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Lotta al doping. In febbraio le sentenze riguardanti Filippo Magnini e Yang Sun precedute da altre sentenze contradditorie

DOPING – Schoeman e Meilutyte puniti, Santos riabilitato

Allo sprinter sudafricano inflitta la sospensione di un anno, mentre la ranista lituana, peraltro già ritiratasi, subirà due anni di stop. Al brasiliano tolta la sanzione di un anno (potrà partecipare alle Olimpiadi).

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RUTA MEILUTYTE LTU

Nel mese di febbraio le sentenze del TAS-CAS sui casi riguardanti Filippo Magnini e Yang Sun sono state precedute da altre sentenze contradditorie, due di condanna e una di assoluzione, a carico di tre noti campioni di nuoto: il sudafricano Roland Schoeman, la lituana Ruta Meilutyte e il brasiliano Gabriel Da Silva Santos.

Roland Schoeman (sotto), campione olimpico e triplice campione del mondo, il 9 febbraio ha ricevuto dal TAS-CAS la sospensione di un anno dopo essere risultato positivo per una sostanza proibita. Il nuotatore, che ha gareggiato in quattro Olimpiadi successive tra il 2000 e il 2012 ed è stato testato in un test fuori competizione a maggio 2019, è risultato positivo al GW501516, sostanza classificata come ormone modulatore metabolico. La sua sospensione terminerà il 17 maggio 2020 ed egli avrà così l'opportunità di qualificarsi per i suoi quinti Giochi (non era riuscito a qualificarsi per Rio 2016). Schoeman, ormai 39enne, aveva vinto l'oro con la staffetta 4x100m stile libero ad Atene nel 2004. La sostanza per cui egli è risultato positivo era stata vietata dall'Agenzia Mondiale Anti Doping (WADA) soltanto nel 2013.

ROLAND SCHOEMAN RSA

Ruta Meilutyte (in copertina) sabato 15 febbraio ha ricevuto dalla FINA una sospensione di due anni per avere mancato tre test anti doping nell’arco di 12 mesi. Ruta balzò alla notorietà nel 2012 quando, all’età di 15 anni, vinse la medaglia d'oro dei 100 metri rana alle Olimpiadi di Londra del 2012. La FINA ha sospeso la Meilutyte, oggi 22enne, a seguito di un'audizione del luglio 2019, due mesi dopo il suo ritiro. La bionda nuotatrice dagli occhi cerulei aveva annunciato di essersi ritirata dall’agonismo nel maggio precedente, subito dopo che era stata rivelata la sua violazione della norma antidoping citata (che comporta il divieto di gareggiare fino a due anni). La federazione lituana di nuoto aveva dichiarato che i medici incaricati dell’antidoping non erano stati in grado di contattare l'atleta all'indirizzo da lei indicato in tre diverse occasioni: 22 aprile e 19 agosto 2018 e 28 marzo 2019. La Meilutytė, che mentre gareggiava aveva criticato duramente i bari (in particolare, secondo lei, la russa Yuliya Efimova), aveva ammesso la sua responsabilità, giustificando la sua negligenza con la decisione di avere deciso di ritirarsi dallo sport agonistico. Durante l'udienza la Meilutyte, che fu anche campionessa del mondo a Barcellona 2013, aveva chiesto di ricevere una sospensione di un solo anno per poter tornare a gareggiare in vista delle Olimpiadi del 2020 a Tokyo. Questa sua richiesta era stata accompagnata da una lettera con cui manifestava il suo ripensamento. Nulla da fare perché il divieto di gareggiare inflittogli dal Doping Panel della FINA scadrà il 20 luglio 2021. Secondo il Panel “la condotta tenuta dall’atleta solleva il serio sospetto che lei stesse cercando di evitare di essere disponibile per i test” e, dunque, sempre secondo il Panel, non c’era alcuna possibilità di ottenere una sanzione ridotta.

Gabriel Da Silva Santos (sotto), - velocista di 23 anni, paulista - il 15 febbraio è riuscito a fare accogliere dal TAS-CAS il suo appello per annullare il divieto di un anno inflittogli per doping. Il Tribunale dello Sport ha ritenuto che il nuotatore non avesse mostrato né colpa né negligenza in occasione del test positivo. A maggio 2019 Santos era risultato positivo alla sostanza clostebol, uno steroide androgeno sintetico con effetti anabolici. Inizialmente era stato inibito per otto mesi, sanzione aumentata a un anno dalla FINA; il divieto gli avrebbe impedito di competere ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. La FINA, invece, aveva ritenuto che Santos avesse commesso una violazione delle regole, nonostante fosse stato stabilito che la causa del test positivo era la contaminazione attraverso la condivisione di asciugamani e prodotti da bagno con un membro della famiglia, che avrebbe utilizzato clostebol su prescrizione medica. Nel suo appello Santos aveva chiesto di essere sollevato dalla sanzione o, alternativamente, di essere punito con la sanzione minima possibile. Secondo il Tribunale dello Sport, che ha deliberato all’unanimità. Questo il dispositivo della sentenza: “La presenza di clostebol nel campione di Santos era non intenzionale e derivava dalla contaminazione incrociata. Alla luce di questa constatazione, il gruppo di esperti scientifici ha applicato l'articolo 10.4 delle regole di controllo antidoping della FINA, in cui si stabilisce che in caso di accertamento di assenza di colpa o negligenza, qualsiasi periodo di ineleggibilità altrimenti applicabile deve essere eliminato del tutto. Di conseguenza, il periodo di ineleggibilità di un anno imposto dal Doping Panel della FINA a Gabriel Da Silva Santos è stato eliminato e non è più in vigore." La decisione della CAS consentirà a Santos di gareggiare ai campionati brasiliani e ai trials per le Olimpiadi di Tokyo 2020. Nel 2016 Santos aveva partecipato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro come componente della staffetta 4x100m stile libero. Lo scorso anno, a causa della sanzione, Santos era stato escluso dalle competizioni dell’International Swimming League (ISL), che ha una politica antidoping a "tolleranza zero". Ora, rimosso il divieto, Santos potrebbe essere in grado di competere nella prossima stagione dell'ISL.

GABRIEL DA SILVA SANTOS BRA

Un caso minore riguarda il mistista giapponese Takeharu Fujimori che a metà novembre era stato sospeso per quattro mesi dalla FINA. La sospensione scadrà a metà marzo.

E’ tuttora pendente, invece, il giudizio sull’australiana Shayna Jack (sotto), 22 anni, velocista, medaglia d’oro con primato del mondo come componente della staffetta 4x100m stile libero ai Giochi del Commonwealth 2018, quattro medaglie mondiali (2 argenti e 2 bronzi).

SHAYNA JACK AUS

La Jack era tornata misteriosamente a casa da Gwangju, senza gareggiare ai Mondiali. Il 27 luglio la FINA le aveva inflitto una sospensione di quattro anni per presunto uso di una sostanza vietata, il Ligandrol, un agente anabolizzante non steroideo. Contro la sospensione la Jack ha interposto appello alla CAS sostenendo di essere vittima involontaria di una “contaminazione incrociata” avvenuta in palestra. La Jack è tuttora in attesa del giudizio di appello.

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