Tecnica del Nuoto.
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Alicia Coutts, miglior nuotatrice australiana a Londra 2012 con cinque medaglie. Sopra la staffetta 4x100 femmminile vincitrice dell'unico oro australiano alle ultime Olimpiadi
Il nuoto australiano è nella bufera. Le conseguenze dei deludenti risultati a Londra 2012 sono state pesanti: avvicendamento ai vertici della federazione australiana (per dimissioni del precedente presidente), commissione d’inchiesta e, infine, un rapporto che alza il velo su comportamenti poco commendevoli della squadra di nuoto australiana alle ultime Olimpiadi: l’apertura di un vero e proprio vaso di pandora.
Il rapporto, reso noto il 19 febbraio, parla di “Abuso di alcol e di medicinali, non rispetto degli orari per andare a dormire (cosiddetto “ coprifuoco”) e bullismo”.
Per quanto riguarda i medicinali è emerso che i membri della staffetta 4x100 stile maschile avevano assunto una sostanza che il Comitato Olimpico Australiano (AOC) aveva proibito sin dal 3 luglio dello scorso anno, un sedativo chiamato Stilnox, pur consapevoli che la sostanza stessa era stata messa al bando proprio alla vigilia delle Olimpiadi dall’AOC (ma per la WADA, l’Agenzia mondiale anti doping, la sostanza è tuttora lecita).
La messa al bando era avvenuta dopo che Grant Hackett, che aveva provato il farmaco sulla sua persona, ne aveva denunciato gli effetti nocivi.
La mattina del 22 febbraio James Magnussen, Tommaso D'Orsogna, Cameron McEvoy, Eamon Sullivan e Matthew Targett, hanno confessato l’assunzione del farmaco in questione anche durante una “bonding session” (una specie di riunione motivazionale con abbondanti libagioni) a Manchester durante un collegiale pre-olimpico. La confessione è stata resa nota per bocca dell’ex nuotatore, ora dirigente del nuoto australiano Daniel Kowalski. Egli ha anche affermato che i nuotatori pensavano soltanto di continuare una tradizione ma ora si sono resi conto di avere fatto una stupidaggine e si sono dichiarati pentiti. La dichiarazione di Kowalski al link http://www.youtube.com/watch?v=sql87ynZtSw .
Il sesto membro della staffetta, James Roberts, ha detto di non avere mai usato lo Stilnox.
Tutti questi comportamenti configurano infrazioni al Codice Etico (Ethical Behaviour By-Law) della squadra.
Redatto in assoluta indipendenza dalla società di consulenza Bluestone Edge, il rapporto (dal titolo “Independent Swimming Review) evidenzia che all’interno della squadra australiana di nuoto, durante le Olimpiadi di Londra 2012, sono stati permessi, e non puniti, comportamenti al di sopra delle righe, e al di fuori delle regole, che oltre ad essere indice di un ambiente “culturalmente tossico”, hanno largamente contribuito alla peggiore performance olimpica dei nuotatori australiani negli ultimi 20 anni.
La permissività sarebbe stata giustificata con il timore che, intervenendo, si sarebbero potuti compromettere i risultati sportivi.
Nel rapporto si afferma: “Sembrava che nessuno avesse il controllo della situazione ed era chiara l’assenza di una visione strategica di una direzione identificabile”.
Poi si evidenzia che “il morale della squadra era minato da scherzi e birichinate, egoismi esagerati, mancanza di unità nella squadra e aspettative non realistiche”.
Si aggiunge che “gli standard, la disciplina e l’affidabilità della squadra di nuoto alle Olimpiadi di Londra erano ad un livello basso”. Infine: “Si è permesso che la situazione degenerasse per timore di interferire nella preparazione degli atleti in vista delle competizioni”.
Si tratta di un’analisi pesante che getta un’inedita cattiva luce sul nuoto australiano i cui attuali responsabili hanno preso il toro per le corna e sono ne decisi a riportare nella squadra nazionale comportamenti, disciplina, e standard etici esemplari.
A ben pensarci l’intera vicenda - che riassumiamo anche nel prosieguo dell’articolo - potrebbe servire a chi la studiasse per evitare gli errori commessi in Australia e per far si che la gestione delle squadre nazionali non fuoriesca da un quadro etico che è la base dell’unità e dei successi della squadra
La Bluestone Edge ha avuto l’incarico di studiare le cause del flop olimpico dai nuovi vertici del nuoto australiano (Australia Swimming) e dalla Commissione governativa Sport (Australian Sports Commission, ASC).
Il rapporto si conclude con 35 raccomandazioni al governo dello sport e a quello del nuoto australiano. Entrambe le entità lo hanno pubblicato sul proprio sito: http://www.ausport.gov.au/news/asc_news/story_517510_independent_swimming_review ;
A Londra l’Australia ha vinto meno che nelle precedenti Olimpiadi degli ultimi venti anni (da Barcellona 1992): 10 medaglie, una soltanto d’oro, 6 d’argento e 3 di bronzo. L’unico oro è venuto dalla staffetta 4x100 stile libero femminile, formata da Melanie Schlanger, Alicia Coutts, Brittany Elmslie e Cate Campbell. Per la prima volta da Montreal 1976 nemmeno un oro individuale.
Per inciso, se il bottino che gli australiani hanno giudicato insufficiente e deludente l’avessimo conquistato noi, avremmo certamente parlato di Olimpiade trionfale e di bottino storico. Tutto è relativo. Invece abbiamo fatto flop, molto più degli australiani ma è quasi del tutto mancata l’assunzione di responsabilità: un male nella prospettiva del necessario e doveroso riscatto.
L’antefatto dell’attuale situazione “down under” risale al 21 novembre 2012 con le dimissioni del presidente di Swimming Australia, Kevin Neil, che era assurto alla carica quattro anni prima (dopo essere stato direttore esecutivo dei Canberra Raiders, una squadra professionistica di Rugby League). Neil, persona seria, si era dimesso in seguito alle critiche (per i risultati deludenti, per le notizie relative a goliardate e per la mancanza di disciplina nella squadra) ma anche per lasciare ad altri il compito di fare pulizia e di ricostruire la squadra.
Kevin Neil
Alla guida di Swimming Australia è subentrato Barclay Nettlefold. Il nuovo presidente ha ammesso che la lettura del rapporto non è stata piacevole, e che ora il nuoto australiano deve riguadagnare la fiducia del pubblico.
“Prima di focalizzarci su come vincere medaglie dobbiamo riguadagnare l’ammirazione e la stima della nostra comunità, come prima e più di prima e ad ogni livello”, ha detto Nettlefold. Poi ha aggiunto: “Il lavoro in questa direzione è già cominciato attraverso l’implementazione della maggior parte delle raccomandazioni del rapporto. In particolare, abbiamo stabilito di introdurre la figura di un direttore di high performance che dovrà lavorare all’interno di un quadro di riferimento etico".
Barclay Nettlefield
Nettlefield ha anche annunciato la costituzione di un “Integrity Panel” – un gruppo ristretto di esperti – che dovrà indagare ulteriormente sulle vicende londinesi olimpici e suggerire misure per evitare che possano ripetersi comportamenti censurabili.
Il presidente dell’AOC, John Coates, ha dichiarato di voler aspettare con interesse l’effettuazione di ulteriori accertamenti da parte di Swimming Australia e ha detto che “se le accuse si dimostreranno fondate e gli individui chiaramente identificati l’AOC considererà il loro comportamento nel contesto delle regole, firmate dagli atleti, in vigore nella squadra olimpica e che adeguate sanzioni verranno considerate”.
Craig Phillips, segretario generale, ha detto che l’AOC potrebbe tagliare i finanziamenti agli staffettisti e persino chiedere la restituzione di somme già erogate nell’ambito del programma di incentivazione denominato “Medal Incentive Funding” (MIF).
In realtà l’ipotesi è debole poiché il nuoto resta comunque lo sport più popolare in Australia essendo quello in cui gli australiani hanno vinto più medaglie alle Olimpiadi.
Craig Phillips
Secondo il rapporto i problemi emersi a Londra esistevano anche prima del 2012.
Nell’ambito dell’inchiesta gli atleti hanno denunciato che nel tentativo, zelante e disperato, di puntare a vincere medaglie, il management è mancato in termini motivazione, comunicazione e collaborazione.
I nuotatori hanno descritto i Giochi di Londra come le Olimpiadi della solitudine. Uno di essi ha detto: “Chi perdeva veniva lasciato solo e non gli restava che andare di filato nella propria stanza”.
Il capo allenatori Leigh Nugent viene pesantemente criticato per la sua mancanza di capacità manageriali e il rapporto arriva persino a suggerire che Nugent venga mandato a frequentare un programma di aggiornamento intensivo della durata da tre a sei mesi del tipo “Coach-the –coach leadership”). Una specie di campo di rieducazione.
Leigh Nugent
Nugent si è difeso affermando di essere stato all’oscuro dei cattivi comportamenti dei nuotatori, soprattutto a causa del fatto che, in seguito alla decisione di Swimming Australia di cancellare la posizione di direttore “high-performance” (che, come abbiamo visto, verrà reintrodotta) egli si è trovato a gestire circa 80 nuotatori). Nugent ha detto che se richiesto “sarà felice” di frequenterà il “corso di aggiornamento” ma ha respinto l’accusa di “cultura tossica” per il gruppo da lui gestito (nuotatori e tecnici).
Sempre il 22 febbraio la nuotatrice Melanie Schlanger, staffettista d’oro, ha chiesto le dimissioni di Nugent, da lei accusato di cambiare la versione dei fatti da un giorno all’altro.
L’head coach, tuttavia, non è in discussione poiché gode tuttora dell’appoggio di Nettlefold e degli allenatori che compongono lo staff tecnico della Nazionale.