Direttore Responsabile: Camillo Cametti

Swimming Flume, pensieri controcorrente

Matti da lega(re)

For the love of the money

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Scandagliando le pagine web di contenuto pallanuotistico, in questi ultimi mesi si percepisce un’irrefrenabile voglia di lega. Una lega, par di capire, sul modello degli sport professionistici, magari americani, che possa autorevolmente “trattare con i media”, “attirare gli sponsor”, ed altre amenità.

Ora. Premesso che per chi l’ha giocata, anche a infimi livelli (e chi scrive fa parte della categoria, degli infimi intendo), la pallanuoto è lo sport più bello dell’universo.

Premesso che i recenti investimenti di petrodollari hanno pesantemente drogato il mercato, illudendo atleti tecnici e osservatori che per la pallanuoto esista realmente un “mercato”.

Premesso che è assolutamente comprensibile che per amor di polemica (motivata o meno) antifederale o ambizioni politico-sportive ci siano giornalisti dirigenti e operatori del settore interessati a soffiare sul fuoco di queste illusioni.

Credo, caro amico pallanuotista, che sia il momento di guardare in faccia la realtà: al di fuori degli addetti ai lavori, della pallanuoto non frega niente a nessuno. Per un motivo molto semplice: per i non addetti ai lavori, si tratta di uno sport assolutamente incomprensibile, con quattordici tizi che si agitano sott’acqua: ogni tanto qualcuno viene cacciato, qualcuno prende una mazzata in faccia, i più imprecano e occasionalmente si picchiano a bordo vasca.

Non bastano le vagonate di medaglie mondiali e olimpiche: l’interesse dell’italiano medio per questa disciplina scema esattamente un secondo dopo il termine della premiazione.

I sogni di gloria alimentati da mecenati facoltosi hanno già ammazzato la pallavolo, che però ha almeno l’ancora di salvataggio rappresentata dall’educazione fisica in orario scolastico. La pallanuoto può sopravvivere solo grazie alle piccole società che coltivano i vivai: disgregare questo tessuto a colpi di euro sarebbe un peccato mortale.

Ma, caro amico pallanuotista, se credi davvero che esista un solo italiano disposto a spendere un euro di abbonamento per seguire le tue gesta in pay-per-view o una rete generalista disponibile a passare una partita di campionato in prima serata; se pensi che fuori dalla piscina ci siano legioni di pubblicitari pronti ad ingaggiarti e orde di veline desiderose di assaggiare il tuo contropiede, sii felice. Mettiti sul mercato e venditi al miglior offerente, ma almeno assicurati che gli assegni siano coperti.

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