Tecnica del Nuoto.
Clicca qui
A questo punto, segnare il nome di Niccolò Bonacchi nel novero dei nuotatori italiani “interessanti”, sembra riduttivo. Il toscano si è già inserito nell’ondata di giovani rampanti, dopo un percorso che l’ha visto mettersi in evidenza nelle categorie giovanili. Negli ultimi tempi, però, l’atleta pistoiese si può dire che si sia arruolato nella nutrita pattuglia del competitivo dorso italiano (con Christopher Ciccarese, Luca Mencarini, Fabio Laugeni e Simone Sabbioni, per citare i più giovani) a livello Senior. Un’evoluzione che procede spedita, soprattutto ora che il nuoto è per lui un’attività a tempo pieno, dopo la conclusione della scuola dell’obbligo. Ma in modo particolare, il 19enne tesserato per Nuotatori Pistoiesi e Centro Sportivo Esercito ha certificato questa evoluzione. Bonacchi, infatti, è stato il primo dorsista della nuova generazione post costumoni ad abbattere un primato nazionale nel suo stile. Il tempo di 24’’65 realizzato ai Campionati Italiani Assoluti Primaverili del mese scorso, rappresenta l’apice (per ora) di ciò che il ragazzo classe 1994 ha saputo mettere a frutto. Il tempo inferiore di 12 centesimi al 24’’77 “gommato” di Mirco Di Tora (timbrato nel 2009 ai Mondiali di Roma), è eloquente. In un colpo solo ha centrato il suo terzo titolo tricolore assoluto in carriera (tutti nei 50 metri), il nuovo record italiano assoluto e Cadetti, il pass per gli Europei di Berlino (che ha bissato quello ottenuto anche nella distanza olimpica dei 100, dove ha vinto l’argento tricolore con il primato personale di 53’’98) e la terza miglior prestazione mondiale stagionale. Probabilmente lui e il suo storico allenatore Massimilano Lombardi (il binomio va avanti da sette anni), non potevano aspettarsi di meglio.
Ad agosto (dal 18 al 24), in quel di Berlino, una nuova sfida azzurra attenderà Bonacchi nei 50 e 100 dorso. Dopo le prime esperienze agli Europei in vasca corta 2012 e 2013 (sei mesi fa a Herning è giunto a due finali individuali, con un quarto posto nei 50, e ad un bronzo con la staffetta 4x50 mista medley, assegnato all'Italia dopo la recentissima squalifica della Russia), alle Universiadi (quarto nei 50 dorso) e ai Giochi del Mediterraneo (argento nei 50 e quarto nei 100) del 2013, sarà all’opera nel primo test in un Europeo in vasca lunga. Sicuramente sarà la sua manifestazione più importante con la Nazionale. E Niccolò potrà, perché no, puntare a migliorare i suoi migliori piazzamenti. Sognare è lecito e realistico. Intanto, con altri 19 compagni della Nazionale, è partito pochi giorni fa alla volta di Tenerife per affrontare il suo primo raduno collegiale in terra straniera. Rimarrà alle Canarie fino al 24 maggio. Confidiamo che questa sarà solo una tappa per un percorso che lo aiuterà a crescere ulteriormente per le nuove sfide internazionali. Il dorsista ha la tranquillità e i mezzi per rendere eccezionale ciò che all’apparenza fa sembrare normale. Il giovane nuotatore ci ha raccontato la sua evoluzione di atleta, spiegandoci anche come ha fatto a “far trionfare” Fabio Scozzoli nei 50 dorso da record, che ha corso a Riccione un mese fa.
Niccolò, il tuo percorso in questa primavera è stato ottimo. Un titolo italiano nei 50 e qualifica europea anche nei 100. Come sei riuscito a fare questo balzo nelle tue prestazioni?
«Allenandomi tutti i pomeriggi della settimana e per quattro volte al mattino – esordisce Bonacchi - per un totale di dieci turni settimanali. Poi, ovviamente lavoro anche in palestra per tre volte. Ma solo dall’anno scorso ho iniziato a fare i doppi allenamenti. Questo perché ho finito la scuola Superiore nel 2012. Poi ho iniziato l’Università, ma riesco a conciliare bene attività sportiva e accademica. Non si può fare altrimenti. Però anche la carriera universitaria procede abbastanza bene, visto che sono quasi in pari con gli esami di Economia e Commercio. Allo studio dedico tutti i momenti liberi dal nuoto, non posso fare altrimenti».
Come si conciliano al meglio le due impegnative attività?
«È una questione di organizzazione. Poi, io vivo a Pistoia e vado all’Università a Firenze, quindi anche per quello mi devo organizzare al meglio. Per quanto riguarda gli esami, saranno a giugno, quindi non manca molto».
Quindi aver fatto molto bene agli Assoluti di aprile, ti faciliterà le cose anche per lo studio? È stato un doppio obiettivo centrato?
«Certo. Altrimenti avrei dovuto prepararmi per le qualificazioni di Berlino 2014 per il Trofeo Settecolli di giugno, in coincidenza con le scadenze degli esami. Aver centrato il pass già a Riccione, invece, mi darà l’opportunità di andare comunque a Roma, partecipando, tra virgolette, sotto carico. La qualificazione ce l’ho già in tasca e la preparazione vera sarà diretta all’Europeo estivo. Altrimenti avrei dovuto interrompere il tutto per cercare il pass».
Insomma, gli Assoluti sono stati il trampolino giusto per preparare gli Europei e avere la certezza di essere a Berlino. Col tuo tecnico avete puntato sin da subito a questo traguardo?
«Abbiamo programmato il tutto sin da inizio stagione. Nel programma c’erano tre cicli di preparazione. Il primo per gli Europei in corta di Herning, poi per i Primaverili di Riccione dall’inizio del 2014 e infine per gli Europei di Berlino. Per ora è andato tutto bene. Il lavoro con Lombardi è semplice. Vogliamo fare mesi interi di carico stressante e intenso senza lasciare nessuna settimana di stacco. Arrivati a un paio di settimane dall’evento, scarichiamo. E devo dire che ci siamo sempre trovati bene con questa metodologia. Quindi il vantaggio è chiaro: se avessimo dovuto interrompere questa tabella per il Settecolli, sarebbe stato sicuramente fastidioso».
Niccolò Bonacchi allo start dei 100 dorso agli Assoluti Primaverili. Gara che gli è valsa l'argento italiano e il pass per gli Europei. Photo Giorgio Scala/Deepbluemedia/Insidefoto
Guardando ai dorsisti stranieri, le “potenze”, quantomeno europee, non sembrano molto distanti da voi azzurri, che siete giovani, numerosi e in ascesa. Se pensiamo ai francesi (vedi Lacourt e Stravius su tutti), il margine non sembra così ampio…
«La situazione stimola e aiuta senz’altro. E tra di noi c’è grande competitività alla ricerca della supremazia in Italia. Questo è un aspetto che aiuta soprattutto durante le gare. Poi, ci sono i collegiali, ma la realtà vera e competitiva si vive quando si è uno contro l’altro in corsia, non potrebbe essere altrimenti. Perché io sono toscano e gli altri due (Ciccarese e Mencarini, gli altri dorsisti sicuri del pass per Berlino, ndr) romani, le distanze non ci facilitano per poterci incontrare. Ma siamo un bel gruppo e cerchiamo di essere “un singolo”: il clima e il livello che si è creato è l’ideale per competere».
Ai Primaverili ha spiccato il dualismo con Ciccarese, duecentista con cui hai però rivaleggiato nei 100 dove vi siete scoperti entrambi molto competitivi...
«La competizione con lui si è creata più che altro negli ultimi due Assoluti. Prima di lui e tuttora, ci sono nuotatori molto competitivi come Matteo Milli che aveva vinto nel 2013 o Mirco Di Tora. Ognuno con l’obiettivo di primeggiare: stavolta è successo a Ciccarese e la prossima toccherà a un altro. Poi ricordo, che c’è il mio coetaneo Fabio Laugeni col quale siamo cresciuti assieme a colpi di duelli. Già dalla categoria Ragazzi, ci siamo sempre sfidati e siamo sempre stati molto veloci, “passandoci” il testimone per diversi cicli. Nei primi due anni Ragazzi vinceva lui, poi nelle categorie successive mi sono preso qualche rivincita. E adesso, appunto, con Ciccarese e Mencarini riusciamo a farlo anche a livello Assoluto. È una bella concorrenza!».
Colpisce e ha colpito il tuo miglioramento costante nella stessa gara, dalle batterie alle finali. Non è una caratteristica molto avvezza a tutti gli azzurri. Come spieghi questa tua proprietà?
«In parte è dovuto al fatto di aver lavorato seriamente da un anno a questa parte. E credo abbia inciso molto nei progressi che ho centrato negli ultimi periodi, ma a livello globale. Devo ringraziare la gestione del mio tecnico Lombardi, con cui abbiamo deciso di non strapparmi all’inizio di carriera con allenamenti pesanti, per lasciarmi più margine dopo. Il suo metodo vale per tutti i suoi atleti della Nuotatori Pistoiesi. Per quanto riguarda le gare singole in manifestazione, devo dire che patisco un po’ la prima gara. Sento un po’ il peso di “rompere il ghiaccio” e magari non esordisco così brillantemente. Poi, però, riesco a dare il meglio, così come capitatomi agli ultimi Europei in corta, oppure agli Assoluti».
Dunque parte dei tuoi successi è dovuta alla gestione mirata alla crescita graduale del tuo tecnico. Sei sempre stato d’accordo con la sua filosofia, o volevi forzare di più da “giovane”?
«No, assolutamente. Anche perché non ce l’avrei fatta a forzare. Anzi, già con i carichi di lavoro nelle categorie inferiori un po’ soffrivo. Anche per me, poi, c’è stato un periodo difficile nell’adolescenza, in cui volevo smettere di nuotare perché mi risultava davvero difficile e impegnativo unire allenamento e studio. Poi, però, col passare degli anni mi sono reso conto che il lavoro fatto in precedenza non era nulla in confronto a quello che facciamo oggi e che faremo nel futuro. In ogni caso, mi sono trovato davvero bene con lui. A 16-17 anni si arriva a un momento di crisi, ma ci può stare. Per fortuna l’ho superato molto bene e ne sono contento».
Parliamo del tuo record italiano nei 50 dorso. Te lo aspettavi?
«Non era assolutamente un obiettivo alla vigilia, lo ammetto. Gli unici propositi erano centrare i tempi limite per accedere a Berlino, sia nei 50 (24’’9) sia nei 100 (54’’1). La mattina delle batterie dei 50, avendo nuotato 24’’93 in maniera molto meccanica e con l’errore in partenza, mi sono reso conto che potevo arrivare al record italiano di 24’’77. L’unico che ci sperava sin da prima, era Massimiliano (Lombardi, ndr). Lui sapeva che potevo valere un crono simile, ma io gli rispondevo sempre: “No, guarda, ci potrei andare vicino, ma difficilmente lo posso abbassare”. Invece in finale è andato tutto alla perfezione e l’ho abbassato di 12 centesimi. In un 50 contano molto i particolari quindi non puoi prevedere questioni di decimi o centesimi. È tutto molto aperto a qualsiasi risultato per chiunque».
Al momento, nei 50, detieni il terzo crono mondiale nel 2014. Il secondo a livello europeo. Non è già un ottimo biglietto da visita per te e anche verso i tuoi avversari?
«Il mio crono degli Assoluti resiste ancora. Magari scenderò in graduatoria. Per ora fa piacere davvero: vorrei tenere il più possibile questa posizione nel ranking, anche se sarà difficile. Non credo che gli altri mi terranno in conto, ora come ora. Ma vedremo».
Questo per i 50. Ma la vera distanza su cui lavori è quella dei 100?
«Sì, infatti ero felice di essere andato sotto i 54’’ per due volte, ma il 53’’77 del record nazionale è ancora lontanino. Si farà più in là nel tempo, o almeno spero di scendere sotto quel limite. Io sto lavorando ovviamente per il 100. Essendo distanza olimpica non si può fare altrimenti. Poi, vedendo che impostando il lavoro per la doppia distanza, il 50 continua ad essere molto soddisfacente, andremo avanti su questa strada. Comunque sia il lavoro rimane impostato sulla doppia distanza. Se in un anno mi sono migliorato di un secondo netto sui 100, diciamo che il tutto mi sta ripagando bene. Grazie soprattutto al discorso degli allenamenti e della mentalità che ho avuto da quest’anno. È aumentata anche la mia consapevolezza di poter fare bene ».
Anche l’esperienza degli Europei in corta è servita. Hai lottato con atleti che fino a pochi mesi prima ammiravi solo in televisione. Pensiamo a uno come Camille Lacourt, non proprio un “esordiente”, che ti sei messo alle spalle per due volte nei 50 a Herning.
«Sì, tra batterie e finale dei 50, gli sono arrivato davanti. Poi però, nei 100 è arrivato quarto e io settimo. Comunque ho già nuotato con i migliori europei e li ritroverò a Berlino. L’idea è quella di andar forte sin da subito perché si rischia di venire eliminati già nei primi turni. Non c’è molta alternativa e non puoi gestire quando il livello è molto alto».
Tornando agli Assoluti. Hai “fatto battere” a Fabio Scozzoli il record dei 50 dorso… Indossavi, come si è visto, la sua cuffia. È stata una coincidenza fortunata…
«È stata una casualità nata per necessità. Infatti, il giorno precedente a quella finale, ero stato premiato con la staffetta mista del Centro Sportivo Esercito, lo stesso Gruppo Sportivo a cui appartiene anche Scozzoli e mi sono dimenticato la cuffia al podio. Il giorno successivo non l’ho più ritrovata, così ho chiesto in prestito quella di Fabio. Me la sono messa e mi ha portato fortuna. Sono contento di aver trovato il record, anche per il suo modo di essere, molto modesto e molto forte. A conferma di ciò poi me l’ha regalata, essendo la cuffia di un titolo italiano assoluto, diciamo che mi ha portato fortuna. E adesso ce l’ho a casa con me….».
L'esultanza di Bonacchi neoprimatista italiano dei 50 dorso, con la cuffia... di Fabio Scozzoli. Photo Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto
Parliamo del tuo ambiente a Pistoia. Non pare azzardato dire che nella tua città ci siano delle condizioni abbastanza difficili per allenarsi ad alti livelli.
«Purtroppo è così. Nuoto in una vasca abbastanza antica al coperto, degli anni ’70, lunga 25 metri e da ristrutturare. Poi, anche per prepararci in palestra, dobbiamo muoverci verso la caserma Marini, che ci ospita. Ho quest’opportunità anche perché sono tesserato per l’Esercito. Però si trova dall’altra parte della città, quindi non è proprio il massimo della comodità a livello impiantistico. Poi, per nuotare in vasca lunga andiamo a Prato due volte alla settimana: non è molto vicina. Da questo punto di vista le cose non vanno bene. Sono state fatte tante promesse per migliorare la situazione degli impianti, da quando la mia compagna Alice Nesti è andata alle Olimpiadi di Londra, ma non è stato fatto nulla ancora. Abbiamo cinque corsie a disposizione e non si riesce molto a crescere molto come squadra».
Hai dei modelli sportivi da emulare?
«Devo dire che idoli veri e propri non ne ho mai avuti. Mi piacciono sì diversi personaggi di altri sport. Seguo il basket e il mio numero uno rimane “Il Prescelto” LeBron James. Poi, nel nuoto ammiro Federica Pellegrini, ma anche i maschi: da Marco Orsi, a Fabio Scozzoli, fino a Matteo Rivolta. Essendo uno dei più giovani del gruppo azzurro, cerco di prendere esempio da loro e dalle loro qualità. Così conoscendoli meglio posso prendere spunto».
Nel futuro a medio-lungo termine, cosa vedi all’orizzonte?
«In ordine di tempo, i Mondiali di Kazan 2015 e l’Olimpiade di Rio l’anno successivo. In fin dei conti sono gli obiettivi di tutti, non ci sono alternative. Ci arriverò a 21 e 22 anni, un’età sicuramente ottimale per i nuotatori. Per questo abbiamo programmato di arrivare all’apice per quei cicli. Mi piacerebbe qualificarmi soprattutto per Rio possibilmente per una gara individuale, senza passare per il tempo minimo valido per le staffette. Poi, una volta arrivati lì, si potrà puntare giustamente ad andare il più avanti possibile. Ma c’è ancora tempo per pensarci».
Oltre alla piscina e all’Università, cosa fai nel tempo libero?
«Non ho molto di tempo per staccare e per la maggior parte lo dedico a guardare la tv e a leggere libri…. Non vado mica a giocare a golf come Phelps, non me lo posso permettere! Diciamo che mi piace fare delle cose più normali, tranquille: uscire con gli amici e la fidanzata, ma la mia vita è parecchio piena. Le letture me le consiglia mia madre e attualmente sto leggendo la “Stella del diavolo” di Jo Nesbø. Mi piacciono i romanzi, che siano gialli, horror o romantici, mi concentro di più sulla qualità e sulla bravura dello scrittore del racconto. Le biografie? Non mi interessano molto. L’unica che ho iniziato, è stata quella di Steve Jobs, ma non l’ho nemmeno finita!».
(Foto d'apertura: Andrea Masini/Deepbluemedia/Insidefoto)