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Con la World Cup riparte (Bucarest 7-12 gennaio) la pallanuoto mondiale. Si apre così il quadriennio olimpico tra conferme e l’inevitabile ricambio generazionale. All’appuntamento in Romania rispondono Ungheria, Francia, Spagna, Serbia, Grecia, Montenegro, Stati Uniti, Giappone, Romania, Croazia e Georgia. L'Italia non c'è. Il Settebello è in castigo fino a metà aprile per il tumultuoso e controverso epilogo della Olimpiade parigina.
Il Mondo del Nuoto, nell’intento di fare chiarezza su quanto avvenne dentro e all’esterno della Defense Arena, ha ricostruito nel dettaglio e con documenti ufficiali le varie tappe della vicenda che ha portato alla squalifica di 6 mesi e ad una multa di 100 mila dollari (metà sospesi se gli azzurri si comporteranno bene nei prossimi 12 mesi) alla Federnuoto. Aggiungiamo che la sanzione sarebbe stata più pesante se la Nazionale non avesse accettato di scusarsi (sia pure a denti stretti e senza ammettere direttamente le colpe, precisano i giudici) con una lettera di Sandro Campagna, in cui il c.t. ha puntualizzato che «il comportamento è stato certamente influenzato dalla grande amarezza per un errore, oggettivamente riconosciuto, che ha escluso la squadra italiana dalla possibilità di lottare per le medaglie, errore che ci ha travolto e ha innescato un meccanismo emotivo che non siamo riusciti a gestire con il dovuto rispetto».
Veniamo ai fatti.
Atto primo. Quarto di finale Italia-Ungheria. L’azzurro Francesco Condemi viene espulso per aver commesso, secondo gli arbitri, azione violenta al minuto 2.24 del secondo quarto (da giocare ancora 29.34 minuti). Successivamente, l'arbitro VAR riesamina l'azione, confermando la decisione dell'arbitro. Secondo regolamento, una decisione di azione violenta comporta l'esclusione del giocatore dal resto della partita con sostituzione dopo quattro (4) minuti e un tiro di rigore assegnato alla squadra avversaria. La partita prosegue e termina in perfetta parità (9-9). L’Ungheria vince 12-10 ai rigori (il Settebello ne sbaglia tre su 4). La rabbia del clan azzurro, come si saprà ex post, esplode nel parcheggio della Defense Arena con un contatto verbale e fisico (in parte negato dal c.t. Campagna) con gli arbitri e un giudice di gara. La Federnuoto intanto gioca la carta del reclamo chiedendo la ripetizione della partita. Primo no. Parte un nuovo ricorso. L’8 agosto la Giuria d'appello mondiale dei giochi acquatici riesamina la decisione e respinge l'appello dell'Italia, citando l'articolo 20.7.5 del Regolamento delle competizioni acquatiche mondiali (parte sesta): “il risultato di una partita non può essere ribaltato a causa di una decisione errata che coinvolge il VAR”. Altra benzina sul fuoco. L’Italia si appella al Tas (Tribunale di arbitrato sportivo) di Losanna. Niente da fare. Il risultato della partita dei quarti di finale Ungheria-Italia è reso ufficiale l'8 agosto. Fuori dalla zona medaglie.
Atto secondo. L'Ungheria avanza alla fase di semifinale del Torneo olimpico di pallanuoto maschile, dove giocherà contro la Croazia il 9 agosto, uscendo sconfitta e non andrà oltre il quarto posto battuta dagli Usa. L'Italia affronta la Spagna nel turno di classificazione. Premessa: dopo un ulteriore esame delle prove non disponibili al momento della decisione dei due direttori di gara, tra cui ulteriori filmati della partita, emerge che Condemi “ha colpito il volto del giocatore ungherese in normale atto di tiro”. E World Aquatics “riconosce che la giocata non avrebbe dovuto portare il giocatore a essere chiamato per aver commesso un'azione violenta. Tuttavia, pur simpatizzando con l'Italia, la Giuria d'appello non può ribaltare la decisione successiva, in particolare l'articolo 20.7.5, come precedentemente citato”. Oltre il danno, la beffa.
Atto terzo. La riabilitazione di Condemi con la conseguente cancellazione della squalifica sembra una provocazione e non placa gli azzurri. Anzi. Notte insonne e gran consulto di giocatori e staff: si decide di inscenare una clamorosa protesta nella successiva partita contro la Spagna. Il presidente Barelli pare all’oscuro (ma i 100mila dollari di multa alla Fin sembrano dire il contrario), si limita ad un lapidario “a mia insaputa”, tace il capo delegazione, rimasto sempre defilato. Si arriva alla partita con la Spagna. Durante gli inni nazionali i giocatori si voltano e mostrano le terga agli arbitri e alla giuria: immagine diventata virale su tutte le tv del globo. Non solo. Al fischio d’inizio Campagna chiede il time out, fa uscire il riabilitato Condemi e gli fa togliere la calottina come fosse ancora squalificato. Ma non basta. Nei primi 4 minuti il c.t tiene un giocatore passivo a bordo vasca, accentuando, laddove fosse ancora necessario, il dissenso nei confronti dell’espulsione nella partita precedente. Un altro schiaffo non solo agli arbitri ma soprattutto alle istituzioni sportive, uno show, per il Cio anche uno shock, sottolineato e ingigantito dalla diretta tv e dagli applausi del pubblico.
Atto quarto. Per World Aquatics la vicenda è troppo eclatante oltre che provocatoria per farla passare sotto silenzio e di fatto avallarla: c’è il rischio che, in prospettiva futura, si crei un pericoloso precedente dalla scherma al pugilato, ai tuffi, alle arti marziali, alla ginnastica, al nuoto artistico (ex sincro), discipline spesso afflitte da contestazioni per valutazioni dei giudici diciamo sgradite se non penalizzanti. Il primo a prendere posizione è proprio il presidente del Coni, Gianni Malagò, membro del Cio: “Comportamento contrario allo spirito olimpico”. Media scatenati, tutti o quasi solidali con il Settebello, titoli a tutta pagina che neanche vincendo tre medaglie. Polemiche, contestazioni, emozioni e lacrime in misura industriale.
Atto quinto. World Aquatics cerca di uscire dall’angolo con una minacciosa nota ufficiale in cui “rileva il comportamento antisportivo della squadra maschile italiana di pallanuoto durante la partita contro la Spagna, valida per il turno di classificazione maschile dal 5° all'8° posto, tenutasi il 9 agosto al Torneo olimpico di pallanuoto maschile delle Olimpiadi di Parigi 2024: il comportamento va contro lo spirito olimpico di rispetto e fair play. World Aquatics ha segnalato questo e altri incidenti successivi alla partita dei quarti di finale maschile tra Italia e Ungheria del 7 agosto all'Aquatics Integrity Unit, che sta esaminando queste azioni”.
Atto sesto. Tra sussurri e grida, tutto tace per due settimane. Rompe il silenzio Stefano Arcobelli, giornalista della Gazzetta dello Sport, che sul suo blog “Questione di stile” anticipa i contenuti della sentenza. La Fin sceglie la linea attendista: “Nulla ancora di deciso”. Arcobelli è la prima firma della “rosea” degli sport acquatici, Olimpiadi e Mondiali nel suo palmarés, improbabile che la sua sia una fonte non accreditata.
Non resta che attendere la comunicazione ufficiale di World Aquatics. Visto quello che potremmo definire il “capo di accusa” (comportamento contrario allo spirito olimpico e al fair play), la sanzione appare coerente con l’anticipazione. E’ il caso di ricordare che a Sydney 2000, Ratko Rudic, monumento della pallanuoto mondiale, furibondo dopo la partita contro l’Ungheria (sempre i magiari…) per un arbitraggio letale (19 espulsioni contro, 5 a favore) che costò le semifinali al Settebello, candidato all’oro, fu squalificato per un anno.
Atto settimo. Il responso arriva il 17 ottobre, conferma le anticipazioni di Arcobelli. Le motivazioni, lunghe e dettagliate, completano il puzzle dell’intera vicenda. Emerge inoltre che non è solo per i gesti «contrari ai valori olimpici» e nemmeno per «i ripetuti abusi verbali contro gli arbitri durante la parte finale del match» che l’Aqui ha squalificato il Settebello. La lettura delle motivazioni è un vero j’accuse. «Dopo aver lasciato l’impianto per tornare al bus, i membri della nazionale italiana si sono accorti della presenza a breve distanza degli arbitri del match con l’Ungheria, li hanno circondati e aggrediti verbalmente e fisicamente. In particolare, il signor Campagna ha iniziato a inveire contro di loro e ha anche minacciato (il nome è omesso, ma si tratta del giudice di gara Valesin Miskovic) dicendogli: Cosa ne sai di pallanuoto tu che sei del Montenegro. La tua carriera di arbitro è finita». L’aggressione non si è conclusa perché diversi membri della squadra «hanno seguito gli arbitri mentre si rifugiavano all’interno della sede bloccando chi provava a chiudere le porte».
Ma non è tutto. Molto dura sul piano etico la chiosa dei saggi dell’Aquatics World. «Ciò che è successo - scrivono Anna Peniche, Raymond Hack e Alexandre Miguel Mestre - dimostra il grave disprezzo del team azzurro per i valori dell’Olimpismo che includono il fair play e il rispetto per gli altri, in particolare per gli arbitri davanti a milioni di telespettatori. Si tratta di un cattivo esempio per la prossima generazione di atleti con una serie di azioni dopo la partita dei quarti di finale che hanno rubato un prezioso momento di festeggiamenti alla squadra ungherese e poi disturbato quella spagnola».
Sipario. Il Settebello tornerà sulla scena internazionale dopo il 17 aprile 2025.