Tecnica del Nuoto.
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Negli ultimi 20 anni, con la sola dolorosa eccezione di Fukuoka 2001 (in cui l'Australia di Thorpe riuscì perfino a mettere dietro gli Stati Uniti con margine), mai è stata seriamente insidiata la leadership del Paese nord-americano. Almeno prima di Kazan.
Nel 2015, difatti, Bronte Campbell, Emily Seebohm e Mitch Larkin hanno dominato le gare in cui partivano da favoriti e portato un'ondata di entusiasmo in un team che dopo i ritiri di Ian Thorpe, Grant Hackett, Jodie Henry, Libby Lenton/Trickett, Leisel Jones, nonché l'incredibile sconfitta olimpica di James Magnussen e della 4x100 stile libero maschile pareva essersi liquefatto. Ai due dorsisti, e alla più giovane delle sorelle Cambpell quest'anno vorrebbero aggregarsi la primogenita neo-primatista del mondo dei 100 stile libero, Cate, il primatista in tessuto della medesima distanza, Cameron McEvoy e il mezzo fondista, Mack Horton. Se a queste individualità dovessero sommarsi delle staffette finalmente caratterizzate da un autentico spirito di squadra l'Australia potrebbe davvero primeggiare nel medagliere.
E gli States?
Al momento la capitana è una sola, Katie Ledecky.
Ci si spiega meglio. Non si nasconde che i dorsisti partiranno con ampie possibilità di podio se non anche di ottenere il metallo più prezioso, così come vi sono delle possibilità pure per la gara regina e le due prove della rana, ma non si tratta affatto di certezze. La squadra maschile statunitense si era abituata bene con Michael Phelps prima e Ryan Lochte poi ad avere degli ori sicuri, su cui poter scommettere ad occhi chiusi. Lo strapotere dei due atleti, peraltro, si rifletteva pure sulle staffette. Adesso questo meccanismo si è inceppato. Lochte negli ultimi 2 anni, dopo la rottura del legamento crociato, è parso decisamente umano, e Phelps... beh, non è possibile dare per sconfitto il Cannibale, e i primi video relativi ala fase finale della sua rifinitura testimoniano una condizione di forma invidiabile, ma non è più un giovincello. I suoi tempi di recupero tra una gara e l'altra si sono notevolmente allungati e 8 giorni di competizioni sono molto duri da affrontare, specie per chi oltre alle prove individuali dovrà nuotare 2/3 staffette. In sostanza, quand'anche il kid di Baltimora fosse in grande forma, i suoi successi dovrebbero necessariamente passare attraverso una gestione oculata delle energie, senza tuttavia eccedere nella parsimonia, perché il livello di competitività di alcune gare è cresciuto al punto che pure il favorito potrebbe restare fuori dall'atto conclusivo se dovesse alzare il piede dall'acceleratore con troppo anticipo.
Il ruolo centrale rivestito da Phelps si avverte non appena si consideri il peso che l'esito delle sue gare ha (rectius, potrebbe avere) sul medagliere complessivo. Nel settore femminile, è possibile affermare che siano tre le vittorie molto facili per gli States: 400 (Ledecky), 800 (Ledecky) e 4x200. Gli ulteriori ori, meramente eventuali, riguardano invece i 200 stile (Ledecky), 100 rana (Lilly King), 400 misti (Maya DiRado), 4x100 misti. Nel comparto maschile, la sola vittoria che pare scontata è quella della 4x100 misti. Vero è che nello stile (100m, Nathan Adrian), dorso (Ryan Murphy, David Plummer), rana (Cody Miller, Kevin Cordes, Josh Prenot), farfalla (Phelps), misti (Phelps e Lochte, Kalisz), nonché nelle staffette a stile libero non è impossibile fare grandi risultati, nondimeno si tratta di prove incerte nelle quali quasi tutti gli atleti a stelle e strisce si approcciano non da favoriti e in molti casi con poca esperienza (Miller, Prenot), senza contare che taluni di loro hanno già dimostrato di non rimanere del tutto impassibili in occasione di gare che contano consentendo alla tensione di giocare brutti scherzi (Cordes, Murphy). Sarà dunque Phelps, ancora una volta, l'ago della bilancia, giacché ha la possibilità di giocarsela per l'oro in tre prove individuali e contribuire al successo di almeno due staffette (probabile, peraltro, che sia aggiunto in extremis anche nella 4x200).
Ed eccoci alla terza atleta che ha guadagnato la qualificazione in tre gare individuali ai Trials statunitensi: Maya DiRado. A dispetto dell'incredulità del pubblico nord-americano la mistista (adesso pure dorsista) ha dichiarato, senza mezzi termini, che concluderà la propria carriera dopo le Olimpiadi di Rio. Scelta singolare per un'atleta classe '93 che pare essere giunta lo scorso anno, e ancor più quest'anno, nel pieno della maturità agonistica. A Kazan '15 sorprese nei 400 misti, in cui approdò alle spalle della sola Iron Lady, Katinka Hosszu. (4:30.39 vs 4:31.71). In considerazione della condotta di gara della magiara, generalmente sconsiderata sia in batteria (con relativo dispendio di energie) che in finale (con crollo nello stile libero), e del progresso sperimentato quest'anno nel dorso da parte della statunitense, la DiRado potrebbe essere una spina nel fianco della ungherese già nel primo giorno di competizioni, ma ad essere obiettivi la Hosszu conserva ancora un certo margine sul resto del mondo in entrambe le distanze dei misti. Nei 200, pur essendo fuori discussione la vittoria, Maya ha serie possibilità di ottenere un'altra medaglia. Lo scorso anno rimase ai piedi del podio con un incoraggiante 2:08.99, record personale. Ai Trials non è stato possibile vagliare la sua condizione per la mancanza di reale concorrenza e dopo la vittoria in 2:09.54 non si è nascosta, affermando di non aver dato tutto. Se teniamo a mente che l'argento mondiale '15, Kanako Watanabe, è stata eliminata nel gioco delle qualificazioni interne si comprende come persino l'argento sia astrattamente possibile, Siobhan-Marie O'Connor permettendo. Infine, i 200 dorso. Si tratta di una gara apertissima. Le due australiane, Emily Seebohm e Belinda Hocking sono probabilmente le favorite assieme alla Hosszu. Missy Franklin potrebbe riscattare le pessime prestazioni dei Trials, in cui ha ammesso di essere stata sopraffatta da uno stato di tensione mai prima sperimentato. È pur vero però che la magnifica leggerezza con cui la DiRado ha primeggiato ai Trials pure in questa disciplina non consente di lasciarla fuori dalla lotta per il podio e chissà che non sia in grado di far fare un ultimo sussulto al pubblico a stelle e strisce prima di un triste prematuro ritiro.
Gli Stati Uniti sono ancora favoriti? Sì, partono con i favori del pronostico, ma se vorranno confermarsi ancora una volta, non potendo più far leva su un numero elevato di individualità capaci di eccellere in plurime discipline, saranno necessari ancora più coesione e spirito patriottico, per il significato del quale rivolgersi a Jason Lezak (relay-split 46.06, Pechino 2008).