre nuovi praticanti fra i giovani. (Nel 1996, anno delle Olimpiadi di Atlanta, un’indagine sulla popolarità dei singoli sport negli Stati Uniti collocava la pallanuoto al 108° posto; oggi, probabilmente, a causa dell’affermazione di nuovi sport, l’indice di popolarità potrebbe essere ancora inferiore).
- Pensi che la Pallanuoto debba essere pubblicizzata meglio per far presa sui giovani? Che cosa pensi possano dire di utile i leader di altri sport come NBA (basket) e NHL (hockey)? “Credo che la pallanuoto sia più simile all’hockey e sono curiosa di sentire come loro riescano ad attrarre i giovani e a mantenerli collegati al loro sport”.
- Credi che i “social media” possano aiutare lo sviluppo della Pallanuoto? “Sì, dovremmo usarli per promuoverci. Dobbiamo far circolare on line i nostri stupendi video, di allenamenti e partite, soprattutto quelli che contengono le immagini subacquee che affascinano la gente. Se si riuscirà a fare tutto questo, probabilmente si riuscirà anche ad attrarre sponsor importanti in grado di aiutare la pallanuoto a uscire dalla nicchia”.
Sotto, la diarchia della FINA a Cancun. Nell'ordine, il presidente Julio Maglione e il direttore esecutivo Cornel Marculescu. Le fotografie sono di Giorgio Scala/Deepbluemedia.eu