Tecnica del Nuoto.
Clicca qui
Riceviamo e pubblichiamo l’odierno comunicato stampa della Federnuoto: “Ci sono voluti tre anni perché il Tribunale di Roma archiviasse per l'inesistenza dei fatti contestati la denuncia per truffa che il 30 gennaio 2014 il Coni presieduto da Giovanni Malagò presentò avverso la Federazione Italiana Nuoto e il suo presidente Paolo Barelli.CONI
Ci sono voluti tre anni per dichiarare estranea la Federnuoto e il suo presidente da ogni contestazione giudiziaria; tre anni che sembrano dimenticati: durante i quali il Coni di Giovanni Malagò aveva più volte tentato di commissariare una federazione che nel frattempo vinceva medaglie olimpiche, mondiali ed europee, formando atleti e alimentando un movimento che porta lustro all'intero Paese malgrado le vessazioni e onte subite proprio ad opera dell'Ente pubblico che dovrebbe tutelare lo sport italiano anziché attaccarlo nascondendosi "dietro atti dovuti", che di dovuto non hanno proprio nulla.
Stamattina leggiamo su alcuni giornali che si starebbe aprendo un altro processo alla Corte dei Conti per "Lavori pagati due volte dal Coni" e che addirittura Barelli "rischia di dover restituire di tasca propria 826 mila euro al Comitato olimpico".
In realtà pure il procedimento alla Corte dei Conti è riconducibile alla spregiudicata azione del Coni di Giovanni Malagò che, oltre alla denuncia alla Procura della Repubblica per truffa, poi derubricata in malversazione a sua volta archiviata perché insussistente, ha presentato anche una denuncia alla magistratura contabile.
Per chiarezza: i lavori alle piscine del Foro Italico sono stati rimborsati dal Coni solo una volta, e peraltro parzialmente, attraverso una transazione del 2013 che riconobbe le maggiori spese sostenute dalla federazione nel periodo di gestione degli impianti natatori del Foro Italico dati in concessione dal Coni alla Fin dal 2006. Gli 826 mila euro contestati - il cui utilizzo la FIN ritiene corretto nella forma e nella sostanza - non sarebbero giammai, per mera ipotesi, restituiti dal presidente e legale rappresentante Barelli, bensì dalla Federazione Italiana Nuoto al Ministero dell'Economia e Finanze che nel triennio 2005-2008 versò un contributo statale correttamente utilizzato dalla federazione come è stato già accertato dal procedimento archiviato dal tribunale di Roma nel 2016.
La Federazione Italiana Nuoto, quindi, desidera tranquillizzare tutti i lettori che non conoscono la verità. Come avvenuto finora, con piena fiducia nell'operato della Magistratura, la FIN affronta con serenità e collaborazione anche questa ultima appendice processuale, dimostrando ancora una volta la propria trasparenza amministrativa e cercando di limitare i danni di immagine già arrecati dalle iniziative del Coni di Giovanni Malagò, cui ancora nessun organo preposto al controllo ha chiesto chiarimenti perché evidentemente sbagliate e probabilmente pretestuose”.
L’archiviazione delle accuse del CONI nei confronti della FIN non può che rallegrare. Purtroppo ci si deve rammaricare delle lungaggini della giustizia italiana e del carico di stress, di tempo e di spreco di denaro che i tempi lenti comportano.
Ne so qualcosa, anche sul piano personale. Nel 1997, quando ero assessore allo sport del Comune di Verona, fui autore della proposta politico-amministrativa di affidare alla FIN la gestione della Piscina Comunale di Via Colonnello Galliano. La proposta fu avallata prima dalla Giunta, poi dal Consiglio Comunale che approvò l’apposita delibera elaborata dall’assessore al patrimonio.
Da quella approvazione nacque il Centro Federale, tanto auspicato dalla FIN e da Alberto Castagnetti, al quale è stato intitolato dopo la sua prematura scomparsa. L’accordo Comune-FIN fu regolato da un’apposita convenzione.
Come tutti sanno, al Centro Federale si sono allenati e si allenano fior di campioni, compresi i campioni olimpici Domenico Fioravanti e Federica Pellegrini.
Quella mia proposta ha portato evidente utilità a tutti: Città di Verona, Federnuoto e atleti.
A me ha portato soltanto guai giudiziari poiché il procuratore della Corte dei Conti di Venezia decise di imputarmi per danno erariale. Con me furono imputati decine fra assessori, consiglieri e dirigenti comunali ritenuti coinvolti nel processo di formazione e di approvazione delle delibera da lui contestata, con un astio parso sospetto.
Dopo alcuni gradi di giudizio, una prima archiviazione da parte del giudice, un successivo ricorso in Cassazione del procuratore, dopo quasi vent’anni la Cassazione stessa ha archiviato la vicenda in maniera definitiva, ritenendo insussistente l’accusa. Oltre allo stress vissuto e alle perdite di tempo, mi è rimasta tanta amarezza, e alcune migliaia di euro di spese legali da pagare (e pagate).