Tecnica del Nuoto.
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Non c’è allarmismo, ma sicuramente la velocità italiana è al momento un’osservata speciale. Uno dei fiori all’occhiello degli ultimi anni per l’Italnuoto, ha iniziato il 2014 con alcune difficoltà. I velocisti azzurri, questo è sotto gli occhi di tutti, non sono ancora riusciti a qualificarsi ufficialmente per gli Europei di Berlino con la staffetta 4x100 stile libero. Una staffetta, tanto per intenderne il potenziale, che sarà chiamata in agosto a difendere l’argento europeo conquistato due anni fa a Debrecen e che ha disputato finali mondiali e olimpiche. Qualcosa, però, durante i “trials” italiani, ovvero i Campionati Primaverili di Riccione dello scorso aprile, non ha funzionato a dovere. Nessuno dei velocisti è andato al di sotto del limite per l’Europeo imposto dalla Federnuoto nei 100 stile libero (48’’7): il più veloce è stato Luca Dotto (48’’96), che si è qualificato per la gara individuale, ma dopo aver vinto il titolo tricolore. Così come gli è accaduto nei 50. Filippo Magnini (in 48’’99) è stato il secondo più veloce in stagione. Il resto dei possibili favoriti e per un posto in Germania, quali Marco Orsi, Luca Leonardi, Michele Santucci e Marco Belotti, non sono risusciti ad avvicinare nemmeno la barriera dei 49’’ netti.
Cos’è successo? Di sicuro, da atleti di valore internazionale quali sono i velocisti azzurri, ci si poteva aspettare molto di più. Un’occasione per rifarsi (e per legittimare la qualificazione a Berlino 2014) sarà sicuramente il Trofeo Settecolli. Le gare della prestigiosa kermesse natatoria partiranno domani e si concluderanno domenica, diranno di più sui velocisti italiani e sulle possibilità della 4x100. È si, ancora alla ricerca del tempo limite, ma potrebbe puntare potenzialmente a un podio europeo. Intanto, però, abbiamo chiesto lumi a chi di velocisti se ne intende davvero: Claudio Rossetto (nella foto d'apertura di G.Scala/Insidefoto/Deepbluemedia.eu). Il tecnico federale e della Larus Nuoto segue da anni il gruppo delle frecce azzurre e ne ha condiviso gioie e delusioni. L’allenatore di origine torinese, inoltre, segue due dei velocisti nel giro della Nazionale, tesserati per la Larus: Luca Dotto e Michele Santucci. Con il suo prezioso aiuto abbiamo così provato a tracciare un quadro della situazione attuale. Nessun allarme per Rossetto, ma il responsabile della velocità italiana sa benissimo che urge un cambio di rotta per rimanere nell’élite mondiale della specialità.
Rossetto, com’è la situazione dei velocisti italiani? Di certo non attraversano un momento di splendore, anche alla luce dei Campionati Assoluti Primaverili. Il Settecolli potrebbe essere un’occasione di riscatto?
«Al Settecolli arriveranno tutti abbastanza preparati per fare bene. Posso dire con certezza che con Luca Dotto (l’unico velocista qualificatosi in anticipo per l’Europeo, ndr) non sarà una tappa fondamentale. Avendo già il pass non ci siamo preparati in maniera dissennata. Gareggerà a Roma come una gara di verifica, sempre da preparare bene per carità, ma con il vantaggio di non avere fatto una preparazione così mirata per questa competizione, ma bensì guardando a Berlino. Gli altri gareggeranno al Foro Italico con la voglia di dimostrare che gli Assoluti sono stati più che altro una leggera battuta a vuoto, tale però da non compromettere le ambizioni del gruppo intero. Da qui vedremo se sapranno rivalersi dopo un Assoluto non brillante. Però volevo precisare che i Campionati di aprile possono essere stati “brutti”, per quanto riguarda le prestazioni. Però voglio fare un raffronto con i tempi dei Primaverili passati. La maggior parte dei velocisti, a parte Dotto, che negli ultimi anni ha sempre fatto il suo 48’’4-48’’5 nei 100 stile libero, si sono sempre espressi con crono intorno ai 49 secondi. Per questo dico che non c’è stato un passo indietro così clamoroso come è stato definito un po’ da tutti. Sicuramente, però, non è arrivato neanche un balzo qualitativo in meglio, questo è altrettanto vero».
A cosa può essere dovuto questo momento difficile?
«Purtroppo non si riesce a fare con facilità 48’’5 con tre o quattro atleti, così come fanno altre nazioni. In questo modo potremmo programmare di avere una staffetta veramente competitiva sin da subito senza rincorrere i tempi. Ci ritroviamo sempre a metà del guado senza fare un decisivo salto di qualità».
Come diceva, solo per Luca Dotto le cose sono più tranquille, visto che è già qualificato e finalmente non ha problemi fisici. Esatto?
«Le sue gare sono state un po’ strane a Riccione. Abbastanza bene nei 50, molto bene i 200, mentre i 100 non gli sono venuti benissimo. Un po’ per via della tensione e un po’ per qualche errore, non gli sono venuti secondo le sue potenzialità. La condizione fisica? Ma lui sta sempre bene solitamente. Purtroppo è stato sfortunato in momenti clou, ovvero in prossimità delle gare, negli ultimi due anni. Ai Mondiali della scorsa estate ha avuto il fastidio del torcicollo che l’ha colpito per due volte nel giro di 15 giorni e non è arrivato a Barcellona molto sereno. Nel 2012, l’anno olimpico, ha patito un problema più grave alla schiena, che per circa un mese ne ha compromesso la preparazione in vista dei Giochi Olimpici. Poi, una volta recuperato dall’infortunio, ha voluto forse strafare e di recuperare in fretta il tempo perduto, perdendo forse un po’ di lucidità. Ora però si può dire che sia completamente ristabilito e speriamo che possa disputare un Europeo al top».
Scorrendo le graduatorie dei tempi stagionali degli azzurri, non ci sono stati dei picchi, come per la concorrenza europea e non. Gli unici italiani capaci di andare al di sotto dei 49’’ nei 100, sono stati Dotto e Magnini…
«Sì e il tempo richiesto dalla Federazione per l’Europeo di Berlino era 48’’7: un crono non difficile. Purtroppo non lo hanno raggiunto, ma dico che può anche capitare che in un Campionato italiano non ci si riesca ad esprimere al massimo per motivi diversi. In ogni caso, entrambi poi hanno fatto molto bene in altre gare, come nei 50 (Dotto) e nei 200 (Magnini). È stata più una battuta a vuoto isolata, se consideriamo che i 100 si sono disputati al primo giorno di gare. Per quanto riguarda gli altri, invece, effettivamente hanno nuotato al di sotto delle attese. E mi riferisco a Marco Orsi, Luca Leonardi e Michele Santucci (gli altri papabili per la staffetta veloce europea, ndr). Ma ripeto: sono gli stessi ragazzi che da anni tirano la corda in maniera importante e magari, anche inconsciamente, visto che quest’anno è privo di Mondiali e Olimpiadi, se la siano presa un po’ più comoda. Speriamo che abbiano conservato le energie per quest’estate».
I componenti della 4x100 stile libero, quinta agli ultimi Mondiali di Barcellona. Da sx Luca Dotto, Marco Orsi, Luca Leonardi e Filippo Magnini. Photo G.Scala/Insidefoto/Deepbluemedia.eu
Avrebbero bisogno forse di essere spronati anche a livello di concentrazione mentale, non solo fisicamente?
«Credo che un po’ in generale, i nuotatori italiani purtroppo fanno un po’ fatica a spostarsi da casa e dalle abitudini. Hanno le loro famiglie, fidanzate, casa e muoverli non è così facile. A volte ci sono problemi anche per fargli fare dei collegiali, quindi non è così scontato formare un gruppo fisso con programmi pienamente condivisi. Anche se è una strada che va indubbiamente percorsa in futuro».
Di collegiali però ce ne sono stati nel corso del 2014.
«Sì, siamo andati in Sierra Nevada in altura, prima degli Assoluti Primaverili, e poi a Tenerife, a maggio. In quest’ultima occasione abbiamo lavorato abbastanza bene i ragazzi sono arrivati alla fine del raduno un po’ stanchi, perché i carichi erano abbastanza duri. Ma non essendo durato troppo (due settimane, ndr), i ragazzi l’hanno superato bene. Tenerife è un posto ideale per questo tipo di collegiali. Ci sono le condizioni per lavorare al meglio: l’impianto è funzionale, sono tutti molto gentili e in albergo si mangia molto bene e soprattutto si trova vicino alla piscina dove ci alleniamo. Poi, c’è da dire che il clima è ideale. Sempre temperato e non fa né troppo caldo né troppo freddo anche in inverno. Da tre anni abbiamo trovato un ottimo posto per “staccare la spina” dalla quotidianità degli allenamenti e dalla vita di tutti i giorni fatta in Italia. Nel senso che se un atleta va a Tenerife, si allena due volte al giorno e fa fatica, rimane il fatto di staccare con la routine. E questo è sempre un aspetto importante».
C’è anche da considerare che per molti di loro non sia così abituale il lavoro di gruppo?
«Per molti di loro la routine è massacrante. Un posto diverso, dove si nuota sempre all’aperto al sole e ci si concentra in modo giusto sugli aspetti di stretching, sulla prevenzione degli infortuni e senza lo stress di casa e dei tempi. Può fare sempre bene e cambiare contesto è fondamentale».
Qualche atleta aveva attribuito alla stanchezza post collegiale alcuni risultati non brillanti dopo il raduno di febbraio? Può essere stato così?
«Devo dire che anche in Sierra Nevada abbiamo lavorato in maniera ottima e ci siamo trovati bene. Qualcuno può aver avuto delle difficoltà dopo quel raduno, magari per i carichi. Magari per via dell’altura o per il cambio di abitudine. Ma dico che da allora agli Assoluti di aprile erano passate diverse settimane, può essere che eventuali controprestazioni siano dovute a quel tipo di lavoro fatto in Spagna, non lo escludo. Personalmente, però, credo che siano situazioni che si debbano affrontare nel corso della carriera. Se non si va mai oltre i propri limiti, non si potrà mai conoscerli e di conseguenza non potrebbero arrivare risultati importanti».
Il 2014 è l’anno degli Europei. Ma la velocità in Europa schiera la créme. Quali squadre saranno da tenere d’occhio a Berlino? Confermare l’argento italiano di Debrecen 2012, sarà più complicato per la 4x100 stile libero?
«È un dato di fatto. Anche se sono “solo” gli Europei, quest’anno nuoteranno a Berlino, grazie soprattutto a russi e francesi, almeno quattro nuotatori che sono stati finalisti mondiali. Gli avversari non mancheranno affatto. Noi abbiamo una staffetta che può fare qualsiasi cosa. È un po’ strano. Non dimentichiamoci della Francia, vero che per loro è un anno un po’ particolare e hanno ricominciato con più calma, ma sono pur sempre i campioni mondiali in carica. Il quartetto russo è andato a medaglia sia ai Mondiali sia alle Olimpiadi, quindi direi che abbiamo due squadre fortissime. In più, per il discorso medaglie, ci sarà senz’altro la Germania. I tedeschi hanno un Biedermann che è riuscito a fare già 48’’3 da lanciato, poi ci sono i forti fratelli Deibler e non penso abbiano molte difficoltà a inserire un elemento che nuoti molto bene da lanciato».
Insomma, vista la concorrenza, per gli azzurri servirà almeno scendere sotto i 49’’ per puntare a una medaglia?
«Dovremmo avere quattro ragazzi in grado di nuotare tra i 48’’3 e i 48’’5. Potenzialmente non dovrebbe essere un problema, ma storicamente non siamo mai riusciti ad avere riscontri cronometrici omogenei per tutti i componenti, in una stessa gara. Il limite grosso della staffetta veloce è sempre stato questo. Però gente come Filippo Magnini e Luca Dotto sono riusciti a farlo diverse volte. Marco Orsi, soltanto un anno fa ai categoria estivi, ce l’ha fatta, mentre Leonardi ha nuotato 48’’8. Se tutti fossero nelle condizioni migliori, centrare questa continuità non sarebbe impensabile. Logico però che ognuno dovrà fare la sua parte, difficile da battere per chiunque».
È un problema ricorrente. Come lo spiega?
«Forse perché abbiamo avuto quattro e cinque, con Santucci o Leonardi che si giocavano un posto da frazionista, e sono sempre stati gli stessi a reggere la staffetta. Negli ultimi 3-4 anni non è mai emerso un giovane che potesse inserirsi e “rompere” un po’ questo gruppo di velocisti. Quando non ne hai molte di alternative, basta che uno non vada particolarmente bene e c’è un problema. Nazioni che hanno sette o otto nuotatori a livelli simili, possono permettersi una fase calante da parte di un elemento solo. Noi non possiamo perché abbiamo meno ricambio. Altre nazioni magari hanno un elemento che consente alla squadra di fare un exploit decisivo: penso agli australiani o alla stessa Russia, con Morozov che nuota sotto i 48’’. Insomma, hanno qualcuno che fa la differenza sul resto del mondo, un po’ come era per noi Magnini fino al 2008. Speriamo che possa arrivare a farlo Luca Dotto, fino a un paio d’anni fa prometteva molto bene, ma poi non è riuscito a fare la vera differenza in staffetta».
A proposito degli altri possibili frazionisti? Michele Santucci, che lei allena quotidianamente come tecnico della Larus, come sta?
«Michele Santucci si sta allenando bene. È andato in Nazionale nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino ed è sempre stato presente fino al 2013, cinque anni in cui è sempre stato presente. Quest’anno, secondo me, aveva bisogno di tirare un po’ il fiato. Lo ha così fatto nella prima parte dell’anno, senza mettere la determinazione oltre i limiti. Con lui, l’obiettivo primario è di qualificarsi alle Olimpiadi del 2016, che per lui sarebbero le terze ed è un sogno che spera di realizzare. Questo forse è l’anno giusto per rallentare e riprendere fiato, visto che lui è un nuotatore che per cinque anni non si è mai risparmiato. Abbiamo preparato questo Settecolli non preoccupandoci più di tanto per un’eventuale qualificazione agli Europei, senza ansie, anche se ci tiene lo stesso. Se dovesse arrivare, bene, altrimenti potrebbe approfittarne per riposarsi un po’ di più durante l’estate e ripartire verso il prossimo biennio che avrà i Mondiali di Kazan e le Olimpiadi di Rio come appuntamenti da non perdere. Questi ragazzi non sono macchine e a volte hanno bisogno di prendersi un anno più “morbido”».
Luca Dotto (a sinistra) e Michele Santucci sul bordovasca a Riccione, durante gli Assoluti Primaverili 2014. Photo Diego Montano/Deepbluemedia.eu/Insidefoto
Per Berlino, terrete conto dei tempi limite anche al Settecolli, la Federazione come si comporterà in merito? La staffetta veloce non ha ancora fatto il tempo imposto dalla Federazione…
«Le valutazioni verranno sicuramente fatte dopo il Settecolli. Ma, essendoci quattro posti nelle gare individuali per ogni Nazionale, non vedo grossi problemi ad inserivi tutti i velocisti che porteremo a Berlino. Secondo me, però, loro si devono qualificare in primis per la staffetta, proprio perché ancora non hanno fatto il tempo come squadra. Magari verrà centrato a Roma, magari verrà portata anche senza il tempo. Oppure arriveranno i limiti nelle gare individuali e saremo ancora più contenti. Se non pensiamo di poter fare un salto di qualità come squadra e di conseguenza, anche a livello individuale, sarà difficile essere competitivi. Difficile pensare a risultati superiori di una finale europea, anche se non si dovrebbe mai denigrare un risultato del genere, ma è chiaro che per andare oltre serve un ulteriore salto di qualità, altrimenti non si va da nessuna parte senza cambiare marcia. Fatto sta che è una delusione sapere che la nostra staffetta più forte negli ultimissimi anni non abbia ancora trovato il pass per un Europeo. Un po’ brucia, è innegabile. Così le ambizioni si riducono se non si cambia».
Non è un po’ una situazione contraria a quella della 4x200 sl, che è sempre stata un gradino più sotto negli ultimissimi anni, ma che a Riccione ha già ottenuto la sommatoria per il tempo limite?
«Negli ultimi 10 anni, quella veloce è stata una staffetta importante a livello internazionale. Parlano i piazzamenti: quarti per due volte alle Olimpiadi. Secondi mondiali 2007 e quarti nel 2011, podi e un record europei. Siamo stati una nazione di riferimento nella galassia 4x100. Oggi non è ancora successo quello che sta accadendo alla 4x200, che è in una fase di ricambio generazionale più marcato che potesse integrare “i vecchi”: da Andrea Mitchell D’Arrigo a un altro giovane come Nicolangelo Di Fabio. In più ci sono i più affidabili competitivi come Di Giorgio, Belotti e Magnini. La 4x100 è in una fase più statica, a livello di nomi. È difficile chiedere un salto di qualità ulteriore a gente che da 6-7 anni viaggia a livelli già competitivi».
Dunque, sotto col Settecolli per cercare un riscatto immediato. Con il gruppo Larus vi allenate già da oltre un mese all’aperto, allo Stadio del Nuoto. La conoscenza della vasca potrebbe incidere in maniera positiva sui tempi?
«Non credo, è una vasca che conoscono tutti fin troppo bene. Qui si fanno i “categoria” estivi, quindi non penso che i miei atleti abbiano vantaggi particolari. Rimane il fatto che è uno degli impianti più belli del mondo e gareggiarci regala sempre belle soddisfazioni. Ed è anche una vasca particolarmente veloce, quindi non escludo tempi importanti, soprattutto nel pomeriggio. Sicuramente può mettere può mettere in grado i campioni di fare tempi davvero importante: basta averli nelle braccia e nelle gambe. Altrimenti non basta».