Tecnica del Nuoto.
Clicca qui
L’oro mondiale? Una naturale conseguenza quando ti chiami Gregorio Paltrinieri e non avevi ancora trovato il sigillo iridato in una strepitosa carriera in crescendo, con tutti gli allori continentali in bacheca da tre stagioni a questa parte. L’azzurro vince il suo primo titolo mondiale nei 1500 stile libero, spostando in alto il culmine di una carriera esplosa in maniera definitiva, inequivocabile e che siamo certi potrà regalare ancora molto.
Questa è l’ennesima conferma del valore inestimabile del campione azzurro allenato verso il salto di qualità dall’esperto tecnico Stefano Morini. Ora il mezzofondo del globo porta in dote il suo nome. E, da oggi, “Greg” (a sinistra, nella foto di Andrea Staccioli/ Deepbluemedia/ Insidefoto) iscrive il suo nome decisamente nella storia del nuoto italiano, diventando il terzo nuotatore di casa nostra a vincere un titolo mondiale individuale in vasca da 25 metri. Il 20enne di Carpi usa la testa, la consapevolezza e il suo naturale talento, unito a una fluidità efficace di nuotata che non ha avuto rivali nell’ultima prova individuale al maschile, nei Mondiali in vasca corta 2014. I 1500 sono affare suo, stravinti con uno straordinario 14’16’’10 che gli vale il record europeo. Nessuno è riuscito a sfidarlo a, questi ritmi, sul suo terreno prediletto. Un trionfo sigillato sin dalle primissime vasche, mai messo in discussione dai pur quotati rivali come Mellouli e Cochrane, sul podio con lui. Un premio – che dev’essere una tappa importante verso l’appuntamento olimpico a Rio nel 2016 –e dà un sorriso d’oro alla Nazionale italiana di nuoto, che attendeva con trepidazione questa gara. L’Italia chiude con il suo acuto una manifestazione in cui ha saputo conquistare sei podi: nel dettaglio, un oro, due argenti e tre bronzi. Nel complesso è un bilancio soddisfacente, con qualche casella – vedi Federica Pellegrini nei 200 stile libero, solo quinta – tristemente mancante. Ma spicca la grandissima crescita di Marco Orsi - splendido argento nei 50 sl e della velocità – e quella dello stile libero al femminile davvero competitivo ad altissimi livelli.
Dunque, l’immagine gioiosa dell’Italnuoto non può che essere quella di Gregorio Paltrinieri. L’azzurro trova una grande gara, nuotando da padrone, dando una mazzata psicologica proprio dal lato del suo antagonista principale – almeno sulla carta –, il canadese sempre su tutti i podi Ryan Cochrane. Imposta il passo di gara senza alcun tipo di remora. Ai 500 metri, toglie il contatto ai primi inseguitori. Ai 600 metri ci prova l’olimpionico nel 2008 Oussama Mellouli, che sopravanza Cochrane, fin lì primo inseguitore. Il tunisino è tenuto a distanza, sempre intorno ai due secondi. È sfida a distanza, perché il carpigiano, conscio dello sprint conclusivo micidiale del nordafricano prova a forzare intorno ai 1000. Lo strappo decisivo arriva, indotto dall’andatura che sembra una cavalcata di Gregorio. E ai 1200, Mellouli crolla definitivamente: è il game over. La differenza sta nei passaggi dell’italiano: tutti intorno ai 28’’5 con una regolarità impressionante. Non c’è nulla da fare, non c’è fatica nelle bracciate di Paltrinieri. Si lancia verso l’oro senza nessuno in grado di contrastarlo. Mellouli prova la disperata rimonta, ma non c’è tempo per la progressione. Non c’è acqua sufficiente nelle corsie della magica vasca di Doha per l’azzurro, che possa fargli recuperare un posto nella gloria. Quel posto è, a pieno diritto di un ragazzo italiano. Così semplice nel suo modo di essere da risultare così straordinario nella sua nuotata. E finalmente arrivano per lui l’oro mondiale– il primo nella sua carriera –, il record europeo (precedente 14’16’’13 del russo Prilukov, del 2006), e la seconda prestazione mondiale mai nuotata: 14’10’’16. A 20 anni, l’emiliano sfida il cinese chiacchieratissimo per la sua squalifica per doping, Sun Yang. Finalmente l’Italia si prende un titolo: 14’16’’10. Segnatevi questo tempo.
Gregorio Paltrinieri, 20 anni mostra la sua prima medaglia d'oro mondiale. Photo Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto
Una grande gioia unita forse alla più grande amarezza del Mondiale, si concentra negli ultimi minuti dei Mondiali di Doha. Già, perché da un possibile doppio colpo da sogno, l’Italia perde per strada una Federica Pellegrini attesa dall’ultimo suggello da en plein per dare forma a un medagliere personale totale: la vittoria mondiali in vasca corta. Così non è andata perché Fede non riesce nemmeno a lottare per la gloria nella finale dei 200 stile libero. La più forte nuotatrice italiana di sempre si ferma al quinto posto in una gara dove non c’è stato neanche lo spazio per appigliarsi a dei rimpianti dopo un 1’54’’01 molto lento se si pensa a quanto fatto vedere dalla “Divina” poche settimane fa a Massarosa (dove aveva nuotato sotto l’1’53’’). Una gara assolutamente sottotono, acuita dalla perdita del primato mondiale nella distanza appartenuto alla Pellegrini dal 2009. Ci pensa la fenomenale Sarah Sjoestroem (1’50’’78 straordinario) a seppellire le ambizioni dell’azzurra. Dietro la scandinava si piazzano Katinka Hosszu (1’51’’18 a un centesimo da vecchio record di Fede), volenterosa e potentissima nell’imprimere un impulso feroce nella prima metà gara e l’olandese Femke Heemskerk (bronzo in 1’51’’69). Federica non entra mai in gara, in parte per via della tattica aggressiva della Hosszu, costantemente sotto il record di Federica. Ma l’azzurra non prende acqua ed è addirittura ultima alla prima virata dei 50 metri. Davanti, la questione per la vittoria si fa a tre con la Heemskerk che recupera e accende la miccia per la straordinaria rimonta della Sjoestroem. Intanto i passaggi non aiutano la campionessa veneta, sempre sopra i 29’’ dopo metà gara e lontanissima dalle prime. La svedese, così supera l’ungherese ai 150m e vince in 1’50’’78. Fede si ferma a tre secondi abbondanti, troppo lontana per competere per un piazzamento da vittoria. Quella che le mancava – e chissà, forse le mancherà per sempre, visti i propositi di chiudere la carriera nel 2016 . Non trova il miglioramento nemmeno da quel che ha nuotato in batteria, durante la mattinata (1’54’’04). Mai in gara con le prime, sempre troppo staccata, poca potenza e poco spazio per reagire alle fantastiche tre che si sono spartite il podio. Una chiusura di Mondiali troppo al di sotto delle sue potenzialità.
La delusione di Federica Pellegrini. Quinto posto nella finale dei 200 stile libero e record mondiale perso ai danni di Sarah Sjoestroem. Photo Andrea Staccioli/Deepbluemedia/Insidefoto
Tra le altre finali che hanno visto coinvolte atlete azzurre nella domenica conclusiva, è importante la prestazione della 4x50 stile liberofemminile, che chiude con un quarto posto che vale davvero tanto dopo l’ennesima conferma che vede la velocità “rosa” omogenea e velocissima. Aggiungeremmo anche un giusto “finalmente” dopo anni d’attesa. Il quartetto italiano composto da SilviaDi Pietro, ErikaFerraioli, AglaiaPezzato e Giada Galizi era in cerca di una possibile medaglia in finale, dopo il quarto crono d’ingresso e si mantiene su quei livelli. Ottimo il 24’’30 e record personale dalla romana Di Pietro, poi Ferraioli lanciata vale 23’’35 e il terzo posto alle spalle di Danimarca e Olanda. Pezzato da 23’’89. Mentre il cambio buono con Galizi vale il suo 24’’24 e il quarto posto alle spalle della Danimarca che la spunta con la sua ultima frazionista Blume. Vince l’Olanda in 1’34’’24 (che trova una straordinaria ultima frazione finale in 22’’88con la Kromowidjojo), nuovo record del mondo. Argento agli Stati Uniti, davanti alla Danimarca. L’1’35’’78 – nuovo primato nazionale - dell’Italia si ferma a 30 centesimi dal bronzo danese.
Nella 4x100 mista donne, ultima gara del programma iridato, le azzurre chiude con un dignitoso settimo posto. Arianna Barbieri chiude a sua frazione in 58’’88, chiudendo la seconda parte di gara in calando. Settima l’Italia con Arianna Castiglioni, che nella sua frazione a rana si ferma a 1’05’’60. Ilaria Bianchi fa la sua parte 57’’65, mantenendosi però penultima. La certezza Ferraioli nuota 53’’02, ma non riesce a recuperare posizioni. Azzurre settime in 3’55’’15. La medaglia d’oro se l’aggiudica la Danimarca, con Nielsen, Pedersen, Ottesen e Blume in 3’48’’86. Secondo il quartetto australiano davanti alle giapponesi. Entrambe ben distanziate a oltre un secondo. Da segnalare, invece, la clamorosa eliminazione degli Stati Uniti. Un inedito totale.
Oltre a Paltrinieri e Pellegrini, c’erano altri tre azzurri impegnati nelle finali individuali odierne, approdati già ieri all’ultimo atto delle rispettive gare. Non sono arrivate medaglie, ma i protagonisti possono cogliere e regalare alcuni segnali positivi. Da segnalare, prima anche il quinto posto di Gabriele Detti nella serie veloce dei 1500 sl stravinta da Gregorio. Il livornese trova il suo primato personale, chiudendo la sua seconda gara al Mondiale in 14’29’’94. La sua crescita procede per il meglio sotto la vigilanza di Morini. E considerando che l’età è la stessa di Paltrinieri – classe 1994 – anche Detti potrà regalare quel salto di qualità nella specialità olimpica più lunga nella vasca dei Giochi di Rio.
Tra gli altri finalisti, Ilaria Bianchi sapeva di non poter difendere il titolo mondiale nei 100 farfalla conquistato splendidamente due anni fa. Dopo un’annata opaca, il suo ingresso in finale con brillantezza, sembrava però lasciare spazio a un cauto ottimismo. La ragazza di Castel San Pietro peggiora leggermente dal suo 56’’65 ottenuto in semifinale e si ferma al sesto posto in 56’’67, lontano dal 56’’13 ottenuto proprio con la finale vincente a Istanbul. La vittoria è l’ennesimo assolo della straordinaria Sarah Sjoestroem. La svedese non si scompone nonostante l’attacco della rivale più accreditata, Jeanette Ottesen. Sarah fa davvero di più nel secondo 50 (da 28’’65) e realizza il record del mondo in 54’’61 (abbattuto il 55’’01 della francese Bui Duyet), accompagnato da un atteso oro, che replicherà nei 200 sl. La cinese Lu Ying è seconda a sorpresa (55’’25), con una prestazione sorprendente che scalza la Ottesen dalla piazza d’onore.
Attesa anche la prova generale per l’ingresso di ritorno nella créme della rana, per Fabio Scozzoli nuota 26’’15 chiudendo in quinta posizione la finale dei 50 metri. L’azzurro si migliora nettamente rispetto alla semifinale. È il caso di dire che il forlivese si possa definire uscito dalla sua crisi – a 4 decimi dal suo personale – iniziata con l’infortunio ai legamenti del ginocchio nel settembre scorso e proseguita con un difficilissimo recupero. Il ginocchio di Fabio c’è, l’orgoglio e la capacità – unite all’esaltazione nell’unirsi nuovamente ai migliori della rana nel mondo – pure. E da oggi si può guardare davvero con fiducia al futuro. Probabilmente questo è solo l’ennesimo segnale che si aspettava Scozzoli, pronto a ricominciare verso la vittoria. È andato a Graz ad allenarsi per chiudere il cerchio in vista di Rio 2016.
Felipe França da Silva realizza la sua incredibile doppietta mondiale, vincendo i 50 rana dopo aver ottenuto il titolo nei 100. Il brasiliano non lascia nuovamente spazio a nessuno, né ai vecchi campioni del calibro di Cameron van der Burgh né ai giovani come Adam Peaty. Li raccoglie sotto una stessa categoria: battuti ed entrambi sul secondo gradino del podio, visto che realizzano lo stesso tempo (25’’87). Dalla partenza esplosiva alla virata dei 25 metri, Silva rimane in testa con saldezza e chiude in 25’’63. Troppo poco solido il britannico – da rivedere soprattutto in partenza – e troppo poco esplosivo il campionissimo sudafricano. La rana, in ogni caso, è il regno del brasiliano. Ed è forse una delle sorprese più grandi viste in Qatar.
Non meno importante la prestazione italiana nei 50 stile libero donne. Gara che si apriva con un ordine di partenza immaginario: Ranomi Kromowidjojo e poi le altre, a giocarsi il resto. Tra di loro poteva inserirsi la grandissima sorpresa azzurra a Doha. Ovvero la neoprimatista italiana Erika Ferraioli. La romana si migliora per la terza volta consecutiva, trovando il miglior crono mai nuotato da un’azzurra in 24’’09 – lima un centesimo da ieri – e si piazza al settimo posto. Davanti, anni luce davanti, c’è l’olandese campionessa olimpica. La Kromowidjojo vince senza record mondiale in 23’’32. A una distanza abissale le rivali: l’argento australiano Bronte Campbell (23’’62) e la tedesca Dorothea Brandt (23’’75).
In mattinata, non è bastato alla 4x100 mista maschile, realizzare il nuovo record italiano nelle batterie per poter accedere alla finale. Niccolò Bonacchi (51’’56); Andrea Toniato (58’’40), Matteo Rivolta (50’’67) e Luca Dotto (46’’42) sono stati i primi degli esclusi dall’ultimo atto per le medaglie. Il loro complessivo 3’54’’32 supera quanto nuotato dalla staffetta azzurra nel 2012 (3’28’’52) ma non è migliore del tempo della Gran Bretagna – ottava nel computo complessivo delle qualificate – per 24 centesimi di troppo.
Finisce subito la corsa di Federico Turrini e Simone Sabbioni nelle batterie dei 200 dorso. Il livornese, al rientro in gara a causa dello sfortunatissimo stop forzato per via del virus intestinale che lo aveva colpito, conclude la prova in 18esima piazza. Turrini, però, realizza il primato personale in 1’54’’47. Il 18enne Sabbioni, invece, ottiene il 20esimo posto totale. Non sufficiente per la finale. Il crono di 1’54’’80 gli vale però il personal best. Eliminato nelle batterie dei 200 farfalla anche Matteo Pellizzari. Il 23enne bresciano si ferma a 1’55’’97 ed è ventiseiesimo. Proibitivo un ingresso in finale per lui, visto che avrebbe dovuto migliorare di oltre quattro secondi. In precedenze, Alice Mizzau non ce l’aveva fatta ad avanzare alla finale dei 200 stile libero. Nonostante un’ottima prova – 1’55’’85 a soli 10 centesimi dal personale -, la friulana ha chiuso 15esima. La qualificazione – Evelyn Verraszto ha trovato l’ultimo tempo utile – era fissata a 1’54’’80.