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Nuoto

Gymnasiade 2013, azzurrini in partenza. Il c.t. Bolognani: “Evento per fare esperienza”

Il contdown sta per scadere. E la spedizione azzurrina del nuoto per la Gymnasiade 2013 di Brasilia (dal 27 novembre al 4 dicembre), è pronta a partire. Abbiamo chiesto al responsabile delle Nazionali giovanili come la squadra azzurra si sia avvicinata all'evento.

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Bolognani

Presto prenderà il via l’evento multidisciplinare che coinvolgerà i giovani in età scolastica, nati tra 1996 e 1999 e provenienti 39 paesi. La manifestazione organizzata dall’ISSF (International School Sport Federation) vedrà in programma, oltre al nuoto, anche atletica leggera, ginnastica artistica e ritmica, più altri quattro sport dimostrativi.

Gli azzurri impegnati nella piscina del Cláudio Coutinho Aquatic Complex scenderanno in vasca da venerdì 29 novembre. Così, nel pomeriggio di oggi (lunedì), la comitiva azzurra partirà per il Brasile per cercare di tenere alta la tradizione italiana dopo 14 edizioni delle Gymansiadi. Una trasferta un po’ difficile, perché per arrivare in Sudamerica dovrà fare scalo a Lisbona e per ripartire martedì (domani) verso la capitale verdeoro. Questi i ragazzi italiani in partenza per il Brasile: Giorgia Biondani (classe 1997), Linda Caponi (1998), Arianna Castiglioni (1997), Ambra Esposito (1996) Silvia Guerra (1997), Claudia Tarzia (1997), Alessandro Bori (1997), Giacomo Carini (1997) Nicolangelo Di Fabio (1996), Simone Sabbioni (1996) e Raffaele Tavoletta (1996). Azzurri che saranno seguiti dal responsabile delle Nazionali giovanili Walter Bolognani e dal tecnico Davide Ambrosi.

Abbiamo chiesto a Walter Bolognani di presentarci l’evento e il suo spirito e le prospettive dei giovani azzurri impegnati nelle gare brasiliane. Tutti giovani ma con buone esperienze alle spalle: dai Mondiali Juniores agli Europei, con un unico esordiente con la cuffia italiana.

Bolognani, come sta la selezione italiana del nuoto e cosa si aspetta da questa Gymnasiade?

«La Gymnasiade sarà un’ottima opportunità per vedere all’opera alcuni dei giovani già osservati dalla Federazione e di fargli fare gare di caratura internazionale. In ogni caso potrà essere un test interessante per i ragazzi. Anche se, oggettivamente, non sarà così semplice esprimersi al meglio a fine novembre. Quel che conta, però, è che abbiano un confronto internazionale che gli permetta un’ulteriore crescita».

Nel gruppo azzurro selezionato, ci sono ragazzi con una buona dose d’esperienza internazionale. Sarà un nuovo banco di prova per loro?

«Sì, quasi tutti hanno già saggiato situazioni diverse a livello giovanile, partecipando agli ultimi Mondiali (tolti i nati nel 1995) e agli Eurojunior. A loro sono stati aggiunti dei maschi molto giovani come Alessandro Bori e Giacomo Carini agli EYOF 2013, nella categoria Ragazzi. Altri hanno fatto bene nell’estate a livello nazionale e abbiamo deciso di osservarli in un contesto più ampio. È il caso di Raffaele Tavoletta, unico esordiente del gruppo azzurrino, che merita di essere visto all’opera. Comunque, i più esperti hanno la possibilità di raccogliere un’altra esperienza in un ambiente diverso. Non da meno, una difficoltà sarà il cambio di emisfero col passaggio da inverno a estate. Il clima brasiliano sarà caldo e umido, non sarà facile gareggiare all’aperto. Ma va benissimo che sia così per loro».

Potrebbe essere una preparazione per una futura trasferta molto simile, nel 2016, e sempre in Brasile?

«Mi sembra un parallelo un po’ azzardato. Questi ragazzi avranno ancora molto da dimostrare da qui all’Olimpiade di Rio de Janeiro. Poi siamo anche limitati dai criteri di convocazione, che impongono un numero massimo di 12 atleti per squadra. Quindi, è difficile fare previsioni così a lungo termine».

Nell’edizione in Quatar del 2009, però, arrivarono tantissime soddisfazioni per la squadra azzurra guidata da lei.

«Sì, ma sinceramente farei passare in secondo piano il numero di medaglie che vinceremo. Non è l’obiettivo primario. La priorità sta nel verificare come i ragazzi si troveranno a rendere in un contesto di gara non ottimale per le loro abitudini, quando spesso sono protagonisti solo “in casa”. In una carriera giovane non dovrebbero essere mai abbastanza in momenti di gara complicati. La Gymnasiade è una situazione particolare: alcune nazioni non ne prendono parte (vedi gli Stati Uniti, ndr) e magari non ci saranno tutti gli avversari più forti con l’eccezione della campionessa olimpica e mondiale, la lituana Ruta Meylutite. Anche per via del periodo difficile in cui si svolgono nel calendario. È vero, a Doha 2009 vincemmo 25 medaglie, ma effettivamente è poco probabile che l’Italia porti a casa un numero tale di “metalli” in una manifestazione internazionale con tutti i migliori in gara».

Però si potrebbe fare qualche previsione, visto che la Nazionale azzurra sembra competitiva?

«Bisognerà vedere la composizione delle squadre straniere. Potrebbero portare tutti classe 1996 e ci troveremmo a “pagare” un anno o più di differenza con molti dei nostri. Ad esempio, la più giovane italiana è Linda Caponi, una classe 1998: se sfidasse una ’97 o ’96 di livello non eccelso, la riuscirebbe a battere. Quindi si dovrà vedere anche questo tipo di variabili al via di ogni gara. Per il resto, basta che imparino a confrontarsi, anche in caso di qualche delusione: non fa mai male alla loro età. Ma l’aspetto prestativo non avrà un interesse preminente. Primo obiettivo rimane fare esperienza dando il 100%, con consapevolezza di rappresentare un Paese. Nel 2009 il livello globale non era eccelso, ma il bello del gruppo di allora è stato quello di vederli fraternizzare, tra di loro, con gli atleti stranieri. Scambi d’esperienze e momenti culturali».

È questo lo spirito della Gymnasiade: unire aspetto sportivo e culturale?

«Sì. Ci saranno i primi due giorni di gare, intervallati da un giorno culturale al quale è obbligatorio partecipare senza dedicarsi allo sport, infine altri due giorni di nuoto. Essendo una manifestazione sotto l’egida dei Ministeri dell’Istruzione, è naturale che non debba essere orientata solo sull’aspetto tecnico dello sport, ma anche sull’interazione sociale, sul confronto e sul privilegio di vedere anche il mondo. Quattro anni fa a Doha, funzionò nella stessa maniera. Andammo a vedere le gare dei cammelli nel deserto: fu un’esperienza costruttiva. A Brasilia vedremo cosa ci proporranno. La “giornata della cultura” è collocata in un momento in cui si possono coinvolgere tutti gli atleti: se organizzassero il giorno libero alla fine delle competizioni, difficilmente qualcuno parteciperebbe. Invece così vengono coinvolti tutti».

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