Tecnica del Nuoto.
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La nuotatrice Kylie Palmer positiva al doping. E sospesa, anche se dopo due anni. L’annuncio è arrivato dall’Australia dopo la decisione comminata dalla FINA sotto l’impulso della WADA (L’Agenzia Mondiale Antidoping) di richiamare il caso alla Federnuoto mondiale soltanto nel febbraio scorso, distanza appunto di quasi due anni dal test incriminato.
Il controllo antidoping in questione risale infatti al luglio del 2013, durante i Mondiali di Barcellona. E ha riscontrato piccole tracce di una sostanza proibita (un diuretico) sia nel campione A, sia successivamente anche nel campione utilizzato per le controanalisi. All’epoca però, la Palmer (in copertina nella foto di G.Scala/ Insidefoto/ Deepbluemedia.eu) non fu informata dell’esito perché il caso fu di fatto archiviato e nessuna procedura di sanzione venne avviata, data le risibili tracce di questa sostanza. Negli scorsi mesi l’Agenzia che lotta contro il doping ha riaperto il procedimento, rendendo così un atto dovuto la sospensione da parte di Swimming Australia nei confronti della stileliberista.
Questo il travagliato e lunghissimo iter che ha portato alla riapertura – o meglio all’apertura - della vicenda. Per prima cosa, nel mese di febbraio 2015, la WADA ha chiesto alla FINA alcune informazioni riguardo al caso e quest’ultima ha fornito all’organismo di controllo tutti i documenti richiesti. Dopo la revisione di tali documenti, la WADA ha deciso di presentare un ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna (Svizzera) chiedendo alla Federazione del Nuoto internazionale di portare avanti le sanzioni del caso per la violazione delle norme antidoping riscontrate a seguito del controllo antidoping del luglio 2013.
In seguito alla conferma della WADA, il 13 aprile 2015 FINA ha corrisposto a Kylie Palmer e alla Federnuoto Australia la notifica del test positivo di Barcellona. L'atleta ha così chiesto l'analisi del campione B, che ha mostrato nuovamente bassi livelli della sostanza proibita. In conformità con il Regolamento FINA, la documentazione è stata trasmessa al Doping Panel della FINA per ulteriori considerazioni e sentenza finale.
Qui arriviamo all’attualità. Quando il 16 giugno 2015, la 25enne Palmer ha informato FINA di aver accettato la sospensione provvisoria e che si asterrà volontariamente dal competere in attesa della risoluzione definitiva della questione.
L’atleta classe 1990 originaria di Brisbane è una delle più importanti interpreti dei 200 stile libero, nonché pedina fondamentale della staffetta australiana 4x200. Nel suo palmares internazionale, infatti, vanta due medaglie olimpiche in questa gara a squadre: fu oro a Pechino 2008, appena 18enne, mentre a Londra nel 2012 giunse seconda con le compagne Bronte Barratt, Schlanger e Alicia Coutts a un secondo e mezzo dalle statunitensi da record olimpico. Ai Mondiali di Shanghai 2011 la sua più prestigiosa prestazione individuale in vasca lunga. Nei 200 sl che incoronarono regina Federica Pellegrini, l’aussie vinse l’argento precedendo la compianta Camille Muffat. La Palmer, inoltre vanta due titoli iridati in vasca corta su 200 e 400 sl che la incoronarono ai Campionati di Manchester 2014.
Nello scorso mese di aprile era stata convocata per i Mondiali di Kazan – 2-9 agosto 2015 – grazie al suo secondo posto ai trials di Sydney. Arrivò seconda in 1’56’’68 – ottavo tempo mondiale della stagione – alle spalle della vincitrice Emma McKeon. La prestazione le garantì comunque la convocazione nella spedizione dei Dolphins in Russia, sia per la gara singola sia per la staffetta.
Nell’incriminato Campionato di Barcellona 2013 contribuì in maniera più che decisiva alla conquista dell’argento – dietro gli Usa e davanti a Francia e Cina che potrebbero avanzare in caso di squalifica della Palmer - conquistato dalla 4x200 del suo paese. Fu infatti, alle spalle dell’inarrivabile Missy Franklin e della francese Coralie Balmy, la terza atleta più veloce in vasca nella frazione “lanciata”. In Catalogna è stata finalista nei 200 vinti sempre dalla Franklin davanti alla Pellegrini, arrivò soltanto al sesto posto mentre fu ultima nella finalissima dei 400.
Le notizie provenienti dal Down Under dicono che la Palmer, peraltro fervente sostenitrice delle misure antidoping nel corso della sua carriera, ha smentito categoricamente la possibilità di aver assunto consapevolmente qualsiasi tipo di sostanza dopante durante il periodo in cui le è stata notificata l’infrazione e in qualsiasi altro momento della sua carriera. E sta cercando di ricostruire gli avvenimenti occorsi due anni fa per la sua difesa, anche se è trascorso molto tempo dal fatto. In ogni caso, è grande il suo rammarico di dover rinunciare a Kazan 2015. Ma la posta in palio, in caso di squalifica potrebbe essere ancora più alta: ovvero le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.