Tecnica del Nuoto.
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Nel corso dei campionati nazionali, Michael Phelps (nelle foto sotto sul podio dei 100 farfalla e in azione ai Pan Pacifici) aveva mostrato le due facce di un ritorno al nuoto ancora parzialmente incompiuto: molto bene nelle batterie, meno convincente in finale. Un simile andamento altalenante non rappresentava affatto un buon presagio per l'americano, se è vero che in passato si era sempre distinto per la capacità di vincere le gare che contano. Due settimane dopo, sulla Gold Coast, lo “squalo” di Baltimora torna a esser tale.
Ieri, nei 100 stile libero, Michael Phelps aveva nuotato su livelli notevolissimi: 48.45 al mattino, 48.51 in finale, ad appena 15 centesimi dal bi-campione del mondo l’australiano James Magnussen, e a 21 dal vincitore di Londra 2012, Nathan Adrian.
È stato nella terza giornata dei Campionati Pan Pacifici, però, che il “Cannibale” è tornato a mordere gli avversari nella prima vasca per poi dilagare nei secondi 50 metri. È accaduto nei 100 farfalla, la competizione in cui Phelps ha sempre lasciato gli spettatori con il fiato sospeso fino all'ultimo metro di gara: 4 centesimi davanti a Ian Crocker ad Atene 2004, 5 su Crocker a Melbourne 2007 ed appena 1 centesimo sul serbo Milorad Cavic a Pechino 2008. Alle selezioni statunitensi di inizio agosto pareva che la fortuna avesse voltato le spalle a Phelps, che dopo un eccellente 51.17 in batteria era stato sconfitto, con il minimo distacco, da Thomas Shields, 51.29 vs 51.30. Subito si erano sollevate voci malevole sulla poca determinazione del campione rientrante, ma Phelps le ha volute placare sul nascere. Nelle interviste seguenti alla bruciante sconfitta, l'americano ha dichiarato: “I still can't stand to lose”, tradotto “non riesco ancora a sopportare di perdere”. Lo spirito competitivo di Phelps, dunque, è tutt'altro che sepolto e nonostante i carichi di lavoro siano ben diversi da quelli pre-ritiro la sua intenzione è ancora quella di mettere la mano davanti a tutti, in qualunque occasione. Sempre dinanzi ai microfoni lo statunitense aveva pronunciato parole che oggi acquisiscono sapore profetico: “Preferisco perdere adesso in modo da essere pronto per le grandi competizioni”.
Phelps ha nuovamente centrato il bersaglio, nella prima occasione in cui ha avuto la possibilità di farlo. Ai Pan Pacifici, di fianco al rivale storico, Ryan Lochte, si è esibito in un passaggio controllato (24.62, sesto a metà gara) per poi scatenare i cavalli nella vasca di ritorno, completata in 26.67. Il tabellone dice 51.29 Phelps, 51.67 Lochte. Gli altri finalisti rimangono a ben oltre un secondo di distanza. Il rientro di Phelps è compiuto.
Neppure il tempo di festeggiare il successo del campione di Baltimora che la più luminosa stellina statunitense reclama per sé tutte le attenzioni.
Katie Ledecky (foto sotto all'arrivo della finale dei 400SL ai Pan Pacs) sta raggiungendo piena maturità e consapevolezza del proprio potenziale. Quest'anno ha nuotato su livelli impensabili per qualsiasi altra atleta, migliorandosi di meeting in meeting, a prescindere dallo stato di preparazione atletica. È questo l'aspetto che deve maggiormente intimorire le sue avversarie: realizzare primati personali in qualunque momento della stagione agonistica significa essere ancora lontani dai propri limiti. La 17enne, per assicurarsi la partecipazione alla 4x200 stile libero, ha effettuato lavori specifici volti ad incrementare la velocità di base. L'esito? Record personali ampiamente migliorati nei 100 (54.96) e 200 stile libero, in cui è giunta al secondo tempo mondiale dell'anno, 1:55.16. La resistenza ha risentito di una preparazione votata alle distanze più “brevi”? La migliore risposta risiede nei tempi realizzati: 400 stile libero 3:58.37 WR, 800 stile 8:11.00 WR ed ancora WR nei 1500 metri, 15:34.23. Il progresso della giovanissima americana lascia davvero senza parole.
Il primo dei tre primati mondiali appena citati è stato realizzato quest'oggi, in Australia, in occasione della finale dei 400 stile libero. Rispetto al precedente record, siglato 13 giorni fa, ad Irvine, la distribuzione di gara è stata più oculata. Ciò le ha consentito di accelerare sensibilmente negli ultimi 50 metri (29.30) e polverizzare il proprio personale. Di seguito il raffronto tra i due record: Irvine: 57.74, 1:57.72, 2:58.40, 3:58.86; Gold Coast: 57.87, 1:58.30, 2:58.74, 3:58.37.
È difficile fare pronostici sul glorioso avvenire che attende la statunitense, ma una cosa è certa: quello che abbiamo visto sinora è solo un assaggio dello spettacolo che potrà regalarci.
Nei 400 metri stile libero, anche i maschi offrono delle notevoli performance. Tae-Hwan Park, dopo un 2013 appannato, torna sui livelli che gli competono e si aggiudica la finale con il miglior tempo dell'anno, 3:43.15.
Fino ai 300 metri l'americano Connor Jaeger aveva cercato di mettere sotto pressione il coreano, ma non ha potuto reggere il passo dell'asiatico nei 100 conclusivi: 54.60 vs 56.33. Tra i due si è inserito il giapponese Kosuke Hagino che, come è solito fare in questa distanza, ha atteso l'ultima vasca per effettuare l'allungo decisivo: il 27.10 degli ultimi 50 metri lo porta ad un ottimo crono, 3:44.56.
Nei 200 dorso, un'acciaccata Missy Franklin non riesce ad andare oltre il quarto posto. Che non si trattasse della solita atleta spumeggiante lo si era intuito nei giorni scorsi, ma la difficoltà di competere in condizioni fisiche non perfette è divenuta ancora più evidente in una gara nuotata a quasi 5 secondi di distanza dal proprio personale. La statunitense ha tentato di rimanere con le prime della classe nei primi 100 metri, ma si è arresa nella seconda parte di gara. La più lesta ad approfittare del crollo della favorita è stata l'australiana Belinda Hocking, prima in 2:07.49; seconda la connazionale Emily Seebohm, con 2:07.61; terza l'altra americana, Elisabeth Beisel, 2:08.33.
L’omologa gara maschile vive sull'asse Giappone-Australia, sino alla svolta degli ultimi 50 metri.
Ryosuke Irie e Mitchel Larkin si danno battaglia dalla prima alla terza vasca, sempre divisi da 1-2 decimi. L’americano Tyler Clary ripete la strategia di gara con cui ha vinto l'oro a Londra 2012: attendista i primi 100 metri, in accelerazione la terza vasca e devastante nei 50 conclusivi, nuotati in 28.70. Questi i tempi dei medagliati: T. Clary 1:54.91; R. Irie 1:55.10; M. Larkin 1:55.27.
Le due staffette veloci, 4x100 stile libero, non tradiscono le attese dei padroni di casa che ottengono due vittorie.
Al femminile, nonostante l'assenza di una delle frazioniste titolari, Emma McKeon, l’Australia non ha difficoltà a battere l'unica avversaria in grado di competere per l'oro, gli Stati Uniti. Fra le americane la migliore è senz'altro la prima frazionista, Simone Manuel, che fa registrare un notevole progresso rispetto al primato personale, timbrando un 53.25. Tempi e parziali:
AUS 3:32.46: C. Campbell 52.89; E. Brittany 53.72; M. Schlanger 52.97; B. Campbell 52.88.
USA 3:34.23: S. Manuel 53.25; M. Franklin 53.38; A. Weitzeil 53.81; S. Vreeland 53.79.
La staffetta maschile, che avrebbe dovuto essere un duello all'ultimo sangue tra Stati Uniti ed Australia, vede protagonista il Brasile che, a dispetto dell'assenza di César Cielo Filho e del giovanissimo (classe '96) Matheus de Santana, crolla soltanto nell'ultima frazione, concludendo al terzo posto. Tempi e parziali:
AUS 3:12.80: T. D'Orsogna 49.29; J. Magnussen 47.68; M. Abood 48.23; C. McEvoy 47.60
USA 3:13.36: M. Phelps 48.88; N. Adrian 47.71; A. Ervin 48.57; R. Lochte 48.20
BRA 3:13.59: J. De Lucca 49.05; M. Chierighini 47.91; B. Fratus 48.00 N. Oliveira 48.63
Per dovere di cronaca si riporta l'esito della prima gara in programma, 100 farfalla donne, i cui tempi, invero, non sono stati estremamente competitivi: Alicia Coutts (AUS) 57.64; Ying Lu (CHN) 57.76; Kendyl Stewart (USA) 57.82.