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Roma, Giovedì 27 Febbraio 2020

La CORTE DEI CONTI assolve Barelli

La vicenda era nata da un esposto della CONI Servizi, condannata al pagamento delle spese legali di 7.500 euro.

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PAOLO BARELLI

La Federnuoto informa: “Con riferimento alla nota diffusa il 22 settembre scorso, la Federazione Italiana Nuoto comunica che la Corte dei Conti, con sentenza n.113/2020, ha respinto in data odierna la citazione della Procura per l’esposto presentato da Coni Servizi, assolvendo Paolo Barelli (in copertina), presidente e legale rappresentante della Federnuoto, e condannando Coni Servizi alle spese nella misura di euro 7.500. La sentenza esclude quanto incautamente denunciato e, nel merito, l’esistenza di un’ipotesi di scorretto utilizzo dei finanziamenti ricevuti nel periodo 2005-2008 dal Ministero dell’Economia e Finanze riguardanti i lavori alle piscine del Foro Italico. 

Come noto, in sede penale ogni ipotesi di reato era stata già archiviata perché insussistente. Quindi, dopo l’archiviazione del Tribunale di Roma relativa alla denuncia per truffa che il 30 gennaio 2014 il Coni presieduto da Giovanni Malagò presentò avverso la Federazione Italiana Nuoto e il suo presidente Paolo Barelli, giunge anche quella della Corte dei Conti per l’inesistenza del danno erariale con la dimostrazione del corretto utilizzo dei fondi pubblici”.

 

Il comunicato stampa del 22 settembre 2019
“Ci sono voluti tre anni perché il Tribunale di Roma archiviasse per l’inesistenza dei fatti contestati la denuncia per truffa che il 30 gennaio 2014 il Coni presieduto da Giovanni Malagò presentò avverso la Federazione Italiana Nuoto e il suo presidente Paolo Barelli.
Ci sono voluti tre anni per dichiarare estranea la Federnuoto e il suo presidente da ogni contestazione giudiziaria; tre anni che sembrano dimenticati: durante i quali il Coni di Giovanni Malagò aveva più volte tentato di commissariare una federazione che nel frattempo vinceva medaglie olimpiche, mondiali ed europee, formando atleti e alimentando un movimento che porta lustro all’intero Paese malgrado le vessazioni e onte subite proprio ad opera dell’Ente pubblico che dovrebbe tutelare lo sport italiano anziché attaccarlo nascondendosi “dietro atti dovuti”, che di dovuto non hanno proprio nulla.
Stamattina leggiamo su alcuni giornali che si starebbe aprendo un altro processo alla Corte dei Conti per “Lavori pagati due volte dal Coni” e che addirittura Barelli “rischia di dover restituire di tasca propria 826 mila euro al Comitato olimpico”.
In realtà pure il procedimento alla Corte dei Conti è riconducibile alla spregiudicata azione del Coni di Giovanni Malagò che, oltre alla denuncia alla Procura della Repubblica per truffa, poi derubricata in malversazione a sua volta archiviata perché insussistente, ha presentato anche una denuncia alla magistratura contabile.
Per chiarezza: i lavori alle piscine del Foro Italico sono stati rimborsati dal Coni solo una volta, e peraltro parzialmente, attraverso una transazione del 2013 che riconobbe le maggiori spese sostenute dalla federazione nel periodo di gestione degli impianti natatori del Foro Italico dati in concessione dal Coni alla Fin dal 2006. Gli 826 mila euro contestati – il cui utilizzo la FIN ritiene corretto nella forma e nella sostanza – non sarebbero giammai, per mera ipotesi, restituiti dal presidente e legale rappresentante Barelli, bensì dalla Federazione Italiana Nuoto al Ministero dell’Economia e Finanze che nel triennio 2005-2008 versò un contributo statale correttamente utilizzato dalla federazione come è stato già accertato dal procedimento archiviato dal tribunale di Roma nel 2016.
La Federazione Italiana Nuoto, quindi, desidera tranquillizzare tutti i lettori che non conoscono la verità. Come avvenuto finora, con piena fiducia nell’operato della Magistratura, la FIN affronta con serenità e collaborazione anche questa ultima appendice processuale, dimostrando ancora una volta la propria trasparenza amministrativa e cercando di limitare i danni di immagine già arrecati dalle iniziative del Coni di Giovanni Malagò, cui ancora nessun organo preposto al controllo ha chiesto chiarimenti perché evidentemente sbagliate e probabilmente pretestuose”.

 

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