Tecnica del Nuoto.
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In apertura di serata si è avuta l'ennesima riprova della pochezza del dorso femminile statunitense. Intendiamoci, nessun Paese al mondo può vantare sei atlete sotto i 2'10'' (l'Australia alle proprie selezioni ne ha avute cinque), ma due nuotatrici sub-2.08, Maya Dirado e Missy Franklin (di appena 11 centesimi), non è un risultato all'altezza della potenza nord-americana (nella foto di copertina le due nuotatrici dopo l'arrivo). Il dorso australiano ormai viaggia ad una velocità molto superiore, e ciò pare evidente considerando che Maya DiRado, 2:06.90, in terra oceanica, si sarebbe piazzata terza alle spalle di Belinda Hocking (2:06.49) ed Emily Seebohm (2:06.59).
Anche in prospettiva futura l'Australia ha già un'atleta – Minna Atherton, classe '00 – pronta a risplendere, campionessa mondiale giovanile dei 100 e 200 (nonché vice-campionessa nei 50) a Singapore '15, miglioratasi costantemente nel corso della stagione corrente con dei primati personali che adesso si attestano a 27.49 (WJR), 59.34 (WJR, realizzato appena ieri) e 2:08.23. Gli Stati Uniti non reggono il passo e, nonostante la qualificazione ottenuta dalla vincitrice dell'ultimo titolo olimpico, sia per i problemi alla schiena di questa (che ne condizionano partenza e virate, particolari in cui peraltro mai aveva brillato per reattività ed efficacia), sia per la forza mostrata in primis dalle australiane, dovranno limitarsi a contenere i danni, mirando sul podio.
Nei 100 farfalla, un Michael Phelps (foto sotto dopo l'arrivo) che in questi campionati è parso meno leggiadro del solito, è riuscito a prevalere dimostrando ancora una volta che un campione deve mettere in campo anzitutto grinta e determinazione. Quarto al passaggio di metà gara, 24.06, nell'apnea successiva è stato superato pure dall'atleta della corsia di fianco, Tom Shields, settimo al passaggio. La competizione è stata davvero serrata sino ai 75 metri, poi Phelps ha salutato il gruppo, ringraziando le lepri per lo stimolo. L'arrivo lungo al touch conclusivo è stato privo di conseguenze, gli avversari erano ormai ampiamente dietro a darsi battaglia l'un l'altro.
Michael Phelps, 51.00
Tom Shields, 51.20
Seth Stubblefield, 51.24
Jack Conger, 51.26
Tim Phillips, 51.44
Alle Olimpiadi il Cannibale dovrà essere più veloce, giacché 51 netto è ormai un tempo che tutt'al più può valere il 5° / 6° posto, ma quand'anche non dovesse aggiudicarsi l'alloro brasiliano siamo certi che Phelps venderà cara la pelle e sarà protagonista di una finale avvincente.
Negli 800 stile libero femminili non vi sono state sorprese in punto di qualificate. Prima Katie Ledecky, seconda Leah Smith. La marziana, classe '97, dopo una batteria nuotata in 8'10'', tempo che ha dichiarato di aver realizzato con una certa disinvoltura, ha stravolto la condotta di gara della mattina precedente (4:05-4:05) e, similmente a quanto avvenuto nei 200 e 400, ha forzato il passaggio. Ai 200 metri (1:58.75) era 1.45 sotto il WR, da quel momento la linea del record si è avvicinata in maniera inesorabile ed il crono complessivo è stato di pochi decimi inferiore a quello della qualificazione, 8:10.32. Difficile a questo punto pensare che si tratti di errori tattici e che la Ledecky pensasse di concludere la prova mantenendo il ritmo delle prime quattro vasche, rimane invece la curiosità di vedere se questi esperimenti daranno dei frutti a Rio, sebbene nei 400 e 800 la partita sia chiusa prima del “via”. Seconda Leah Smith, 8:20.18.
L'ultima finale del penultimo giorno ha visto sette atleti terminare la prova al di sotto dei 22''. In partenza Caeleb Dressel (subacquea sempre stupefacente) e Cullen Jones hanno preso un bel margine sul centro della vasca. Ai 25 metri, però, Anthony Ervin e Nathan Adrian (foto sotto dopo l'arrivo) si erano già riportati a contatto ed il più longevo dei concorrenti ha preso prepotentemente il comando, salvo essere beffato all'arrivo, per un centesimo, dal campione olimpico della doppia distanza.
Nathan Adrian, 21.51
Anthony Ervin, 21.52
Cullen Jones, 21.75
Caeleb Dressel, 21.80