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Nata a San Antonio, Texas, 27 anni fa, Rachelle Simpson è oggi il volto femminile dei tuffi dalle grandi altezze.
Figlia di genitori “ginnasti”, cresciuta in palestra e poi passata ai tuffi, raggiunta la maggiore età la Simpson ha fatto parte del cast dello spettacolo “Dancing on Water”, una produzione cinese che univa danza, ginnastica e tuffi: nel suo caso tuffi dalle grandi altezze.
“Sono sempre stata abituata a far capriole, ad arrampicarmi: i miei genitori gestivano una palestra di ginnastica artistica e io sono praticamente cresciuta lì. Poi mi sono iscritta ad una squadra di tuffi e da lì è iniziata la passione”, dice Rachelle parlando del suo passato.
Ma oggi lei è la Campionessa del Mondo: un mese fa infatti a Kazan ha vinto il titolo mondiale, uno dei suoi sogni da bambina.
“Sono stata una brava ginnasta e tuffatrice, avevo il sogno di poter partecipare alle Olimpiadi, ma così non è stato. Ma ora che la FINA ha ufficializzato la nostra disciplina mi si è riaccesa questa speranza e il solo pensiero mi elettrizza.”
Quando la RedBull aprì le porte della World Series anche alle donne, la texana dagli occhi di ghiaccio partecipò subito alle selezioni: venne chiamata immediatamente, vinse tutte le tappe della stagione 2014 diventando la prima campionessa delle RedBull Cliff Diving World Series.
“Vincere le WS l’anno scorso è stato incredibile: ho preso parte alle gare con la speranza di far vedere i miei tuffi migliori ed il lavoro che avevo fatto durante lo spettacolo, non mi aspettavo di andare così bene, sapevo di avere il tuffo più difficile di tutte le partecipanti – il triplo avanti con un avvitamento e mezzo – e ci ho creduto fino alla fine.”
Oltre alla speranza c’è anche un altro sentimento che l’accompagna quando sale sulla piattaforma di 20 metri: la tensione.
“Sono sempre spaventata quando sono lì sopra, ma cerco di restare calma; faccio molte visualizzazioni del tuffo, prove, controllo del respiro: quando mi sento pronta allora conto fino a 3 e via, se ci penso troppo quello è il momento che commetto qualche errore.”
E continua:”Chi si tuffa da 10 metri può sbagliare e prendere delle botte cadendo male in acqua, ma nel 90% dei casi comunque si rialzerà e camminerà sulle sue gambe. Quando salti da 20 metri, il doppio dell’altezza (senza contare i 27 metri delle gare maschili), non c’è praticamente margine d’errore, raggiungiamo quasi i 100 chilometri orari e l’acqua diventa dura come il pavimento.”
Quest’anno oltre al titolo mondiale, Rachelle Simpson ha già vinto anche la prima tappa della RedBull WS e si sta preparando per il prossimo appuntamento.
“Sono felice: l’anno scorso eravamo 8 tuffatrici, quest’anno siamo in 10 e sono sicura che il numero aumenterà: il mio principale obiettivo – oltre ad arrivare alle Olimpiadi – è far si che giovani ragazze si rendano conto che anche noi donne possiamo fare cose incredibili e che si lascino convincere a provare questo incredibile sport!”
Foto by Deepbluemedia/Giorgio Scala. Fonte articolo: wtkr.com