Tecnica del Nuoto.
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Per un caso bizzarro, nell'arco di un paio di giorni sulla stampa sono stati pubblicati due articoli, dei quali l'uno:
Da promessa del nuoto a cameriera: Rachele Qualla racconta la sua storia
sembra l'ideale prosecuzione dell'altro:
Atleti e studenti allo stesso tempo? In Italia è (quasi) impossibile
Al di là delle considerazioni che queste letture potrebbero opportunamente suggerire ad atleti, genitori, tecnici e dirigenti, l'inciso più interessante mi pare questo: "Sono in quarta scientifico ed è un percorso a ostacoli. Parlo con le mie colleghe straniere, le spagnole e le tedesche non si strapazzano così. Hanno i crediti sportivi, orari diversi nelle fasi di gara, in certi periodi possono studiare a casa e dare verifiche a scuola. Da noi nulla. Non si fidano. Siamo come tutti gli altri, il concetto magari è giusto ma io non faccio la vita delle mie compagne di classe".
Alessia Polieri fotografa una situazione assolutamente immutata perlomeno dagli anni Settanta: l'assoluta incompatibiltà fra scuola italiana e sport di alto livello. Al netto del populismo, un presidente del CONI che volesse realmente imprimere una spinta innovatrice non potrebbe partire da qui, invece che riproporre l'ennesima, catastrofica, costosissima candidatura olimpica?