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Implacabile, inarrivabile, imbattibile, inimitabile. Spettacolare. La Pro Recco dei record (vincitrice della Lega Adriatica con un percorso netto), mette in bacheca la sua settima Coppa dei Campioni (come Mladost e Partizan) con una prova di forza mai vista: umiliato (12-5) il Vasas in semifinale, sgretolato il Primorje Rijeka (11-8) in una finale dall'esito annunciato già nella prima frazione (4-1) ma decisa solo negli ultimi otto minuti.
Tutto facile. Siderale la differenza di valori in vasca, abissale la differenza sul piano tecnico-tattico e delle individualità. Impeccabile il lavoro compiuto dell'allenatore e ad Pino Porzio che, forte dell'esperienza dello scorso anno (vittoria a sorpresa del Partizan), ha oleato, cesellato, limato, perfezionato ogni ganglio della sua “corazzata”. Un risultato, l'ennesimo, fermamente voluto dal patron Volpi, certo il miglior presidente che un club vorrebbe avere, e non solo nella pallanuoto, come dimostra la promozione in serie B del “suo” Spezia Calcio.
Ad Oradea si è vista una Pro Recco intercambiabile e completa in ogni ruolo e zona della vasca, una squadra di tutti titolari: fuori Filipovic dentro Madaras, fuori Zlokovic dentro Pijetovic, fuori Ivovic dentro Buric, fuori Sukno dentro Kasas, fuori Perrone dentro Molina, senza dimenticare Prlainovic e Felugo. Un florilegio di fuoriclasse. Unico normale Felugo, “mosca bianca” italiana insieme al portierone Tempesti, tornato al top in vista dell'appuntamento delle Olimpiadi di Londra.
Al Primorje, già (stra)battuto tre volte dalla Pro Recco in corso di stagione, va riconosciuto il merito di aver cercato di evitare con grande ardore agonistico (l'acqua ribolliva a tratti come in una solfatara) il ruolo di “agnello sacrificale”. Il tecnico Roje, vecchia gloria croata con grandi ricordi italiani, si è aggrappato alle prodezze dei due Varga e dello spagnolo Garcia. Per tenere la ruota degli avversari, mutuando dal gergo ciclistico, si è aggrappato alle prodezze dei due Varga, Setka e dello spagnolo Garcia. Poco per opporsi alla gioiosa macchina da guerra a disposizione di Pino Porzio, stante la giornata non esaltante di pedine importanti come Muslim, Frankovic e del centroboa Paskvalin (sovrastato da Ivovic), capace di racimolare tre sole superiorità. La scuola croata alla fine della fola ha dovuto ammainare bandiera di fronte alla supernazionale recchelina che Gabriele Volpi ha saputo mettere a disposizione di Pino Porzio con il meglio di Ungheria, Serbia, Spagna, Croazia, Montenegro e uno spicchio non secondario di Italia.
La Champions numero 7 della storia recchelina è arrivata al termine di un match molto maschio, tollerato un po' troppo da Borrel e Stavridis, pesantissimo nella lotta sul centro, dove i recchelini Zlokovic e Pijetovic hanno fatto incetta di superiorità con altissima percentuale di realizzazioni (6-10). In difesa ha giganteggiato Ivovic, straordinario in marcatura, ma anche realizzatore implacabile (3 reti) dalla distanza e in superiorità. Al resto hanno pensato Zlokovic (2), di forza e di astuzia, raffinata la palombella dell'11-8, Madaras (2), Filipovic, Kasas, Prlainovic e Felugo.
Il Rijeka ha fatto il massimo possibile per provarci. Chiuso il primo tempo sull'1-4, ha trovato la forza per risalire sul 4-4 con Denes Varga e Garcia su rigore, ma Felugo (superiorità) e il monumentale Ivovic hanno rimesso le cose a posto. In apertura di terzo Daniel Varga, il migliore tra i suoi con il fratello Denes, ha ristretto la forbice su rigore. Ma Kasas in superiorità e il mostruoso Ivovic a uomini pari hanno allungato l'elastico (8-5); Garcia, gran tiro all'incrocio dei pali dalla distanza, Setka e il chirurgico Madaras in superiorità hanno chiuso all'ultima frazione sul 9-7. Ancora Setka in apertura di quarto tempo ha fatto rabbrividire Porzio, ma ci hanno pensato Prlainovic di forza e Zlokovic da incantatore di serpenti a mettere in cassaforte la Champions numero 7 della storia recchelina.
E ora il duo Volpi-Porzio può cominciare a mettere la freccia per il sorpasso di Mladost e Partizan. E programmare per il 2013 i festeggiamenti del Centenario con l'ottavo sigillo.
LUCIANO ANGELINI